OTORINOLARINGOIATRIA, UNA SPECIALITÀ MEDICA IN COSTANTE AVANZAMENTO
Nell’intervista pubblicata nel n. 102 della rivista, lei ha tratteggiato un quadro molto interessante della sua professione, non ancorata ai classici stereotipi patologici e topologici e più propensa, grazie anche a nuove metodiche d’intervento, ad ampliare in modo significativo il proprio campo d’azione. Tra queste, c’è il vastissimo terreno dell’allergologia, in particolare di quella pediatrica, in cui lei opera da anni. In questi giorni di tarda primavera l’argomento è più attuale che mai. Può darci qualche ulteriore elemento della situazione in questi anni di forte cambiamento nella clinica?
Da decenni, ciascun anno l’incidenza dell’allergia sembra la stessa, ma in realtà i casi sono in costante in aumento. Se l’arrivo della primavera è accolto con favore dalla maggior parte delle persone, per altre è foriera di disagi più o meno gravi, legati a patologie allergiche. Parliamo logicamente della cosiddetta allergia stagionale, che è parte del più ampio campo delle allergie in genere, impropriamente chiamata, soprattutto in epoche precedenti, “febbre da fieno”, in quanto provocata da un’ipersensibilizzazione da graminacee, tra cui il fieno, ma questa non è l’unica allergia stagionale provocata dai pollini delle piante. Non dimentichiamo che il problema delle allergie è un problema da ipersensibilizzazione nei confronti di componenti proteici, i cosiddetti allergeni, in questo caso dei pollini. È stata accertata una predisposizione familiare che, insieme alla frequente esposizione a sostanze allergizzanti, porta a sviluppare un’allergia. Spesso l’allergia da pollini si accompagna a quella data dagli acari della polvere e dai peli degli animali domestici.
Quante persone ne sono coinvolte, in questo momento, in Italia?
Si stima intorno ai dieci milioni, poco meno di un quinto della popolazione.
Oltre alle graminacee, quali allergeni di piante provocano più facilmente allergie stagionali?
Quelli di nocciolo, betulla, artemisia, ambrosia, pioppo, cipresso, tiglio, ontano, olivo e parietaria. La loro impollinazione non è affidata al lavoro degli insetti, come nel caso delle piante da fiore, ma alle correnti d’aria che trasportano i pollini anche a molti chilometri di distanza. Quando i pollini, portati dall’aria, incontrano tessuti, in particolare mucose, di persone ipersensibilizzate nei confronti di tali allergeni, provocano la sintomatologia allergica: riniti, congiuntiviti, dermatiti con eritemi, edemi, asma e altri disturbi respiratori. L’esposizione può avvenire non soltanto per contatto o per via inalatoria, ma anche per via iniettiva o per ingestione. È importante sottolineare come, oltre alla tipologia dei sintomi, abbia rilievo la loro intensità, che può essere molto variabile da persona a persona, e assumere contorni di gravità soprattutto riguardo ai fenomeni asmatici, che in qualche caso possono sfociare in shock anafilattico.
Cosa sono i “calendari pollinici”?
L’incidenza delle allergie varia notevolmente in base al territorio e al periodo. Nei “calendari pollinici” viene riportata la concentrazione di ciascun allergene nelle differenti aree climatiche (in Italia se ne contano sette) in ciascun mese dell’anno. Il calendario pollinico è uno strumento molto utile per chi soffre per esempio di rinite allergica, il sintomo più frequente. A tali calendari si possono affiancare veri e propri “bollettini meteopollinari” stilati quotidianamente da un apposito centro di monitoraggio. Comunque evitare totalmente il contatto con l’allergene è decisamente difficile o, meglio, impossibile.
Come si possono identificare con precisione gli allergeni che provocano allergia in una persona?
Quali strumenti usa nella sua pratica clinica? Da tempo si usano i test cutanei, oggi in particolare i cosiddetti “Prick test”, che offrono il vantaggio di testare in un’unica seduta i principali allergeni, specialmente gli inalanti e quelli alimentari, che pure costituiscono un capitolo importantissimo delle allergie. Altro test di cui ci si può avvalere è il test allergene-specifico con dosaggio delle immunoglobuline IgE, per il quale viene prelevato un campione di sangue del paziente.
Una volta individuato l’allergene, come si procede?
Il primo provvedimento è naturalmente quello di evitare il più possibile l’esposizione alla sostanza allergizzante. Poi intraprendere una terapia specifica per alleviare i sintomi, in particolare con efficaci spray nasali a base di corticosteroidi, farmaci antistaminici e decongestionanti. In casi particolarmente delicati si può ricorrere all’immunoterapia specifica, con l’obiettivo di ridurre la reattività verso l’allergene. Inizialmente viene somministrata una dose di allergene minima, tale da non provocare reazioni, poi si prosegue aumentando le dosi, in modo che il sistema immunitario possa gradualmente abituarsi all’allergene.
Oltre alla sua nuova esperienza universitaria come docente, lei lavora nei “Centri Fisiomed” e presso la casa di cura “dott. Marchetti” di Macerata?
Certo, anche se in tali strutture ricevo per appuntamento pazienti provenienti anche da altre province e regioni.