L’OCCASIONE PER DARE SLANCIO ALLA RICERCA E ALL’INNOVAZIONE
Centinaia d’industrie e d’inventori impegnati nei processi d’innovazione in vari settori e in diverse regioni d’Italia si rivolgono alle vostre sedi di Modena, Perugia e Milano per ricevere consulenze in materia di proprietà industriale e intellettuale. Come hanno risposto i vostri clienti alla contrazione globale del Pil che si è verificata nel primo anno di pandemia?
Quando il buon Giuseppe Conte comunicò in diretta agli italiani che il giorno successivo, l’8 marzo 2020, il paese sarebbe entrato in lockdown, non le nascondo di aver vissuto alcuni minuti di seria preoccupazione: come titolare di un’azienda in crescita, il primo pensiero è andato alle famiglie di dipendenti e collaboratori che operano per la Brunacci&Partners; il secondo ai nostri clienti, che non avremmo più potuto visitare per chissà quanto tempo, con conseguente perdita di contatto e rischio di non riuscire a condividere in modo corretto le strategie di tutela delle proprie privative. Come avrebbero reagito dipendenti, collaboratori e clienti a un evento potenzialmente così catastrofico? Le prime call mattutine con i miei soci si rivelarono un mix di ansia, preoccupazione e tensione, emozioni che fortunatamente si sono rivelate del tutto infondate. Il lockdown, infatti, determinò subito un incremento delle attività di proprietà industriale: l’impossibilità di svolgere le attività quotidiane in azienda diede modo ai nostri referenti tecnici e agli stessi imprenditori di dedicare molto più tempo alla ricerca e sviluppo di nuovi progetti e alla cura del proprio portafoglio brevettuale esistente, che portò a un aumento delle attività brevettuali e, soprattutto, a una maggiore velocità di risposta alle nostre richieste di evasione dei casi sospesi (marchi e brevetti). E anche il nostro lavoro, una volta superato l’impasse organizzativo iniziale, beneficiò dello smart working: riducendo i tempi di trasferta, eravamo più celeri nell’invio delle nostre comunicazioni. Questo innescò un circolo virtuoso che, oltre a consentire di concludere presto tutte le attività già in essere, portò i nostri referenti nelle aziende a estrarre dal cassetto progetti che in precedenza erano stati accantonati. A questo si aggiunse il fatto che noi italiani non ci fermiamo mai dinanzi alle difficoltà, grandi o piccole che siano, anzi, adoperiamo tutto il nostro ingegno per risolverle. La pandemia, per esempio, ha generato subito tante innovazioni in ambito sanitario e di sicurezza sanitaria: dai dispositivi di protezione individuale ai sistemi di sanificazione, dai dispositivi medici e biomedicali fino allo studio di nuovi materiali. Un altro fattore che ha favorito la nascita di nuovi brevetti è la politica di agevolazioni e incentivi che lo Stato ha adottato nei confronti delle start-up innovative, attraverso i cosiddetti Voucher 3i messi a disposizione da Invitalia.
L’incremento in Italia dell’attività brevettuale nel 2020 è stato ancor più significativo degli anni precedenti, come più volte riportato ufficialmente da istituzioni e associazioni nazionali. Quello dei brevetti è un indicatore importante, perché testimonia come un’economia è in grado di affrontare le nuove sfide della trasformazione tecnologica e quanto è capace di creare prodotti innovativi, che possono poi generare valore, proprio grazie alla proprietà intellettuale.
Tra i settori delle nuove tecnologie, avete riscontrato negli ultimi due anni un aumento maggiore di brevetti in quello dei dispositivi informatici e della comunicazione digitale?
Sicuramente lo smart working ha comportato una forte accelerazione nello sviluppo di piattaforme di comunicazione telematica, ma nel settore dei dispositivi digitali la proprietà intellettuale, oltre ai brevetti, ha riguardato anche i copyright legati alle App. Non a caso, nel nostro paese, tra i vari campi della tecnologia, primeggia l’informatica (9,2% del totale), seguita dalla comunicazione digitale (8,3%), dalla tecnologia medica (6,6%), dai macchinari elettrici (6,6%) e dalla misurazione (4,8%). Basti pensare a tutte le attività che prima si svolgevano fisicamente e poi sono state convertite in modalità remota: per esempio, organizzare una fiera o una sfilata virtuale richiede necessariamente l’invenzione di nuovi dispositivi, alcuni dei quali hanno dato origine a nuovi brevetti.
Questo numero del giornale s’intitola L’occasione. Qual è l’occasione che il nostro paese può e deve cogliere in questo momento per dare slancio alla ricerca e all’innovazione?
L’occasione per valorizzare l’ingegno italico oggi è data dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che destina, con la Missione 4, circa 32 miliardi di euro a istruzione e ricerca (17%), una decisione che si discosta dalle precedenti politiche di scarso finanziamento di questo comparto. Affinché questi investimenti possano avere effetti concreti, senza perdere questa storica occasione, è però necessario che gli investimenti del PNRR siano accompagnati dalla spesa corrente per rafforzare la ricerca e siano sostenuti dalle adeguate riforme con interventi mirati, per esempio, a favorire un continuo scambio fra scuola, università e impresa, un tema strategico per l’avvenire del nostro paese nei prossimio anni.