LA COMUNICAZIONE PRAGMATICA NELLE SOLUZIONI INTEGRATE DI FINE LINEA

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ingegnere, general manager di Clevertech Group Spa, Cadelbosco di Sopra (RE)

Clevertech Group, con sei filiali nel mondo (in Nord America, Cina, Francia, Asia del Sud, UK e Est Europa), si avvale di oltre 250 collaboratori e di tanti professionisti esterni, che lavorano in team per realizzare soluzioni integrate di fine linea per grandi industrie dei settori come il food&beverage, l’home care, il pet food e il personal care. Quanto è importante che s’instauri la parola fra i componenti di una squadra e quanto, invece, è affidato ai mezzi di comunicazione informatica e digitale?

La parola non è semplicemente il parlare: due persone possono trovarsi a parlare, ma non è scontato che riescano a comunicare. In un’azienda, la comunicazione dev’essere efficace e deve puntare a trasmettere nel modo più semplice possibile le esigenze pragmatiche del cliente e di ciascuno degli attori coinvolti nella realizzazione del progetto che risponde a tali esigenze. Internet ha certamente dato un apporto essenziale alla comunicazione, soprattutto in termini di velocità. Basti pensare che fino a cinquant’anni fa l’unico mezzo per trasmettere una lettera era il servizio postale. Tuttavia, come al solito, la tecnologia ha anche i suoi risvolti negativi: per esempio, chi manda una mail spesso s’illude che, trasmettendo in tempo reale il proprio messaggio, il destinatario ne intenda il senso proprio come egli desiderava che lo intendesse e si attivi in modo immediato per consentire al processo di andare avanti, secondo l’occorrenza. Invece, il più delle volte accade che il mittente debba innanzitutto verificare che il messaggio sia stato recepito in modo congruo e poi che il destinatario s’impegni a svolgere l’attività oggetto della comunicazione in tempi idonei. Quindi, quella che viene considerata comunicazione automatica non è per nulla automatica, occorre sempre parlare con i responsabili di un’attività perché il progetto e il programma siano portati a compimento. Purtroppo, sono rari i casi di comunicazione efficace in cui non c’è bisogno di spiegare molto, perché i vari attori sono “allineati” rispetto al progetto che stanno realizzando. Qualcosa di simile può avvenire, per esempio, dopo che una segretaria ha affiancato un imprenditore per diversi anni ed è come se fosse riuscita a imparare la sua lingua, per cui non c’è bisogno di discutere gli argomenti che si presentano con maggiore frequenza e lei capisce al volo le esigenze dell’imprenditore. Ma anche fra i componenti di una squadra – per tornare alla sua domanda – spesso c’è un’affinità d’intenti tale che non ha bisogno di tante spiegazioni e la comunicazione è veramente semplice ed efficace.

Certo, la difficoltà della parola è constatabile in ciascun contesto, non soltanto in azienda. Tuttavia, nella vita dell’impresa ne va della riuscita: la scommessa e il rischio non consentono sconti e ciascuno è chiamato a impegnarsi in modo assoluto nella produzione di valore, quindi occorre che si attenga ai modi e ai tempi che il programma esige, anziché accampare scuse, lamentandosi che qualcosa non gli è stato comunicato in modo chiaro…

Nell’impresa non si può mai dare nulla per scontato e occorre sempre verificare ciascuna fase di ciò che si fa, interpellando chi ha la responsabilità di una consegna, di una lavorazione, di una fornitura. In questo periodo, poi, con la scarsa disponibilità di materie prime, i prezzi dell’energia alle stelle e gli sconvolgimenti causati dalla guerra in Ucraina, occorre ancora maggiore attenzione al coordinamento degli attori che contribuiscono alla riuscita delle attività, per non rischiare ritardi nelle consegne persino da parte di fornitori storici che, a loro volta, si trovano in grande difficoltà di approvvigionamento. Allora, occorre insistere e, parlando, trovare insieme il modo per attenersi ai tempi richiesti dal cliente. E non basta mandare mail di sollecito, restando “in attesa di gentile risposta”: occorre far sentire la propria voce e sottolineare l’occorrenza e l’urgenza. Questo vale ancora di più quando si ha a che fare con fornitori e clienti che lavorano dall’altra parte del pianeta, com’è accaduto in seguito alla globalizzazione dell’economia.

A proposito di globalizzazione, fino a qualche anno fa era esaltata come un’opportunità per le aziende, le quali potevano trovare condizioni più vantaggiose in paesi in cui il costo del lavoro era molto inferiore rispetto al nostro…

Oggi, soprattutto dopo la pandemia, la globalizzazione sta cominciando a essere messa in discussione. Ma il

reshoring

era già incominciato con l’avvento delle fabbriche automatiche, che hanno reso il costo del lavoro un fattore secondario nella composizione degli utili. Inoltre, ormai si è capito benissimo che la globalizzazione, più che divenire uno strumento per ridurre i costi, per risultare più efficienti e per distribuire la ricchezza in modo più equo, è servita principalmente ad alcuni grandi player internazionali a trarre maggiore beneficio dai loro business e a ridisegnare i loro progetti imperiali di dominio del mondo. Se a questo aggiungiamo le difficoltà e i costi dovuti agli spostamenti e ai trasporti negli ultimi due anni, capiamo subito il motivo di questa tendenza che porterà molti produttori a rivalutare i vantaggi della prossimità geografica.