ENERGIA: UNA MANOVRA PER LIMITARE LO SVILUPPO?

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direttore generale di Esametal e di Cryotrucks, Cologna Veneta (VR)

Esametal è stata la prima azienda in Italia ad aver realizzato i serbatoi criogenici in alluminio, utilizzati nello sviluppo della tecnologia che sfrutta il potere refrigerante dell’azoto liquido, una grande alternativa al gasolio nei trasporti frigo…

Nel 2005 abbiamo fondato il Consorzio europeo Cryotrucks (ora confluito nell’omonima società che produce il sistema Cryotrucks©) con i principali attori europei che in quei pioneristici periodi iniziali stavano lavorando per sviluppare nuovi prodotti nel settore del gas naturale liquefatto (LNG) criogenico, come alternativa al gasolio, nel trasporto di merci e nel trasporto pubblico locale e urbano, costruendo e brevettando nuove applicazioni nel settore della criogenia. Entro il 2030, in Europa saranno 200.000 i veicoli pesanti funzionanti a LNG e, se pensiamo che un camion frigo alimentato a gasolio produce dalle quaranta alle cinquanta tonnellate di CO2 all’anno, ci rendiamo conto dei vantaggi che può portare all’ambiente e alla salute dei cittadini il sistema Cryotrucks©. Un sistema criogenico, che abbiamo studiato seguendo uno spirito innovativo, utilizzando azoto liquido per raffreddare i veicoli refrigerati circolanti in strada. In assenza di motore diesel, il sistema elimina i costi di manutenzione e riduce la rumorosità, consentendo così la sosta e l’utilizzo dei mezzi nelle aree urbane in orari notturni. Anche le prestazioni sono di gran lunga superiori rispetto ai sistemi tradizionali e, inoltre, al posto dei serbatoi in acciaio inox, più pesanti, abbiamo omologato il serbatoio in alluminio cui faceva riferimento lei, che consente di ridurre di 300 chilogrammi il peso di ciascun semirimorchio, con conseguente risparmio di carburante.

Dopo anni di investimenti, siamo riusciti a superare le prove di omologazione europea e quindi possiamo montare il sistema Cryotrucks© ad azoto liquido su tutti i veicoli refrigerati in sostituzione dei motori diesel. Per quanto riguarda la distribuzione, abbiamo già un programma per l’Europa e abbiamo ricevuto un grande sostegno dai produttori internazionali di gas e azoto, il gruppo Messer e il gruppo SOL, con i quali è stata avviata anche la realizzazione di una rete internazionale di fornitura di azoto. Anche l’UETR (Associazione Europea Autotrasportatori) si è espressa a favore della sostenibilità del nostro innovativo sistema di raffreddamento ad azoto e della sua applicazione sulle strade europee.

Esametal è specializzata nelle lavorazioni in alluminio e nella produzione di silos installati in Italia, Europa, America, Africa, Asia e Oceania. Come sta andando l’attività in questo periodo?

Abbiamo iniziato bene il 2022, quindi ci aspettiamo un fatturato maggiore rispetto al 2021. Nel 2023 contiamo di crescere nel settore elettromeccanico, in cui siamo nati, oltre che nel settore della criogenia, come dicevamo, considerando che siamo entrati in nuovi mercati, come, per esempio, l’America, dove alcuni nostri clienti storici interverranno nell’allestimento di nuovi impianti di energia elettrica, in sostituzione di vecchi sistemi che comportano una grande dispersione.

A proposito di energia elettrica, l’Italia e l’Europa stanno vivendo un periodo di grande incertezza: l’aumento spropositato dei costi dell’energia condiziona sia la produzione di materie prime sia le lavorazioni e sia la transizione verso il veicolo elettrico, che in questo momento mi sembra un grande flop. Proviamo a pensare agli impianti elettrici domestici: d’estate siamo in difficoltà persino se accendiamo tutti i condizionatori, perché c’è surplus di consumo di energia elettrica. Che cosa succederebbe se dovessimo anche caricare oltre un milione di macchine elettriche? In Italia, non ci sono linee elettriche adeguate né una produzione sufficiente. E, senza le centrali nucleari, quelle di ultima generazione – che però richiedono dieci, quindici anni prima di essere operative –, la produzione di energia elettrica nel nostro paese sarà sempre più un costo insostenibile. Quando le famiglie incominceranno ad accendere il riscaldamento non riusciranno a gestire gli attuali aumenti, anche perché si aggiungono a quelli del gas metano, della legna e del pellet. Noi abbiamo installato sui capannoni due impianti fotovoltaici, uno da 115 kW e uno da 100, non soltanto per ridur[1]re l’impatto ambientale, ma anche per abbassare i costi, considerando le quantità di energia necessarie in un’azienda.

Mi chiedo che senso abbia spingere la produzione di auto elettriche in questo momento. Da notare che la guerra in Ucraina è scoppiata sei mesi dopo gli aumenti dell’energia, quasi come se si dovessero giustificare quelle che potrebbero benissimo essere delle speculazioni. E, se ci riflettiamo, è assurdo ciò che sta avvenendo: c’è la guerra, si ammazzano, ma il tubo del gas russo diretto all’Europa passa ancora dall’Ucraina, la quale riceve qualche miliardo di dollari per consentirne il passaggio; i soldi dalla Russia all’Ucraina arrivano, il gas è aumentato di dieci volte, e lo paghiamo, e con quei soldi la Russia finanzia la guerra. Tutto questo non ha una logica, ci stiamo facendo soltanto del male, mentre qualcuno sta speculando sull’energia elettrica per limitare lo sviluppo delle nazioni, dei loro cittadini e delle loro industrie.