LA CIFRA DI COMERI: LA SAGGEZZA
Conosco Giancarlo Comeri da tanti anni e mi fa molto piacere essere qui, anche perché ho trovato estremamente interessante il suo libro, Medicina di vita. La scienza e la conquista della salute (Spirali). Ne ho fatto una lettura “emozionante”, perché ripercorre la nostra storia, la storia dei relatori di questo convegno e quella dell’urologia. Ma ne ho fatto anche una lettura “irritante”, perché pone ciascuno che ha lavorato nel nostro ambito di fronte al comportamento professionale che ha tenuto durante i periodi descritti nel libro, di fronte alle decisioni che ha preso, agli errori che ha commesso, alle cose che non ha fatto.
Vorrei allora “giocare” un po’ con Armando Verdiglione, nei cui interventi riportati nel libro mi ha colpito il termine “anfibologico”, sul cui significato, per quest’occasione, ho dovuto indagare sul dizionario per vedere di cosa si trattasse, così come a proposito di un altro termine, “drogologico”. Ritengo che il titolo del libro, per dirla con Armando Verdiglione, sia un titolo anfibologico. Infatti, fa riferimento alla vita nel senso inteso dai relatori che mi hanno preceduto, cioè di dare vita, un discorso che si ripete da tanto tempo in ambito medico: “Dare vita agli anni più che anni alla vita”, almeno così l’ho inteso. Ma il titolo fa riferimento anche al discorso di una vita, della vita di Giancarlo Comeri. Allora, vorrei dire che penso ci sia sempre molto da imparare dai nostri colleghi, sia da quelli che sono nel campo, quello medico, sia da quelli che sono sopra il campo, gli psicanalisti.
Ascoltando queste testimonianze, ci troviamo di fronte alla sensazione di dover rivedere il nostro atteggiamento. Ritengo che noi medici specialisti abbiamo due grandi fortune: la prima è che siamo, appunto, specialisti. Come tali, non abbiamo la stessa fretta di visitare i pazienti che hanno, per esempio, i medici di medicina generale, che non hanno tempo di ascoltare con adeguatezza i pazienti. La seconda fortuna è di avere, oltre a questa opportunità propria del medico specialista, quella propria del chirurgo. Noi non siamo soltanto medici della parola, ma possiamo anche essere medici del fare, dell’agire, dell’azione tecnica. Questa azione tecnica ha sempre più valore quanto più non va senza la parola e giunge alla “cifra”, come dice la cifrematica; questo gesto tecnico ha la chance di giungere alla cifra come qualità.
Riguardo ad altre impressioni che ho avuto leggendo il libro, devo dire che, nonostante conoscessi da tempo Giancarlo Comeri, conoscevo soltanto l’urologo, il medico interessato all’urologia, con cui avevo avuto molte discussioni scientifiche, anche al termine di congressi, come in occasione dell’uscita delle prostaglandine – ricordo che c’inoltravamo in lunghe discussioni su come preparare i cosiddetti cocktail con queste sostanze –, ma non conoscevo la sua cifra, che è soprattutto la saggezza. Raccontando le proprie esperienze e la propria vita, egli racconta anche un itinerario intellettuale che lo ha portato a un approccio professionale che può anche non essere completamente condivisibile, dal punto di vista tecnico, ma che tuttavia procede da un percorso di esperienza e di sofferenza, in un certo senso.
Un altro aspetto che mi ha colpito molto di Comeri è la sua gioventù intellettuale, il fatto che è aperto alla novità, alle cose nuove, ma anche a situazioni critiche, come la “ratio nutritionis”, come dice Armando Verdiglione, che ritengo sia una bellissima definizione, soprattutto in confronto ad altre che ogni tanto vengono date nel nostro campo. Tutto ciò fa di questo libro un libro molto interessante, che si fa leggere tutto d’un fiato, com’è accaduto a me che l’ho letto in un viaggio da Bologna a Roma e ritorno, sottolineandone cose di grande rilievo.
Per un andrologo come me, che s’interessa anche di sessuologia, o di fertilità, le cose che si trovano in questo libro sono importantissime. Voglio accennare soltanto ai problemi della coppia, perché una coppia che non riesce ad avere figli cade in un vero e proprio dramma. Quando ci si rapporta a queste persone, occorre pensare a tutte quelle cose a cui anche Comeri ha pensato, anche se non so se ha sempre potuto metterle in pratica. Ritengo che anch’egli abbia avuto momenti di stanchezza, momenti in cui non c’era abbastanza tempo, momenti in cui non ha potuto agire nei modi in cui noi, come medici, dovremmo agire tutti i giorni. Per questi e altri motivi il libro dunque è importantissimo e vi consiglio vivamente di leggerlo, anche nel caso in cui non siate medici.