IL TEMPO DEL FARE NON È CRONOLOGICO
Nel numero precedente della rivista lei ha parlato del nuovo stabilimento allergen-free di CerealVeneta, con un impianto all’avanguardia che vi consente d’industrializzare tutti i processi di produzione di semilavorati funzionali e tecnologici per l’industria alimentare, che prima si svolgevano in modo più artigianale. L’impianto è così complesso che ha richiesto molti mesi di lavoro e svariati interventi in corso d’opera sul progetto. E ora, nella fase di avviamento, state dando prova di quanto “la tolleranza del tempo e dell’Altro” – come recita il titolo di questo numero – sia indispensabile nell’impresa. In che modo?
I vari interlocutori che sono intervenuti da quando abbiamo incominciato a costruire il nuovo stabilimento, nel 2020, ci hanno sempre avvisato: in un impianto così complesso – con tanti fornitori che hanno apportato il loro contributo attraverso consulenze tecniche e attività operative sui macchinari – è impensabile che non ci siano problemi.
L’idealità, per quanto sia da evitare, è sibillina e ti prospetta la possibilità che tutto funzioni alla perfezione, come ti aspetti avendo investito tanto e con tanti sforzi. Per cui, le preoccupazioni non mancano quando intervengono problematiche tecniche impreviste che allontanano la meta di ottenere fin da subito la qualità che abbiamo scommesso di raggiungere. Eppure, dopo un primo momento di disorientamento, siamo riusciti a superare le difficoltà anche grazie all’esperienza e all’approccio pragmatico di mio padre, Livio Fior, che ha saputo dare un indirizzo per affrontare ciascun caso specifico senza perdere mai la bussola. Lavorando insieme, affrontando ciascuna questione, siamo riusciti a trovare il modo opportuno, di volta in volta, attraverso una modifica dell’impianto o un’integrazione o un adattamento o un incontro con un tecnico, e questo ci ha consentito di capire che l’impianto non è “già dato”, ma si specifica man mano che entra nel processo di produzione. In altre parole, per quanto l’abbiamo pensato, progettato e programmato, lo stiamo imparando adesso, perché quando l’impianto lavora, siccome entrano in gioco diversi componenti, la loro combinatoria e la variazione di tale combinatoria portano risultati differenti. Quindi lo stiamo imparando, anzi, l’abbiamo appena incominciato a imparare, perché ci aspetta un apprendimento di un altro anno o due, considerando tutti i processi e le lavorazioni che dobbiamo eseguire. Però è anche una bella esperienza, perché dà un contributo all’intendimento di cose nuove e inaspettate.
In particolare durante le vacanze di Natale – in cui non abbiamo mai smesso di lavorare dalla mattina alla sera, senza neanche fare la pausa pranzo – ci siamo accorti che abbiamo dovuto dare tempo al tempo, a proposito del tema di questo numero, non accanirci nella ricerca di un funzionamento ideale, ma azzardare nuove vie ciascuna volta che interveniva un inghippo. Se c’è stata, c’è e ci sarà riuscita caso per caso, è anche perché abbiamo azzardato. L’idealità mina l’azzardo perché alimenta il timore che, se non si segue la via consolidata, le cose non vadano per il verso giusto, che ci siano incagliamenti. Invece, le sviste, gli errori di calcolo, gli sbagli di conto sono proprio ciò che consente l’invenzione.
Avete lavorato proprio come gli artisti: quando sono all’opera e devono completare un lavoro, non sentono la fame, il sonno, vanno avanti finché non hanno concluso. Anche questo forse fa parte della tolleranza del tempo e dell’Altro, in cui non c’è più il soggetto che si mette davanti all’occorrenza, dicendo che “questa è ora di mangiare e quindi bisogna interrompere”. Il tempo del fare non è il tempo cronologico, non è il tempo scandito dall’orologio sulla base di uno standard, scardina tutte le convenzioni, per cui non c’è l’ora convenzionale.
Bisogna imbattersi in un’esperienza di questo tipo per rendersene conto. Anche soltanto intendere che il tempo non è cronologico è una cosa straordinaria, è una bella acquisizione che dà la forza di rilanciare proprio quando tutto sembra arenarsi.
