GIOCO E LAVORO
Con l’ingresso in azienda di un giovane appena diplomato come lei, Tecnofinestra si prepara al momento in cui potrà vantare la terza generazione di imprenditori. In controtendenza rispetto all’epoca odierna – che si definisce della Great Resignation (Grande dimissione) e predica la “fine del lavoro” come principale condizione per raggiungere la felicità –, lei non vedeva l’ora d’incominciare a lavorare…
In realtà, ho sempre approfittato delle vacanze estive per dare una mano in azienda e per imparare il mestiere, in attesa che arrivasse questo momento, in cui mi sono diplomato all’Istituto Tecnico Commerciale “Pier Crescenzi Pacinotti Sirani” di Bologna e, quindi, sono entrato ufficialmente in Tecnofinestra. Per me è una gioia e un onore avere l’opportunità di dare un contributo all’attività avviata nel 1985 da mio nonno, Mario Mazzucchi, che l’ha portata avanti fino all’ingresso dei suoi figli, Alessandro (mio padre) e Sara. E adesso sono felice di mettermi all’opera per capire i differenti processi aziendali e per acquisire sempre più gli strumenti che utilizziamo ciascun giorno, come il catalogo prodotti, che è veramente molto ampio e richiede tanta memoria, in modo da rispondere con prontezza e competenza alle esigenze più disparate dei clienti.
In questo momento sta dando il suo contributo a un settore in particolare o si cimenta in vari ambiti, secondo l’occorrenza?
Per fortuna, il lavoro negli ultimi due anni è aumentato molto, quindi c’è bisogno del mio aiuto all’esterno, piuttosto che in ufficio, in particolare nell’area dell’assistenza, dove sono affiancato da tecnici molto esperti e preparati, in grado di rispondere alla miriade di problematiche che possono intervenire nei cantieri, perché ciascun cantiere ha la sua storia, i suoi problemi, le sue difficoltà, e non esiste un cantiere dove tutto vada liscio. L’importante però è riuscire ad affrontare, con decisione e audacia, ciascun inconveniente, perché essere al servizio del cliente vuol dire anche questo: avere la capacità di rispondere a qualsiasi impedimento si frapponga al compimento del progetto che il cliente intende realizzare, cercando di soddisfarlo al massimo. Non è casuale se oltre 25.000 famiglie si sono affidate a noi per l’acquisto e l’installazione di porte, finestre e infissi di grandi marchi come Finstral, Garofoli e Pratic, di ogni modello e materiale.
Come ha affermato mio nonno in un’intervista pubblicata su questa rivista: “Le imprese a carattere familiare proseguono se i successori possono contare su una struttura solida. Se un’azienda non è strutturata, non resiste al passaggio delle consegne, perché tutto ruota intorno alla figura del fondatore e senza di lui l’attività si ferma. E, soprattutto in un’impresa commerciale, strutturarsi vuol dire dotarsi sempre degli strumenti più aggiornati per seguire il mercato con nuovi prodotti, nuovi servizi e nuovi modi di proporli”.
Mi pare che il lavoro in Tecnofinestra, oltre che un impegno e una responsabilità, per lei comporti una scommessa, un azzardo, proprio come avviene nel gioco. Forse deriva anche da questo l’entusiasmo con cui lei svolge il suo lavoro non come un peso di cui liberarsi, ma come un aspetto essenziale e imprescindibile del viaggio della vita…
Certo, il lavoro è ciò che dà l’opportunità a ciascuno di mettere a frutto i propri talenti, ma nel lavoro dev’esserci anche il gioco, altrimenti diventa noioso. E aggiungo che sto sviluppando un progetto in cui il gioco diventerà per me un ulteriore lavoro o una mia impresa, con mio nonno come socio.
Di cosa si tratta?
L’idea è nata dal desiderio di cambiare alcune caratteristiche del gioco di azzardo on line, che ritengo discutibili, perché le piattaforme esistenti sono troppo sbilanciate a favore del banco e non tengono conto del fatto che il giocatore mira principalmente a trarre piacere dal gioco, non tanto a ottenere grosse vincite. Non escludo che ci sia chi punta soltanto alla vincita, ma la maggior parte delle persone gioca per divertirsi. Quindi, analizzando il gioco da quest’altra prospettiva, mi sono chiesto quali fossero le migliorie da apportare. Il progetto che sto sviluppando risponde proprio a questa domanda: che cosa diverte di più chi gioca d’azzardo on line? Le piattaforme esistenti seguono troppi schemi fissi e così fanno perdere il gusto del gioco, che diviene quasi un impegno da svolgere in modo compulsivo, soprattutto finalizzato a recuperare le perdite. Da qui la ludopatia di persone che poi finiscono per contrarre debiti, proprio come se dovessero raccogliere le risorse da investire in un’impresa. Ma la loro è un’impresa impossibile, perché non c’è un progetto e un programma alla base, bensì soltanto il caso. Nel progetto che sto sviluppando, vorrei che i giocatori non diventassero dipendenti dal gioco e riuscissero a controllarsi, in modo da non smarrire la bellezza del gioco.
Il gioco è come l’arte, non è finalizzabile…
Non a caso, quando uno dei miei amici fa una bella giocata al Totocalcio, diciamo che ha fatto un bel “dipinto”, perché è come una bella opera d’arte: più è difficile e più diventa un dipinto importante, più alta è la giocata e più bella è l’opera di chi l’ha giocata.