I GIOVANI: COME IL LORO RACCONTO CONTRIBUISCE ALL’IMPRESA

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presidente e consigliere di amministrazione di MWM Italia Srl, Zola Predosa (BO)

La vostra azienda, MWM, ha come vocazione l’innovazione costante nella produzione di attrezzature e prodotti per la riparazione delle carrozzerie. Nell’ultimo anno voi avete investito non soltanto nell’acquisto di nuovi macchinari e di magazzini verticali, ma anche nell’assunzione di nuovi collaboratori, fra cui alcuni giovani. Questo numero della rivista verte attorno al tema: giovani e imprese dell’avvenire. In che modo i giovani contribuiscono all’avvenire di MWM?

Lamberto: per imprese come la nostra sarà sempre più essenziale assumere giovani collaboratori che abbiano l’ambizione di crescere. Nella nostra azienda, per esempio, quando un collaboratore va in pensione, la domanda che ci poniamo non è “come sostituirlo?”, ma “come proseguire?”, perché nessuno è sostituibile. Del resto, anche per i nuovi assunti non è interessante in cominciare a lavorare come sostituti di qualcun altro.

Nella nostra esperienza abbiamo incontrato due tipi di giovani: chi arriva da noi intorno ai trent’anni di età e ha già un minimo di esperienza che gli consente di svolgere anche compiti complessi, già gestiti da collaboratori storici dell’azienda; oppure giovani intorno ai vent’anni, che hanno incominciato a lavorare in azienda con la formula dell’alternanza scuola-lavoro e hanno la forte ambizione di crescere nelle attività che proponiamo loro, per cui accettano di restare a lavorare da noi.

Qual è la vostra carta vincente per l’innovazione?

Qui in azienda chi porta avanti i nuovi progetti, potremmo dire il “Reparto Ricerca e Sviluppo”, è mio padre. Pur coadiuvato da bravi collaboratori, lui è il vero motore trainante dell’innovazione. Il nostro compito è creare nuovi prodotti e implementare quelli già esistenti. L’ingegno e la passione di mio padre sono tali da coinvolgere – e travolgere – tutti i nostri collaboratori e fornitori sempre su nuovi progetti.

Ma un’azienda di dimensioni come la nostra opera necessariamente in team, integrando competenze diverse, per cui ciascuno è chiamato a intervenire in vari ambiti, dallo sviluppo del prodotto a quello de gli acquisti, al commerciale. In altre parole, da noi ciascuno fa parte di un unico grande team impegnato a lavorare in un modo che posso definire corale.

Come si svolge il lavoro del vostro team?

Raffaele: tutte le mattine, quando arrivo in azienda, è mia consuetudine prendere un caffè con i miei collaboratori ed è un’occasione per scambiarci idee e aggiornamenti. Talvolta da questi incontri scaturisce l’inventiva per creare un nuovo pro dotto o per apportare una modifica migliorativa di un prodotto esistente. Spesso intervengo con nuove idee e lancio la sfida: “Allora, ho pensato a questo… Adesso come lo faccia mo?”. In pratica, anche il momento in cui prendiamo il caffè diventa un appuntamento per parlare e discutere di nuove idee.

Lamberto: poi proseguiamo nell’i dea tracciata e incominciamo a fare i test con il prodotto che vogliamo migliorare, mentre discutiamo di proporlo ad alcuni nostri clienti, per avere dei feedback. Quando abbia mo raccolto un numero sufficiente di proposte, facciamo una nuova riunione di aggiornamento per de cidere in modo definitivo come re alizzarlo. È essenziale che intervenga la paro la nell’impresa, perché contribuisce a instaurare il ritmo nel fare anche con i nuovi assunti… Lamberto: è mia regola quotidia na confrontarmi con i collaboratori nell’ambito del loro lavoro. Questo approccio è importantissimo, perché il nuovo arrivato – così come avvie ne per coloro che lavorano con noi da anni – si sente chiamato a dare testimonianza di ciò che sta facendo, quindi non si limita a dovere esegui re un compito. Poi, per me è fondamentale ascol tare il modo in cui il collaboratore racconta. Non mi rivolgo a lui con domande e richieste prestabilite da me, ma lascio che sia lui a mettere l’accento su ciò che ritiene più importante secondo la propria idea. È così che lui diventa davvero mio interlocutore.

Voi fate una serie di prodotti standard per il settore, ma producete anche prodotti cosiddetti personalizzati per il cliente...

Raffaele: la nostra caratteristica è produrre in modo sartoriale attrezzature su misura per le esigenze del cliente. Non sono molte le aziende in grado di avere una linea alternativa di produzione rispetto a quella standard. Per esempio, i rivenditori dei nostri prodotti ci stanno chiedendo versioni che abbiano le stesse caratteristiche tecniche di sempre e che mantengano inalterata la qualità, ma che costino meno in modo da essere proposti a un certo tipo di mercato. Sembra una banalità, ma rispondere a questa esigenza è proprio una questione di arte e invenzione, che a Bologna chiamiamo ancora “lo sbuzzo”.

Negli ultimi anni sono state diverse le innovazioni nel settore…

Raffaele: noi abbiamo molte aziende che cercano di farci concorrenza. Io ho visto qualche innovazione da parte di alcuni concorrenti, ma spesso sono soltanto interventi di facciata, perché non sono innovazioni tecniche. Lamberto: rispetto agli altri noi riusciamo a produrre attrezzature per riparare la carrozzeria che sono anche semplici da usare. La cosiddetta concorrenza, invece, spesso aggiunge alle sue produzioni elementi come schermi e comandi elettronici che ne rendono più complesso l’utilizzo.

Raffaele: l’avvenire dell’impresa nel nostro settore è ancora garantito dalla meccanica. Una volta realizzato il prototipo di un prodotto che funziona, poi occorre fare molte prove per industrializzarlo e questo richiede tempo. Per trovare il modo di ridurne il costo occorre puntare sulla meccanica. I nostri banchi di tiro, per riparare la carrozzeria ammaccata di un’automobile, per esempio, sono costituiti ancora dal 90% di meccanica e dal 10% di programmi da implementare nel computer di supporto del banco. Quindi, la meccanica resta prevalente. Inoltre, proprio perché le nostre attrezzature impiegano molta meccanica possono essere riparate e, per richiamare un tema attuale, sono davvero a ridotto impatto ambientale: i nostri prodotti sono costruiti per durare nel tempo.

Oggi non è più così facile trova re esperti di meccanica che possano produrre cose semplici. Ecco perché la formazione meccanica sta diventando un valore aggiunto. Si possono fare prodotti bellissimi che utilizzano l’elettronica, ma poi è difficile integrarli in maniera funzionale nelle attrezzature del settore, di cui poi viene aumentato il costo spesso in modo ingiustificato.

Io ho incominciato a lavorare nella meccanica da quando ero un ragazzino. Mi piace fare questo lavoro, per ché mi permette d’inventare sempre cose nuove. E questa è una bellissima sfida a cui non rinuncio.