MA QUANTO DEVONO ESSERE SPECIALI LE NOSTRE AZIENDE?

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presidente di Palmieri Group Spa, Gaggio Montano (BO)

In dicembre scorso, nel ricevere il prestigioso premio mondiale all’innovazione ITA Tunnelling Award 2021, il Gruppo Webuild S.p.a. (fino a maggio 2020 Salini Impregilo S.p.a.) ha ringraziato pubblicamente il vostro Gruppo Palmieri per aver dato un contributo prezioso al Progetto Riachuelo per il recupero ambientale del Rio de la Plata, in Argentina, uno dei bacini imbriferi più inquinati del mondo. La vostra innovativa attrezzatura di raise boring saliente consente di infiggere 36 tubi, del diametro di 700 mm in acciaio inossidabile e lunghi ciascuno 40 metri, all’interno del tunnel di sbocco sotto il letto del Rio de la Plata, che raccoglie ogni giorno 2,3 milioni di metri cubi di liquami. Tramite questo sistema, infatti, l’acqua che viene depurata sarà immessa in mare aperto per essere depurata definitivamente dal moto ondoso.

Il progetto di riqualificazione, incominciato nel 2011 e finanziato in parte dalla Banca Mondiale, interessa una popolazione di circa quattro milioni di persone e conferma la forte tendenza degli ultimi anni a cogliere la questione ambientale come un’occasione per intraprendere progetti industriali molto innovativi…

Noi abbiamo collaborato all’imponente programma di recupero ambientale noto come Sistema Riachuelo, fornendo il massimo supporto tecnico attraverso la macchina che abbiamo progettato e costruito per lo scavo del tunnel di sbocco sotterraneo del Rio de la Plata. I nostri clienti ci interpellano subito quando acquisiscono l’appalto per la costruzione di opere innovative di ingegneria civile. Ecco perché dico spesso che noi facciamo i vestiti su misura. I grandi Gruppi ci cercano non solo per la fornitura di macchine speciali, ma anche per le attrezzature specifiche da impiegare nel nuovo cantiere, che spesso non si trovano sul mercato, e allora noi possiamo anche vendere loro il nostro progetto, coadiuvandoli nella costruzione.

Attualmente, le imprese italiane devono fare i conti con problematiche nuove, come l’impennata dei costi energetici, oltre alla difficoltà di reperire materie prime…

Nell’industria del manifatturiero c’è grande incertezza dovuta non tanto al Covid, che stiamo gestendo, ma a due ordini di problemi: non sappiamo quanto pagheremo l’energia e le materie prime che ci occorrono. Questa spada di Damocle abbatterà quella che pensavamo fosse la grande ripresa, i politici che la annunciano non si illudano. La volontà e la capacità degli imprenditori e dei loro collaboratori da sole non bastano perché il momento è difficile, considerata anche la svalutazione galoppante che accompagna sempre questi problemi.

Lo scorso anno i costi dell’energia hanno coperto un terzo del nostro fatturato e, pur avendo effettuato ordini di alcuni milioni di euro per diverse tonnellate di acciaio, sappiamo che a marzo di quest’anno il prezzo sarà lievitato di almeno 250 euro la tonnellata rispetto alla data dell’ordine. Se persiste questa oscillazione dei prezzi di energia e acciaio, le aziende non sapranno come calcolare i prezzi delle loro produzioni nei settori di competenza.

Secondo lei, dovrebbe intervenire il governo per bloccare l’aumento dei prezzi dell’energia?

Non credo che questo sia possibile in Italia. Oggi, infatti, siamo costretti ad acquistare a caro prezzo l’energia, soltanto perché i governi di questo paese non hanno mai promosso una politica energetica e questo è avvenuto perché le necessità dell’industria sono sempre state completamente ignorate. L’aumento dei costi dell’energia incide moltissimo nella vita quotidiana, per esempio sui costi di produzione delle bottiglie di vetro, per alimentare i forni del vetro: ormai costa di più una bottiglia che il vino contenuto all’interno. Quindi non vale la demonizzazione delle bottiglie di plastica se poi la lavorazione di quelle in vetro non risparmia costi esosi. I più avvantaggiati in Europa sono i francesi, perché hanno investito nelle centrali nucleari, mentre in Inghilterra riaprono le miniere di carbone, e i più furbi le hanno acquistate per pochi soldi.

Questa può essere l’occasione per l’Italia di progettare una vera politica energetica?

Bisogna volere cogliere questa occasione. Per quanto ci riguarda, lo scorso anno noi abbiamo registrato il 20% in più di fatturato, ma siamo stati costretti a effettuare spese e investimenti mag[1]giori per l’approvvigionamento delle materie prime. L’occasione sta soltanto nel fatto che siamo riusciti a fare la scorta per la produzione di quest’anno, ma abbiamo acquistato a prezzo aperto, quindi, pagheremo il prezzo calcolato al momento della consegna. Ma quanto devono essere speciali le aziende del nostro paese per andare avanti in questo modo?