OCCORRE ADEGUARSI ALLA CURIOSITÀ DEI GIOVANI

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Chief Marketing Officer di The Adecco Group

Gli organizzatori di questo convegno, I giovani e le imprese dell’avvenire (Modena, 23 novembre 2023), mi hanno chiesto di raccontare come sono riuscita a diventare Business Development Manager del “Financial Times” a 28 anni. Ebbene, prima di tutto ho scelto la famosa testata inglese come oggetto del la mia tesi di laurea e poi, tramite LinkedIn, ho contattato le persone che si occupavano di business model all’interno del giornale per chiedere di fare uno stage. Sembra un colpo di fortuna, ma va considerato che i manager anglosassoni o di matrice internazionale hanno un approccio molto differente da quelli italiani: hanno la tendenza ad ascoltare il pubblico di riferimento, perché vogliono portare in azienda i talenti il prima possibile. La flessibilità di cui ha bisogno il mondo del lavoro oggi consiste anche in questa capacità del le aziende anglosassoni di adeguarsi alla curiosità della persona giovane. Non significa che l’azienda debba cambiare, ma che deve cambiare la sua offerta: mentre prima era il candidato che si adattava e rimaneva all’interno dello stesso ecosistema industriale, adesso l’azienda deve essere pronta a essere flessibile e a offrire diversi percorsi di carriera proprio per permettere l’evoluzione del giovane fin dal momento del suo ingresso in azienda. Io credo che occorra conoscere da vicino le nuove generazioni. Un ventenne della Gen Z, per esempio, ha un approccio al mondo del lavoro diverso dal mio, anzi, il lavoro potrebbe non essere nemmeno la sua priorità. Quando leggiamo che ci sono in Italia 1.400.000 NEET, giovani che né lavorano né studiano, dobbiamo chiederci di che cosa si occupano, quali sono i loro interessi e i loro talenti. Quella del gaming, per esempio, è un’abilità molto apprezzata nel mondo del lavoro. Noi come Adecco abbiamo esplorato, tramite attività di orientamento, in che modo il gamer può entrare in azienda, e credo che la funzione di organizzazioni del terzo settore come la nostra possa essere anche quella di guidare le aziende in percorsi di adattabilità e soprattutto di flessibilità che vadano incontro alle nuove generazioni, evitando lo scontro generazionale. Per crescere, un’azienda deve innovarsi insieme al suo capitale intellettuale, perché l’innovazione passa soltanto dalle persone.

L’altro quesito che mi è stato posto dagli organizzatori è che cosa comporta gestire un team come Chief Marketing Officer di The Adecco Group in Italia. Premetto che non mi piace il verbo “gestire” perché nella terminologia moderna si preferisce parlare di collaborazione, che implica la condivisione della strategia con il team, anziché la direzione dall’alto. Invece di comunicare il progetto e chiedere ai collaboratori di adattarvisi, il nuovo manager si domanda quali sono le skills, gli elementi che da agente esterno può portare in un gruppo, nel mio caso molto strutturato e presente in modo capillare in Italia come multinazionale. Nel “Financial Times” come in Adecco, la mia proposta innovativa è stata quella di essere più vicini all’utente, ma soprattutto più utili: nel primo caso, si trattava di passare da un lettore passivo a un utilizzatore di contenuti per scopi differenti, nel secondo, si tratta di fare intendere alle aziende che il nostro ruolo nel contesto economico e sociale attuale è sempre più di impatto, ovvero dobbiamo riuscire a portare le persone a esprimere il proprio potenziale in diverse aziende con una forma mentis molto più flessibile.

Così come occorreva un nuovo modello di business per la testata inglese, che voleva avvicinarsi a un pubblico di giovani – che non riceve passivamente le informazioni ma fa una ricerca su Google –, allo stesso modo, in questa mia nuova missione, occorre che la cosiddetta “agenzia per il lavoro” divenga un ecosistema che immagina il futuro del lavoro e lo propone attraverso la sua gran de rete capillare in tutta Italia, che vanta 352 spot sul territorio. In che modo? Per realizzare quella che in inglese possiamo chiamare

proximity claim

: stiamo lavorando per rendere molto più accessibile l’orientamento al mondo del lavoro, attraverso iniziative con le aziende, le istituzioni e le scuole, che prevedono percorsi finalizzati a favorire il dialogo fra questi enti, che spesso vivono a compartimenti stagni. Quindi, in Adecco come al “Financial Times”, si tratta di promuovere il ruolo di connettore, nel caso di Adecco tra azienda e candidato finale. È ciò che deve avvenire nel terzo settore e su questo siamo tutti abbastanza d’accordo a livello di team e di azienda nella sua globalità. È qualcosa che è molto importante da immaginare per la crescita economica e sociale del nostro paese. È essenziale che chi come me rientra dall’estero restituisca ciò che ha appreso fuori, anche in combinazione con il patrimonio storico e culturale del proprio paese. Credo che Adecco lo stia già facendo e ora dobbiamo compiere uno sforzo ulteriore per comunicarlo meglio.