IL BELLO DELLA VENDITA: LA COSTRUZIONE
Lei è presidente e sales manager di CerealVeneta, azienda che da oltre trent’anni è un riferimento di eccellenza nella produzione di semilavorati da cereali, semi e legumi, partner di grandi gruppi del settore alimentare in Italia e in altri paesi. Se dovesse raccontare a un giovane qual è il bello del suo lavoro, cosa direbbe?
La cosa più bella del mio lavoro è la costruzione. Trovo soddisfazione nel constatare che ciò che si fa cresce mese per mese, si arricchisce anno dopo anno e ciò sia nel fatturato sia nella forza mia e dei miei collaboratori. È bello e indispensabile analizzare i dati ciascuna settimana o, come faccio io, ciascun giorno, così come dare obiettivi a se stessi e ai componenti del team commercia le, constatarne il raggiungimento o parlare del mancato conseguimento, cosa lì per lì difficile, ma spesso ricca di acquisizioni, in modo da seminare ciascun giorno per il raccolto di domani. L’importante è non abbattersi mai, non cedere allo sconforto, per ché la vendita non è mai assicurata e richiede la scommessa assoluta e un impegno costante: necessita dell’interlocuzione caso per caso, volta per volta, senza mai dare nulla per scontato.
Tra ciò che ritengo il bello della costruzione figura anche l’ufficio commerciale, che non c’era quando ho incominciato a lavorare nel 2007. Infatti, l’ho strutturato io, a partire dalle prime visite che facevo ai clienti con mio papà, Livio, subito dopo la laurea specialistica in Beni culturali all’Università di Ferrara.
Com’è giunta a assumere la funzione di direzione commerciale in azienda?
Dopo la laurea triennale a Padova, ho lavorato nel settore del turismo, in Italia e in Irlanda, a Dublino. Poi ho lavorato per due compagnie aeree agli aeroporti di Venezia e di Olbia e, infine, per un’agenzia di Padova che organizzava convegni medico scientifici. Dopo tre anni, mi sono resa conto che il lavoro non mi permetteva di preparare gli esami e ho deciso di interromperlo per laurearmi. Mentre studiavo, però, i miei genitori mi chiedevano di dare una mano in contabilità, così ho incominciato a prendere dimestichezza con i vari aspetti dell’attività e, subito dopo la laurea, sono entrata in modo deciso nell’azienda. All’epoca, come dicevo, la rete vendita non esisteva, mio padre gestiva la produzione e mia mamma, Vanna Daminato, si occupava dell’amministrazione. Per strutturare l’ufficio commerciale non mi sono avvalsa di insegnanti da cui apprendere le tecniche di vendita, ma ho fatto esperienza sul campo con l’aiuto di mio papà, che mi affiancava nelle visite con la sua competenza tecnica e il suo entusiasmo per la qualità di quello che proponevamo: “Dai da mangiare agli altri quello che mangeresti tu”, è sempre stato il suo motto. E grazie a questa certezza e alle varie visite, abbiamo costituito il primo portafoglio clienti, molti dei quali importanti e presenti tuttora. Così, man mano, siamo cresciuti in Italia e all’estero, anche attraverso le fiere internazionali, un investimento che in otto anni ha portato la quota export al 38%. I vostri venditori hanno anche competenze tecniche o soltanto commerciali? Noi vendiamo prodotti specifici per ciascun cliente, non produzioni standard, pertanto, i nostri venditori si avvalgono di tecnici che riescono a dettagliare le offerte. Spesso, infatti, tra i nostri interlocutori nelle aziende c’è anche il personale della ricerca e sviluppo, non soltanto quello dell’ufficio acquisti, e ciò è essenziale per la customizzazione della referenza. Si tratta di un autentico valore aggiunto, molto apprezzato e talora indispensabile.
Oggi l’attenzione alla salute a tavola viene spesso accostata alla salvaguardia del pianeta. In un’azienda come la vostra, che ha sempre prodotto semilavorati per l’industria alimentare con il criterio della qualità assoluta, come si integrano questi due aspetti?
