L’ARTE DEL FARE ESIGE IL RISCHIO, NON IL SAPERE PRECOSTITUITO

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presidente e consigliere di amministrazione di MWM Italia, Zola Predosa (BO)

Con oltre quarant’anni di attività, MWM ha fatto della riparazione della plastica per carrozzerie un’arte. Proprio l’arte del fare è il tema che dà il titolo a questo numero della rivista. L’arte del fare con le sue invenzioni interviene dove le cose si fanno secondo l’occorrenza. Non è possibile pianificare l’arte e l’invenzione, che esigono l’azzardo…

L’azzardo è imprescindibile nell’esperienza dell’imprenditore, perché, se non azzarda, non procede e non riesce, soprattutto nei momenti di crisi. È come se dicesse a sé stesso: “Andiamo avanti!”, scommettendo che le cose vadano nella giusta direzione. Per fare l’imprenditore è necessario non smettere mai di avere fede nella riuscita. E così avviene che, lungo il processo d’invenzione, a un prodotto ne segue un altro ancora migliore. Fino a una certa data noi abbiamo lavorato per conto terzi, poi abbiamo rilanciato facendo prodotti con il nostro marchio, legati ai ricambi per la saldatura. Dato che le macchine per saldatura sono operative tutto il giorno, noi facevamo i consumabili. Circa dieci anni più tardi siamo poi giunti alla produzione di attrezzature utilizzate dai carrozzieri.

L’itinerario dell’impresa, quindi, non è mai stabilito dal prodotto in quanto tale: voi siete nati facendo i consumabili per saldature e siete giunti alla produzione di attrezzature per carrozzerie. Questo dimostra come la trasformazione avviene lungo l’esperienza pragmatica…

Non abbiamo mai detto: “Fra tot anni noi facciamo questo”, non abbiamo “pianificato” la trasformazione, semplicemente perché è intervenuta lungo intuizioni, man mano nel processo produttivo o nel visita re alcune fiere. Questa arte del fare non si insegna nelle università, nei cosiddetti luoghi deputati al sapere, dove il sapere non si integra con il rischio, dove viene prima la teoria e poi la pratica. Nella nostra azienda accade che interviene un’idea e noi la sviluppiamo subito, cercando di migliorare le qualità del prodotto.

Anche quando prendiamo spunto da prodotti già sul mercato, in ciascun caso ci impegniamo a dare un valore aggiunto poi nelle attrezzature di nostra produzione, garantite dal marchio MWM. Coloro che sono nella logica della copia, invece, accettano di limitarsi a partecipare alla guerra del prezzo al ribasso. Noi facciamo molte prove prima di avviare la produzione, in modo da valutare quanto la nostra intuizione risponde effettivamente alle necessità dell’utilizzatore. Anche questa è ricerca. Spesso, invece, questo modo di pro cedere viene inteso come qualcosa che si fa soltanto dopo aver letto dei libri, senza tenere conto dell’esperienza pragmatica, che esige la pro va. E quanti prodotti abbiamo fatto che poi non hanno avuto il successo sperato, perché non sempre l’intuizione è quella giusta per il mercato.

Fra le vostre produzioni di quale siete ancora oggi soddisfatti?

Sono molte, come le nostre graffette per saldatura, di cui abbiamo il brevetto. La nostra macchina per la saldatura della plastica ha avuto un’evoluzione negli anni. Se parliamo delle saldatrici, gli spotter, noi abbiamo preso lo spunto da altri modelli sul mercato, ma ne abbiamo modificato i parametri per semplificarne la funzionalità. Il N°5, ovvero la nostra attrezzatura innovativa di tiro multifunzionale che permette di riparare la carrozzeria e la scocca dei veicoli, per esempio, è giunta a essere innovativa nel settore del la riparazione grazie a una nostra intuizione che ne ha modificato la struttura. Un altro caso riuscito è quello della pistola per saldatrici MWM, che, grazie al contributo di un nostro fornitore, oggi può essere utilizzata senza correre il rischio di fondere l’impugnatura in plastica, a seguito del getto di calore.

