L’IMPORTANZA DELLE DISCIPLINE MANAGERIALI NEL SETTORE SANITARIO
La scelta di svolgere l’attività di consulenza organizzativa anche a imprese del settore sanitario e socio sanitario è avvenuta nel 1997, quando il professor Mario Zanetti, all’epoca direttore generale dell’Ospedale Sant’Orsola, ha realizzato una vera e propria rivoluzione culturale nella sanità, scommettendo sull’applicazione di discipline manageriali nate per l’industria anche nel settore sanitario. Così i nostri clienti sono diventati, anche, gli ospedali privati e le residenze per anziani.
Nella sanità le normative relative alla qualità dei servizi sono intervenute a partire dal 2000 e i primi accreditamenti sono avvenuti nel 2008; nel settore sociosanitario sono state adottate nel 2009 e i primi accreditamenti sono del 2014. Nella nostra consulenza non ci siamo mai limitati a svolgere un’attività di tipo forma le. Nell’ambito di questo processo di qualificazione di tutto il settore sanitario, fra il 2016 e il 2017 vi erano già nuove metodologie previste per snellire e rendere efficienti i vari servizi, con abbattimento di costi e maggiore funzionalità, mentre nasceva la silver economy e incominciavano a essere attuate applicazioni di telemedicina, la teleassistenza e tele monitoraggio. Ma, proprio nel momento in cui eravamo pronti a fare un salto di qualità, è intervenuta la pandemia.
I problemi del sistema sanitario sono di tipo organizzativo. Il settore ha un pesante sistema di governance e di costi di gestione di cui non si par la mai. Molti sono i livelli burocratici amministrativi (Stato, Regioni, Pro vince, AUSL, Distretti, Comuni che si occupano di sanità). Abbiamo 21 sistemi sanitari che non comunica no tra di loro, più di 225 ASL e 1488 strutture gestite dalle stesse. Quando abbiamo un’azienda che ha problemi finanziari tendiamo a tagliare le par ti improduttive. Nella sanità, invece, è stato tagliato il produttivo, cioè i medici, gli infermieri e i posti letto. Quindi bisogna intervenire per snellire e accorpare. Positiva la proposta di unificare tutte le ASL di Bologna. A livello micro del sistema, prendiamo l’esempio dell’ospedale, si registrano lunghe liste di attesa e tempi altrettanto lunghi nei pronti soccorsi, alti ricoveri inappropriati, percorsi di cura spesso non correttamente organizzati e mancanza di comunicazione tra i di versi livelli organizzativi. Nella sanità lo spreco è calcolato attorno al 30%, quindi oltre i trenta miliardi di euro.
Occorre intervenire all’interno dell’ospedale per organizzare lo snellimento dei processi e la reingegnerizzazione degli stessi, come indicato anche dal PNRR. Un importante sistema di lotta agli sprechi, costante e implacabile, si potrebbe ottenere con l’applicazione e la formazione del per sonale a metodologie come la Lean Healthcare.
Elemento imprescindibile di questo approccio è la necessità di recuperare la centralità del paziente, promuovendo anche un’ottica gestionale trasversale, volta a ricomporre le separazioni tipiche dei vari enti e delle varie professionalità. Se una persona ha una determinata patologia deve andare a cercarsi uno specialista, poi un altro, e intanto gli specialisti cambiano, e non viene eseguito un percorso di diagnosi, terapia e assistenza (PDTA). Sarebbe importante anche – dico questo per i nostri clienti – valorizzare l’ospedalità privata accreditata, che fa parte a tutti gli effetti del sistema sanitario nazionale ed eroga servizi che a parità di prestazione costano la metà rispetto a quelli erogati dal SSN.
Quanto al settore sociosanitario, la pandemia ha messo in evidenza che il punto critico delle RSA è stata la carenza di un servizio medico sanitario strutturale, non previsto, tuttavia, dalle normative regionali per l’accreditamento. Soltanto le aziende di un certo livello hanno introdotto volontariamente, per esempio Villa Giulia, un servizio medico rafforzato, per dare risposte adeguate ad anziani con malattie croniche e ad alto livello di non autosufficienza. La nuova legge 33/23, che discende dalla Commissione di Monsignor Paglia, sta delineando un sistema sociosanitario di tipo verticale, calato dall’alto. Non sappiamo come si realizzerà, ma il pericolo è che crei una specie di gabbia ideologico burocratica che blocca tutto. Occorre invece partire dai servizi che ci sono oggi, in particolare dalle RSA e dalle CRA, in una fase in cui l’introduzione di questi nuovi servizi medico sanitari può favorire l’aumento della qualità e una migliore rispondenza alla tipologia degli anziani ad alta intensità di morbilità. Inoltre, dovremo andare verso un’apertura delle RSA all’esterno, anche attraverso l’introduzione di nuove tecnologie di telemedicina e di tele monitoraggio. Noi consulenti organizzativi siamo pronti a dare una mano con nuovi strumenti, affinché le imprese del settore possa no sviluppare opportunità e soprattutto garantire la continuità dell’attività imprenditoriale.