Oggi si parla tanto di sostenibilità dei prodotti e dei processi di produzione, ma CerealVeneta è nata proprio come impresa per la lavorazione dei prodotti integrali, allora poco considerati, cioè con la missione di offrire la massima qualità, la massi ma sicurezza alimentare e la mas sima attenzione per l’ambiente. E abbiamo sempre lavorato in questa direzione, per esempio ottenendo le più importanti certificazioni, come la FSSC 22000, che è riconosciuta negli standard mondiali GFSI, la certificazione biologica, la NON-OGM, e sia mo in fase di accreditamento per l’I SO 14001. Acquistiamo la gran parte delle materie prime, come il mais e il riso, solo se italiane e promuoviamo attivamente prodotti come il sorgo, che ha un basso consumo idrico, oppure le farine da panello di semi oleosi, come quelli di lino o di germe di mais: un autentico utilizzo di preziosissimi sottoprodotti altrimenti destinati allo zootecnico, come era la crusca quarant’anni fa. Veramente un fulgido esempio di economia circolare green! Ma, per garantire alla nostra clientela anche gli aspetti più delicati, come l’origine geografica italiana delle materie prime, abbiamo adottato la tecnologia Blockchain, che permette una tracciabilità non modificabile, cioè incontrovertibile, tipo banca, dei no stri semilavorati. È un servizio che le industrie apprezzano, soprattutto in paesi come gli Stati Uniti e il Nord Europa, dove il brand made in Italy è molto richiesto. L’utilizzo della Blockchain consente di accedere al registro digitale in cui il cliente può visualizzare le informazioni relative alla produzione, al trasporto, alla conservazione e alla consegna del semilavorato, con un “sigillo digitale” che preserva l’autenticità dei dati. Questo esclude la possibilità di imbattersi in frodi rispetto a ciò che si dichiara, perché ogni singolo grammo che esce dall’azienda è accompagnato da un certificato di conformità, con i risultati delle analisi, l’origine del prodotto e i processi produttivi che ha seguito.
Un altro aspetto qualitativo dei nostri prodotti riguarda l’esclusivo utilizzo di mezzi fisici nelle lavorazioni, come il caldo e il freddo, senza mai l’utilizzo di sostanze chimiche.
In che modo funziona la temperatura nei trattamenti dei cereali?
Il caldo, cioè i processi di sanificazione e di tostatura, abbattono la carica batterica e enzimatica, oppure conferiscono proprietà organolettiche al prodotto. Il freddo, invece, ottenuto tramite l’azoto liquido, funziona da conservante contro l’ossidazione durante la macinazione e nel post termotrattamento. Oltre a essere naturali, i nostri pro cessi sono “dolci”, ovvero evitano le alte temperature, che certamente aumenterebbero la produttività, ma a scapito della qualità, a causa dell’innalzamento dell’acrilamide, che è dannosa per l’uomo. È una sostanza che si trova anche in mol ti snack o nelle patatine, così come nella carne troppo cotta.
Oltre a evitare che i processi di lavorazione producano sostanze dannose per la salute, voi vi assicurate che le vostre materie prime provengano da coltivazioni controllate, dove anche la qualità e la sicurezza della vita nell’ambiente di lavoro è garantita?
Infatti. Tant’è che abbiamo conseguito la certificazione ECOVADIS, la quale garantisce il rispetto dei principi etici verso i lavoratori nella nostra azienda. Inoltre, gli aspetti etici e ambientali promossi dai nostri fornitori vanno a impattare diretta mente e in modo documentato nello score della “qualifica dei fornitori”.
L’attenzione all’ambiente di lavoro è sempre stata una nostra priorità. A maggior ragione in questo momento di ampliamento delle nostre strutture: nel nuovo stabilimento gluten e allergen free, gli impianti sono chiusi e completamente automatizzati, con tutte le fasi del trasporto effettuate pneumaticamente e governate in modo informatico, eliminando per tanto tutte quelle mansioni che risultano faticose per l’uomo, come la movimentazione dei carichi. Abbiamo avviato la produzione in gennaio e nei mesi di marzo e aprile abbia mo ricevuto già molti ordini. D’altra parte, i clienti che vengono a farci visita, comprese molte multinazionali europee, ci riferiscono che non han no mai visto un mulino con questo grado di automazione. E anche per i collaboratori è una soddisfazione lavorare in un ambiente molto più digitalizzato rispetto a quello dello stabilimento storico, che è semiautomatico.
Negli ultimi anni è aumentata forte mente l’attenzione al glutine, ma, se non ci sono intolleranze o allergie, è meglio mantenere o eliminare nella dieta questa proteina presente in diversi cereali?
È noto come i dietologi consiglino sempre una dieta variata e bilanciata in assenza di patologie specifiche. Anzi, proprio per aumentare questa varietà, CerealVeneta propone di aggiungere ai cereali fibre, proteine, semi oleosi, legumi e crusche, cioè di sostituire i grassi idrogenati, gli emulsionanti, gli stabilizzanti confunctional food, proteine vegetali, farine di lino, zucca o girasole, magari arricchiti con granella di semi oleosi, oppure di chia, teff, amaranto o quinoa, a ridotto importo calorico per la presenza di crusca di riso e di pisello, per ottenere un prodotto d’eccellenza non soltanto per la salute, ma anche per il gusto.