Lamberto, lei ha una forte vocazione all’arte della comunicazione. Appena avete avviato la produzione di un’attrezzatura innovativa nel settore, in fatti, questa deve poi essere promossa e anche in questo caso è questione di arte…

Parlando con i nostri clienti ho constatato spesso la richiesta di una spiegazione in più, in particolare sulla saldatura della plastica, che è comunque un argomento nuovo rispetto a quella dell’acciaio o dell’alluminio. Ciascuna volta si trattava di fornire informazioni ulteriori in modo da far percepire al cliente di essere un interlocutore esperto della materia, dal momento che la testiamo tutti i giorni. Il carrozziere non ha bisogno di sapere la storia della plastica, ma, per esempio, è molto interessato a distinguere la composizione delle varie plastiche utilizzate per le automobili. Allora, abbiamo proposto di fare formazione anche ai nostri rivenditori. L’idea era: “de codifichiamo qualcosa che non è stata ancora ben spiegata” e poi diamo un supporto nella riparazione della plastica. Per fare questa formazione agli utilizzatori delle nostre attrezzature non serve esporre un sapere precostituito, ma trasferire la nostra esperienza in materia tramite workshop dedicati. Nel nostro settore nessuno offre questo servizio rivolto ai carrozzieri, ai quali insegniamo quali sono le tecniche più innovative per la riparazione. Mio padre dice sempre: “Riparare vuol dire non smaltire, perché smaltire vuol dire inquinare”.

Oggi, la novità sembra essere costituita dall’intelligenza artificiale, che sta trovando applicazioni in molti ambiti e in alcuni settori sono in atto anche proteste da parte dei lavoratori…

Per ora in MWM non ci poniamo la questione, perché è ancora essenziale offrire all’utilizzatore delle nostre attrezzature strumenti per pensare a come intervenire in modo sartoriale sulla carrozzeria. In altri ambiti, invece, è già in atto il ricorso all’A.I.. Alcuni quotidiani, per esempio, stanno valutando l’ipotesi di utilizzare l’intelligenza artificiale anche per la stesura di articoli, ma è l’intelligenza “artificiale” dell’autore dell’articolo – e quindi l’intuizione e lo “sbuzzo” del bravo giornalista – che contribuisce al ragionamento e alla lucidità del lettore. In altre parole, una macchina non sarà mai un interlocutore, perché essa resta un utensile guidato dall’intelligenza dell’utilizzatore. Il cervello dell’uomo non può essere delegato a questa macchina che chiamiamo intelligenza artificiale. Anche se l’articolo è stato scritto dall’A.I., è sempre poi il bravo giornalista che deve indicare alla macchina come redarre il testo con dati precisi.

La macchina non pensa, le viene fornito un concetto e quindi scrive, ma senza nessuna arte della combinazione. Non abbiamo codificato il cervello umano – il vero cervello artificiale –, figuriamoci se possiamo replicarlo in una macchina. Certa mente, l’uomo ha inventato macchi ne molto complesse che simulano l’intelligenza umana, però restano sempre macchine. Non siamo ancora giunti a far sentire emozioni, per esempio, alla macchina, che comunque è in grado di leggere numeri, di elaborarli e poi di trasformarli in lettere, in articoli e foto anche fake. È una rivoluzione bellissima, ma queste attività non sono equiparabili al lavoro del cervello dell’uomo che è stato capace di creare l’intelligenza cosiddetta artificiale. Se la macchina sbaglia, ciò avviene perché lo sbaglio è intervenuto da parte dell’uo mo che le ha fornito i dati.

La macchina non impara sbagliando…

Se l’uomo si migliora è perché sbaglia, invece la funzione della macchina è impedire lo sbaglio. La mente è “programmata” dall’esperienza di ciascun individuo. Quella modalità secondo cui il computer che fa un errore poi viene riprogrammato in modo da non farlo più non può essere chiamata “intelligenza”. Il computer resta un utensile a cui forniamo dati da elaborare.

Raffaele, MWM ha anche una predi lezione per le opere d’arte…

Noi abbiamo dedicato il trentennale della nostra azienda, nel 2006, all’arte, invitando amici, clienti e fornitori a incontrare artisti della ceramica, della terracotta, scultori del legno e diversi pittori esperti nella pittura su tela e su vetro, che proponevano le loro opere per l’occasione. Siamo convinti che anche un’impresa meccanica come la nostra faccia opere d’arte, perché le nostre produzioni nascono dalla ricerca e dall’esperienza di ciascuno. In azienda siamo tutti degli artisti, perché ci esercitiamo in quello che a Bologna chiamiamo lo “sbuzzo”, la capacità d’ingegnarsi. Ciascuna cosa che l’uomo inventa e produce è arte, è arte dell’intelligenza artificiale dell’uomo. Nella nostra azienda noi offriamo il modo di pensare, di lavorare e di migliorarsi incessante mente, cosa che l’intelligenza artificiale non può fare.