Dinanzi all’occorrenza, come rispettare il principio della tanto invocata work life balance, per cui ognuno dovrebbe vivere a compartimenti stagno il tempo del lavoro, quello del gioco, quello della famiglia e così via? Tutto organizzato secondo un ideale, in modo che nulla di straordinario possa accadere…
Con l’idea di tempo cronologico, c’è il tentativo incessante di pesare le cose, misurandole con l’aiuto delle lancette dell’orologio. Le cose non hanno un peso, tuttavia, se interviene il tentativo di pesarle, allora, le 17.30 sono le 17.30 e, nel momento in cui le lancette arrivano sulle 17.30, risulta più facile pensare di poter tagliare: tagliare il lavoro che si sta svolgendo perché arriva il momento “palestra” o il momento “amici al bar” o il momento “famiglia”, e così via, i vari momenti di una vita ordinaria. Per quanto sia inevitabile che i pensieri della famiglia arrivino anche durante le ore di lavoro e viceversa, perché non si può localizzare il pensiero. L’idealità è uno scempio, anche per questo il contributo che l’impresa può dare alla dissipazione dei luoghi comuni dell’epoca è essenziale, non tanto perché le persone lavorino meglio quanto perché vivano meglio, quindi è un contributo di civiltà.
L’ideale della work-life balance è proprio volgare, propone l’annientamento dell’intelletto, mentre c’è chi lo esalta come medicina per vivere bene. Rilassarsi, “staccando la spina” è l’ideale dell’elettrodomestico. Eppure, è un modo di dire ampiamente diffuso.
La tolleranza del tempo è anche l’accettazione di ciò che accade d’imprevisto in modo da accogliere la novità nei dispositivi dell’impresa già in atto: voi non avevate una squadra dedicata esclusivamente all’avviamento del nuovo stabilimento, quindi occorreva svolgere sia il lavoro di produzione in programma nello stabilimento storico sia quello per l’avviamento del nuovo stabilimento, procedendo per integrazione per affrontare le emergenze. L’imprenditore non può essere intollerante rispetto al tempo e all’Altro, all’imprevisto…
Infatti, come dicevo prima, deve dare tempo al tempo, non arrabbiarsi se le cose non vanno come credeva o immaginava. In diverse occasioni, alle nove di sera, al termine di una giornata di prove, aggiustamenti, ragionamenti e ricerca di soluzioni ai problemi che intervenivano, eravamo stanchissimi e, anche se c’era ancora tensione nel proseguire per capire ulteriormente dove stesse l’inghippo, a un certo punto, quando le idee incominciavano a scarseggiare, decidevamo di andare a casa e di riprendere il mattino successivo a mente fresca, perché sicuramente avremmo trovato il modo della riuscita. E così avveniva.
È curioso il funzionamento dell’invenzione, che non interviene standosene concentrati a pensare: a volte, basta alzarsi dalla sedia e arriva l’idea che cercavamo. Nella mia esperienza d’impresa, spesso mi è venuto lo spunto per risolvere un problema di sera mentre cenavo, a volte anche di notte, e allora mi mandavo un appunto, una nota sul cellulare (chissà quante note mi sono mandato). È incredibile come a un certo punto, enigmaticamente all’apparenza, ci sia una combinatoria che fa sì che emerga qualcosa che cercavi.
Quando avete previsto di portare a regime la produzione nel nuovo stabilimento allergen-free?
In realtà abbiamo già realizzato le prime produzioni complete e stiamo seguendo alcuni importanti clienti nell’audit della loro procedura prima di avviare la produzione. Abbiamo già qualificato diverse lavorazioni, ma dobbiamo qualificare ciascuna di esse perché notiamo che ci sono alcune variazioni nel corso della trasformazione dei prodotti, per quanto i processi siano i medesimi. Allora, dobbiamo qualificare tali variazioni per ottenere un prodotto che sia conforme alle loro richieste. Nelle prossime settimane procediamo sia con le produzioni sia con i test, ma è difficile essere precisi con i tempi. Tuttavia, abbiamo ipotizzato che in marzo lo scenario sia già più stabile, anche se alcune lavorazioni sono molto complesse in termini di caratteristiche del nostro semilavorato, quindi non sarà facile qualificarle. Altre però possono procedere in maniera più veloce e per questo prevediamo che entro giugno di quest’anno il ritmo di produzione nel nuovo stabilimento sia consolidato e nella seconda parte dell’anno la struttura lavori a pieno regime.