L’APPORTO DELL’INDUSTRIA ALLA QUESTIONE ENERGETICA
Oggi abbiamo molti strumenti per comunicare, come avviene tramite mail, videochiamate, chat e social network, ma questi possono divenire anche modi per evitare la parola. Le aziende del vostro Gruppo ricevono costantemente da tutto il mondo richieste di costruzione di machine e utensili per tunnelling e microtunnelling. In che termini voi constatate l’importanza della parola con i vostri clienti?
La parola per me ha sempre contato moltissimo. Nel momento che intercorre, per esempio, fra la richiesta che riceviamo dal cliente e la costruzione della macchina che gli serve, interviene uno scambio di parole intorno alla sua idea o all’esigenza per cui si rivolge a noi. Il mio progetto intorno alla modifica da apportare alla sua macchina già esistente o per arrivare alla costruzione di quella di cui ha bisogno scaturisce dall’incontro, che preferibilmente avviene di persona. È quindi molto importante parlare, trasferire con le parole le idee. Fino a qualche anno fa contava anche il cosiddetto rapporto umano con le persone e per questo ero solito organizzare un paio di feste all’anno, in cui invitavo i miei collaboratori e le loro famiglie. Poi queste tradizioni sono andate via via esaurendosi, fino al Covid-19: la “maschera antigas” ha praticamente tappato la bocca alle persone, ed è stato impedito anche il semplice gesto di darsi la mano. L’azienda è stata vissuta sempre meno come una grande famiglia, come invece era avvenuto nella tradizione italiana, e quindi si lavorava in modo diverso.
Considerare l’impresa come una grande famiglia ha consentito alla miriade di aziende disseminate per l’Italia di effettuare produzioni di qualità…
Questo approccio all’impresa come famiglia ha consentito che si siano trasferite nell’industria le tradizioni contadine. Il giorno della trebbiatura del grano, per esempio, era l’occasione per festeggiare con la comunità. Il momento della produzione diventava la festa della prosperità: si produceva e, durante l’intervallo, ci si trovava tutti insieme a cuocere e a mangiare galletti, crescentine e tortellini, facendo tavolate che si estendevano per quattro o cinque sale. Questa consuetudine della civiltà contadina favoriva la solidarietà fra gli abitanti della comunità, che acquistavano la provvista di grano per la famiglia ed è stata tramandata nella civiltà industriale.
Attualmente quali sono le richieste maggiori che ricevete dai vostri clienti?
Noi produciamo utensili, batterie di scavo (con costi che talvolta superano quelli della macchina) e macchine complete per l’escavazione in verticale e in orizzontale. Sono molto richieste le macchine per l’allargamento di vecchie e nuove gallerie ferroviarie, perché è partito il progetto di adeguare la rete ferroviaria italiana alla nuova sagoma internazionale europea. Quarant’anni fa noi abbiamo incominciato a produrre una macchina per allargare gallerie che in alcuni casi sono state costruite anche cento anni fa, come per esempio la linea di Porretta, inaugurata nel 1860, oppure la galleria direttissima di San Benedetto Val di Sambro, lunga 16 chilometri e 500 metri. Dall’estero, invece, ci vengono richieste macchine per pozzi da miniera, per microtunnelling e altri utensili particolari per fare fondazioni a mare, pale eoliche e così via.
La questione energetica è essenziale per l’avvenire delle nostre piccole e medie imprese. Cosa occorre alle aziende in questo momento?
Negli ultimi trent’anni lo Stato ha favorito gli affari delle multiutility, senza pensare al cliente finale (che siamo noi industriali e le famiglie degli italiani). In Italia abbiamo riserve per miliardi di metri cubi di gas, per la cui estrazione non è necessario fare scavi di diecimila metri, come invece occorre fare per i pozzi petroliferi, perché ne bastano duemila. Bisogna che questo dettaglio sia spiegato bene agli italiani. Finora è stata data priorità agli interessi delle multiutility a danno del cittadino, dell’industria privata e delle piccole imprese. Com’è avvenuto per ricavare biogas dai rifiuti: l’Italia sta buttando via miliardi, pagando alla Germania lo smaltimento dei nostri rifiuti, da cui possiamo invece ottenere il biogas che serve al Paese. Non voglio sapere se i tedeschi lo usano per fare energia elettrica oppure lo triturano e lo spremono per ricavarne percolato per biogas, ma oggi la nostra industria darebbe una mano notevole per ottenere l’energia che occorre al Paese. Ma lo Stato preferisce lasciare alle multiutility tutto il mercato dell’energia, mentre noi imprenditori siamo ancora qui a chiederci se fermare le nostre produzioni industriali o addirittura chiuderle.