URGONO INVESTIMENTI PER LA SALUTE

Qualifiche dell'autore: 
amministratore delegato della Casa di Cura “Madonna della Salute”, Porto Viro (RO)

Qual è la nuova direzione che avete dato alla Casa di Cura “Madonna della Salute” dopo l’emergenza globale causata dal Covid-19? In che modo lei è riuscito a non perdere la rotta?

La pandemia da Covid-19 ci ha insegnato che la salute è indispensabile per il benessere e la crescita economica e sociale del paese e che l’investimento in sanità dev’essere una priorità. Questa pandemia ha avuto un impatto drammatico sull’aspettativa di vita alla nascita in Italia. Com’è noto, le ma[attie croniche sono responsabili del 93,3% dei decessi e del 90,2% dei DALY (Diasability-Adjusted-Life-Years), perciò le patologie ad alto impatto non diagnosticate e non adeguatamente trattate durante i mesi della pandemia avranno conseguenze ancora più significativi: per esempio, le malattie cardiovascolari, a causa della riduzione dei ricoveri e soprattutto degli studi coronarografici, le neoplasie, a causa del calo di screening oncologici, e le malattie infettive a causa dell’interruzione dei servizi vaccinali che ha determinato un calo significativo delle coperture vaccinali.

Il Covid-19 è stato un evento imprevisto e si è aggiunto ai fattori già noti che possono compromettere la sostenibilità del sistema, fra cui l’invecchiamento della popolazione con aspettative di qualità della vita elevata, l’aumento delle malattie croniche e delle comorbilità, i costi crescenti di nuovi farmaci e dispositivi.

Tuttavia, la pandemia è stato un detonatore per un cambiamento radicale. Basti considerare i tempi di sviluppo e approvazione dei vaccini che si sono ridotti da una media di 10-15 anni a una di 12-14 mesi, con un rapporto tra costi e benefici altissimo; per benefici s’intendono quelli economici, derivanti dall’aumento di persone in salute e dalla diminuzione dell’incidenza delle malattie. Inoltre la pandemia ha fatto emergere alcune criticità strutturali e gestionali del nostro SSN (Sistema Sanitario Nazionale) e ha accelerato l’evoluzione del modello di assistenza sanitaria e la trasformazione digitale della sanità verso un modello valuebased e interconnesso. Gli sviluppi della ricerca scientifica hanno permesso importanti passi avanti in termini d’innovazione terapeutica e tecnologica, che richiedono nuovi modelli di valutazione e di procurement, considerando anche che, nel contesto di cambiamento del modello di organizzazione della sanità sul territorio, la farmacia dei servizi assume un ruolo fondamentale.

L’invecchiamento della popolazione è tipicamente accompagnato da un aumento delle malattie croniche che genera una maggiore pressione sui sistemi sanitari e di assistenza socio-sanitaria, che porta ad aumentare i costi sanitari nelle fasce d’età più anziane della popolazione. Oggi sono circa 25 milioni gli italiani con una patologia cronica, per una spesa sanitaria che sfiora i 67 miliardi di euro, mentre nel 2050, per far fronte a tutti i bisogni di salute e assistenza, si stima un’incidenza della spesa sanitaria sul PIL pari al 9,5%.

Il rapporto fra domanda e offerta sanitarie, alla prova del Covid-19, ha fatto emergere che il sistema necessita di investimenti in strutture e personale. L’età media dei dipendenti di SSN nel 50% dei medici e nel 21% degli infermieri supera i 55 anni, il salario medio del personale sanitario in Italia è inferiore rispetto al salario lordo medio europeo. Quindi le sfide del SSN riguardano il finanziamento, la time-line e la governance. Più di 20,3 miliardi di euro del Ricovery Fund sono destinati alla missione salute: secondo il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), il SSN dovrà investire molte risorse, in poco tempo e con un’alta efficienza.

Quali sono gli obiettivi?

Sono urgenti la riforma dei servizi sanitari di prossimità, delle strutture e degli standard per l’assistenza sul territorio, l’investimento per le case della comunità e la presa in carico della persona, le case come primo luogo di cura, l’assistenza domiciliare e la telemedicina e l’investimento per lo sviluppo delle cure intermedie, nonché la digitalizzazione, la formazione e la ricerca. A fronte di questi obiettivi, le stime del personale necessario all’implementazione confliggono con le reali disponibilità, mancano soprattutto competenze gestionali e Governo clinico (per “Governo clinico” s’intende un approccio integrato tra vari elementi che concorrono allo sviluppo del SSN, che pone al centro della programmazione e della gestione dei servizi sanitari i bisogni dei cittadini e valorizza nel contempo il ruolo e la responsabilità degli operatori sanitari).

In conclusione, posso dire che abbiamo bisogno di una lunga, estesa stagione di innovazione dei servizi e di sviluppo di nuove competenze. Il Covid-19 ha reso il SSN “Mission driver”, la missione post Covid-19 è la presa in carico pro-attiva della cronicità e la prevenzione di iniziative sui sani, per esempio screening, vaccini, stili di vita. Le regioni devono attivare dispositivi istituzionali di assessment, di valorizzazione dei risultati, di innovazione e sviluppo, creando e mantenendo entusiasmo per il cambiamento, in ciascuna persona coinvolta professionalmente nel sistema sanitario. Se riuscissimo a farlo evidence based su outcome , costruiremo un meccanismo di change management e apprendimento sistemico. Senza investimenti, non c’è lavoro, senza lavoro non c’è crescita, senza crescita non c’è futuro e non ci sarà salute.