L’ESPERIENZA E LA PROFESSIONALITÀ IN COLANGIOGRAFIA RETROGRADA (ERCP)
Mi sono specializzata in Chirurgia generale nel 1987 all’Università di Padova. Per essere sicura di riuscire ad affrontare la vista del sangue, iniziai a frequentare, già al primo anno di università, il reparto di Patologia chirurgica: se non fossi riuscita, avrei cambiato subito facoltà e mi sarei iscritta a quella di archeologia.
Ero riuscita a entrare come studente frequentante in un reparto di Chirurgia, in genere riservato agli ultimi anni di università, grazie all’aiuto del dottor Domenico Oselladore, che avevo conosciuto qualche anno prima sul campo di volo a vela dell’aeroporto di Padova, dove avevo ottenuto il brevetto, e con il quale ho condiviso in seguito sia la mia vita lavorativa sia quella privata, in quanto è diventato mio marito.
Il primo giorno in cui entrai in sala operatoria non svenni come temevo, ma fu amore a prima vista; il campo operatorio, ben delimitato dai telini verdi, lasciava scoperta solo la porzione di corpo del paziente che doveva essere “aggiustata” e si vedevano soltanto eleganti movimenti di mani che adoperavano con precisione i ferri chirurgici, tenendo sotto controllo ogni minima perdita di sangue. Quello stesso giorno decisi che era ciò che volevo fare.
Per pagarmi le ore di volo due pomeriggi la settimana aiutavo il dottor Oselladore a effettuare endoscopie digestive nella casa di cura presso la quale prestava la sua consulenza. Preparavo e disinfettavo gli endoscopi, preparavo i pazienti e strumentavo durante l’esame endoscopico, in breve, facevo l’infermiera. Posso dire di essermi avvicinata all’endoscopia a partire dall’esperienza sul campo e questo mi è servito moltissimo per il mio lavoro.
Mio marito è stato uno dei pionieri dell’endoscopia italiana, ideatore di molte tecniche e strumenti endoscopici. Negli anni ottanta e novanta, grazie alla stretta collaborazione con Olympus (azienda leader mondiale nella produzione di endoscopi) è stato messo a punto un endoscopio di 5,8 millimetri che ancora oggi si usa per dilatare stenosi esofagee o per effettuare endoscopie trans-nasali e molti altri dispositivi.
Ho avuto l’onore di conoscere i più grandi endoscopisti a livello italiano, europeo e internazionale e di lavorare insieme a loro per mettere a punto nuove tecniche endoscopiche e molti specialisti dall’estero sono venuti da noi per confrontarsi sul piano lavorativo.
Dove ha lavorato e attualmente dove lavora, oltre a Porto Viro?
Dal 2007, anno in cui è mancato mio marito, ho lasciato la struttura ospedaliera privata presso la quale lavoravo e ho iniziato a lavorare presso l’azienda Ospedaliera di Padova, prima con un contratto di libera professione, poi con contratto di assunzione come dirigente medico presso l’Unità Semplice di Endoscopia Chirurgica, dove ho lavorato fino al 31 maggio del 2021. Ho incominciato a lavorare presso la casa di cura Madonna della Salute nel giugno del 2021.
Cosa può dirci dell’ERPC (Colangio Pancreatografia Retrograda Endoscopica)? Quali sono i casi che trattate e quali benefici se ne possono trarre?
La ERCP è una tecnica iniziata in Italia da mio marito, il professor Domenico Oselladore, nel 1974, quindi non è una tecnica nuova, ma ha impiegato diversi anni prima di sostituirsi nella routine degli interventi ad addome aperto sulle vie biliari.
I casi che trattiamo sono principalmente i calcoli del coledoco (il dotto che porta la bile dal fegato all’intestino) e i tumori del coledoco o del pancreas quando determinano l’ostruzione del passaggio della bile. Questi ultimi sono interventi palliativi, cioè non servono a rimuovere il tumore, ma a introdurre uno stent per consentire il passaggio della bile dal fegato all’intestino. È un intervento che consente una buona qualità di vita, molto spesso sovrapponibile a quella dell’intervento chirurgico.
Lei presta anche servizio in ambulatorio?
Certo, sia presso la casa di cura di Porto Viro sia a Padova, presso il poliambulatorio Euganea Medica Synlab. Oltre alle visite di chirurgia per le patologie delle vie biliari e pancreatiche trattabili endoscopicamente, mi occupo anche di proctologia, scelta quasi obbligata nel mio percorso di endoscopista digestivo, in quanto molti pazienti da me sottoposti a colonscopia, soprattutto donne, mi chiedevano di essere visitate per patologie ano-rettali.
Il tratto gastroenterico comporta anche implicazioni psicologiche, il paziente va ascoltato perché, se lo si visita affrettatamente, si rischia di perdere la vera causa dei suoi problemi. I sintomi dell’apparato gastro-enterico possono essere sia funzionali sia organici, in genere li indago simultaneamente perché a volte l’uno non esclude l’altro e mancare la diagnosi di una patologia grave può essere fatale, così com’è eccessivo a volte l’utilizzo di troppi e inutili esami strumentali.
Credo anche moltissimo nell’alimentazione corretta, che richiede una competenza specifica, e nell’attività fisica. Invece la maggior parte delle persone cerca dal medico le soluzioni più facili, spesso dettate dalla moda che non danno risultati validi e duraturi. Ritengo che si debba insistere molto sulla “responsabilità” di ciascuno nei confronti del proprio stato di salute.