LA COMBINAZIONE DEL CORPO E DELLA SCENA
L’arte di Viviana Nicodemo non è fondata sul ricordo, sull’identità o sull’idea agente. Nelle fotografie raccolte in questo libro La necessità dell’anatomia, l’arte trova la sua condizione con l’assoluto, l’opera non si lascia padroneggiare né codificare né dall’autore, né dal pubblico. Impossibile farne la critica, tanto meno partendo dalla conoscenza dell’artista. Sfogliando, e continuando a sfogliare, questo libro di fotografie colpisce perché è spaesante e impertinente. È impossibile smetterne la lettura.
La fotografa è tratta dal nudo all’assenza di pudore, sia che si tratti del nudo che viene dal corpo (le fotografie del libro raffigurano nudi di donne), sia che riguardi il nudo della scena (le modelle si muovono in ambienti spogli e disabitati). Lo fa, forse, perché intende che il nudo non è lo spogliato, lo svestito, ma neppure lo svelamento, il senza veli, il naturale. Il nudo conferma la maschera. La maschera, infatti, non è indossabile né toglibile a indicare l’impossibile venir meno dell’alterità dell’immagine. È impossibile personalizzare le figure della fotografia, nessun personaggio né rivelamento della loro identità.
Il lavoro artistico non procede secondo bilanciamento o secondo armonia dell’insieme, ma da nuove combinazioni del corpo e della scena. In queste fotografie il corpo non riempie la scena né fa da contrasto alla scena. Non possiamo semplicisticamente leggere queste opere come fotografie di corpi femminili nudi reali in contesti altrettanto reali: sono fotografie in cui, senza rappresentare, insiste lo squarcio, perché procedono dalla combinazione del corpo e della scena. L’anatomia, sottolineata nel titolo La necessità dell’anatomia, non è la rappresentazione del corpo nelle sue parti organiche, e neppure l’anatomia della scena. L’anatomia è il tempo nell’immagine, che procede dalla combinazione del corpo e della scena.
Per questo l’immagine non può evitare lo squarcio, e risulta acustica. In questo libro l’immagine non è fissa né rappresenta un contenuto: è nella dimensione di sembianza, la concatenazione delle immagini semoventi e altre.
Anatomia: dal greco ana-témno, témno, taglio e, dalla stessa radice, tempo. Il tempo come taglio, ovvero il tempo non scorre e non passa, non consente mediazioni e condivisioni. Nell’introduzione, l’editore Armando Verdiglione parla del “film inimmaginabile di Viviana Nicodemo”. E, nella lettura che ne fa Armando Verdiglione, è proprio Leonardo da Vinci, artista e scienziato, nei suoi quaderni di anatomia, a notare che il tempo nell’immagine è anatomia. E per il corpo nell’opera di Nicodemo il tempo non passa, non è in una storia cronologica, ciascuna volta il corpo è in una combinazione con la scena e il tempo è lo squarcio.
Questo anche se il contesto è una casa. Molte foto sembrano ironizzare con il tempo circolare del quotidiano comune, il cui gesto sembrerebbe ripetuto, abituale e ordinario. Il tavolo, la cucina, il letto, la finestra, il lavandino, le scale, lo specchio, la casa: nulla di tutto ciò è più domestico. Con le nuove combinazioni, l’oggetto irriconoscibile si getta contro, impertinente. Sfogliando il libro, lo spaesamento e il disagio di non trovare nulla di riconoscibile o significabile diviene occasione del viaggio.