TUTELARE LA PROPRIETÀ INDUSTRIALE NON È MAI INUTILE
Da alcuni mesi il distretto ceramico è attraversato da un contenzioso sollevato da un’azienda belga che lamenta nei confronti di numerosi produttori la violazione di un brevetto sull’applicazione simultanea di colore e smalto sulle superfici ceramiche. Purtroppo, molti imprenditori del settore hanno spesso messo a disposizione del distretto le idee che riguardavano il “modo” di produrre piastrelle, senza pensare alla loro tutela…
Come ha dichiarato in una recente intervista, trasmessa da Ceramicanda, il presidente di ACIMAC (Associazione Costruttori Italiani Macchine e Attrezzature per Ceramica), Paolo Lamberti, oltre a capire che cosa possiamo fare per difendere le industrie in questo contenzioso, dobbiamo “imparare una lezione molto importante da questo episodio, ovvero dobbiamo proteggere le nostre idee e i nostri valori, perché, in un mondo in cui l’innovazione è aperta, ci troveremo ancora dinanzi a problemi analoghi”.
Purtroppo, nel nostro paese, la cultura della proprietà intellettuale non è ancora diffusa ai massimi livelli, come per esempio negli Stati Uniti, dove le innovazioni vengono subito tutelate già nella loro fase embrionale e successivamente rafforzate in corso d’opera con ulteriori brevetti di perfezionamento.
Forse, gli imprenditori italiani tendono a considerare troppo piccole le innovazioni che intervengono quasi quotidianamente per rispondere alle esigenze dei clienti. Quindi, riservano gli investimenti nella tutela della proprietà intellettuale soltanto a ciò che ritengono vere e proprie invenzioni...
Le imprese italiane sono note nel mondo per la loro capacità di trovare sempre il modo di dare risposte nuove ed efficaci ai clienti che chiedono di essere affiancati nelle fasi di ricerca, prototipazione e industrializzazione. La forza di molte nostre aziende risiede proprio in una personalizzazione estrema del prodotto e del servizio, unita alla cura del dettaglio. Lo stesso approccio che adotta Brunacci & Partners nei servizi offerti nasce da questa attenzione al cliente e alle sfumature che distinguono un caso da qualsiasi altro. Anche per questo i clienti ripongono in noi una grande fiducia, perché capiscono che per noi sono sempre al primo posto.
In che modo Brunacci & Partners ha conquistato questa fiducia dall’anno in cui è nata, nel 2010?
Dobbiamo fare un passo indietro: come ho raccontato nell’intervista precedente (n. 101), nel novembre 2005, dopo la scomparsa di Guido Modiano – fondatore dell’omonimo Studio di consulenza in proprietà intellettuale, per cui avevo lavorato dal 1996 – ho maturato la decisione di costruire qualcosa di mio, fiducioso di poter crescere professionalmente e convinto di poter svolgere al meglio la mia attività di consulente senza dover sottostare a regole imposte.
Un ruolo importante in questa mia “decisione di vita” lo ha avuto l’avvocato Secondo Andrea Feltrinelli, con il quale collaboravo sistematicamente per questioni legali in materia di proprietà industriale, un professionista straordinario, con un’incredibile passione per il lavoro, che ha sempre creduto nelle mie capacità lavorative. Più che un sostegno, trovai la prova della stima che egli nutriva per me, tant’è che mi propose insieme all’avvocato Graziano Brogi di costituire una società, APTA S.r.l., con uffici in Veneto, a Bologna e a Modena, sede da me presidiata. In questo modo, ho avuto la possibilità di comunicare a clienti, istituzioni e amici la nascita di uno studio specializzato in grado di garantire sin da subito efficienza, qualità ed esperienza, con nulla da invidiare rispetto agli studi storici.
La mia avventura in APTA si è conclusa nel 2010, quando ho serenamente concordato con gli avvocati la fuoriuscita e il rilevamento del ramo di azienda di APTA Modena, con la concomitante nascita della Brunacci & Partners S.r.l., realtà in cui sono poi entrati man mano gli attuali altri soci, a conferma della bontà e della serietà del progetto, cui hanno dato fiducia immediatamente anche alcuni clienti storici con cui lavoravo sin dai tempi dello Studio Modiano.
Può citare qualcuno fra i clienti storici?
A proposito di imprenditori che mettono a frutto l’ingegno italiano, cito senza ombra di dubbio Giovanni Ferrari che, insieme ai soci Evro Fabbri e Antonio Fontana, ha fondato nel 1976 la Lameplast. È innegabile che Lameplast faccia parte della nostra storia, un cliente cui devo molto perché mi ha sempre dato la massima fiducia e ha sempre investito nella tutela della proprietà industriale, anche quando era una piccola realtà. Giovanni Ferrari aveva una grande capacità di ascoltare le esigenze dei propri clienti nei settori farmaceutico e cosmetico e, negli anni, l’ottenimento a livello internazionale di innumerevoli brevetti ha portato Lameplast a divenire un gruppo leader nella produzione di flaconi monodose e simili, ottenendo costantemente premi e riconoscimenti nel mondo per le loro caratteristiche tecniche e qualitative, particolarmente apprezzate dai consumatori finali.