FRAGILITÀ O LIBERTÀ?
All’ingresso della sala ho notato alcuni libri sul tema della fragilità. Ma siamo proprio così sicuri che l’anziano sia da considerarsi fragile? In altre epoche l’anziano era considerato saggio. Oggi l’età della fragilità tende sempre di più ad essere anticipata. È vero che noi prolunghiamo la salute con le medicine, con l’alimentazione e la chirurgia, ma l’età in cui l’anziano è considerato fragile si sta invece sempre più abbassando. Lo stesso discorso vale per la fragilità delle donne. Da avvocato devo dire che amplificarne le problematiche (per esempio parlando di femminicidi) ha aspetti molto negativi: vi è, da un lato, una rivincita su momenti in cui le donne non avevano ancora le stesse opportunità degli uomini e, dall’altro, una iper legiferazione sul femminile.
Vi porto un esempio eclatante della negatività dell’idea della fragilità sull’individuo (doppia, in questo caso, essendo donna e anziana). Questa settimana dovrebbe essere emessa la sentenza relativa al reclamo avverso a un provvedimento del tribunale, di una donna di ottanta cinque anni, alla quale è morto tra le braccia il fratello di novantadue anni. Lei, ovviamente, ha chiesto aiuto alla vicina, che ha chiamato subito gli assistenti sociali, i quali, vedendola sconvolta, in quattro giorni le hanno fatto sottoscrivere la richiesta di amministrazione di sostegno. Quando si è ripresa, la signora, precisando che la confusione era causata dall’improvviso lutto, dichiarava di non voler affatto essere amministrata. Nonostante il certificato del suo medico di famiglia dicesse che lei era capace di intendere e di volere, ben orientata nello spazio e nel tempo, il giudice ha ritenuto che lei avesse una degenerazione cognitiva tale da non potere che peggiorare. Sentenza emessa senza una prova scientifica. La signora ha presentato appello. L’avvocato del Comune di Bologna non contesta la capacità di intendere e volere della signora, bensì ritiene che la stessa, non avendo mai lavorato, non sarebbe stata in grado di gestire il suo ingente patrimonio. A fondamento della sua tesi, si basa sull’unica domanda posta dal sostituto procuratore: “Lei sa quanto guadagna un operaio?” e la signora dice: “Io non lo so, bella grazia se so quanto prendo io!”. Quindi viene criminalizzata per il non fare. Ma è un diritto – dato che è una scelta libera – anche non fare. Sono solo “stili di vita” e ognuno deve rispettarli. Se vi sono persone un po’ più originali rispetto ad altre più razionali, se la loro creatività è più forte, non è il caso d’intervenire. E vi assicuro, da avvocato – e fortunatamente non mi occupo di diritto penale –, che è quello che sta accadendo contro gli uomini per la “moda” al femminile, dato che non è credibile che gli uomini siano diventati, in un colpo, tutti stupratori.
Un giudice del Tribunale dei Minorenni di Bologna si è dimesso – e ora esercita la professione forense a Roma, lasciando tutti i privilegi che la carriera di magistrato offre – per tutto quello che aveva visto all’in terno del Tribunale dei Minori di Bologna. Come la prassi dell’allontanamento dei bambini dalle famiglie naturali, sulla base di ciò che assi stenti sociali e psicologi ritenevano fosse la necessaria condizione per la felicità dei minori.
Fortunatamente, mi occupo soprattutto di proprietà. Ma la cultura illiberale permea tutti i settori. A Bologna c’è stato il caso di Maria Teresa Morandi, che ha lasciato alla nostra comunità tutti i quadri del fratello, a condizione che fossero posti a Palazzo d’Accursio. Qual è la tesi che ora sostiene il Comune? Che “se fosse stata viva” Maria Teresa Morandi, le sarebbe piaciuto moltissimo il Mambo, Museo d’Arte Moderna di Bologna. Ma questo nessuno lo può sapere, salvo che si convochi il fantasma della mecenate. Però, la signora era viva quando ha manifestato la sua volontà e si è privata della sua proprietà. Quindi, la libertà di scelta non è garantita se le maggioranze, siano esse di centro, di destra o di sinistra, non le rispettano.
Pensate anche alle occupazioni, al diritto alla casa. Ma chi è contrario al diritto alla casa? Nessuno. Chi è contrario al diritto alla vita? Nessuno. Se però parliamo dell’aborto, il diritto alla vita coincide con il pensiero di coloro che sono contro l’aborto mentre il diritto al proprio corpo riguarda coloro che sono a favore dell’aborto. Bisogna tenere conto che, se una delle due parti legislativamente prevale, viene negata la libertà di scelta dell’altra.
Ecco quindi il semplice pensiero che vorrei condividere in questo interessante convegno (L’età, le donne, il fare, Bologna, 13 giugno 2023). Lo Stato deve permettere ai propri cittadini di scegliere liberamente, senza diventare uno stato etico - morale, ma deve limitarsi a garantire il diritto di libertà di scelta. Iper legiferazione, iper burocrazia, tecnocrazia sono contro il diritto alla libertà individuale di scegliere: questa è la battaglia culturale che ancora oggi ci attende.