ANTIDEPRESSIVI? MEGLIO IL PLACEBO
Nel suo interessante intervento al Festival della modernità (La democrazia, 28-30 novembre 2008, Villa San Carlo Borromeo, Milano Senago), lei ha affermato che la differenza tra l’effetto delle pillole antidepressive e quello del placebo è minima. Che cosa intende?
Nei pazienti a cui hanno diagnosticato la depressione, la differenza tra l’effetto dei farmaci e l’effetto placebo è piccolissima. È stato dimostrato che molti farmaci, a determinate condizioni, agiscono positivamente contro la malattia, mentre l’effettiva efficacia degli antidepressivi è meno sicura. Con questo non intendo dire che i farmaci antidepressivi non portino risultati. Nei pazienti trattati con farmaci antidepressivi si nota un miglioramento, ma se si somministrano loro pillole prive di sostanze chimiche, quindi ininfluenti sull’organismo, si osservano reazioni positive molto simili. La differenza nel miglioramento è talmente piccola che porta a chiedersi se alla sua base ci sia l’effetto chimico delle sostanze presenti nelle pillole o un effetto psicologico.
Quando ha incominciato la sua ricerca?
Lavoro sui farmaci antidepressivi da più di dieci anni. In realtà inizialmente mi occupavo dell’effetto placebo e mi sono specializzato sugli antidepressivi solo in seguito. Attirava la mia attenzione il fatto che la gente collegasse alla salute l’esperienza della cura. Ho incominciato a occuparmi degli antidepressivi per caso, quando, leggendo le prime pubblicazioni sulla depressione, emergeva già la grande influenza del placebo nel trattamento chimico. Ero un giovane medico e alcuni miei pazienti avevano chiari sintomi di depressione, così, per aiutarli, mi trovai a somministrare loro i farmaci e a osservarne gli effetti. Mi accorsi del fatto che la loro effettiva efficacia era molto meno importante di quella evidenziata dai dati esposti nelle pubblicazioni ufficiali. In USA la legalità di un farmaco è decisa dal Governo Federale, che si basa sulle pubblicazioni ufficiali dei progetti di ricerca, spesso sponsorizzati dalle industrie farmaceutiche. C’è da considerare però che esse sono in grado di non far pubblicare eventuali ricerche a loro controproducenti: è stato calcolato che almeno il 40 per cento dei risultati delle ricerche sui prodotti antidepressivi non è stato pubblicato allo scopo di nascondere i dati che dimostrano la loro scarsa efficacia.
Questo non sembra molto democratico…
Infatti, la democrazia è basata sulla libera informazione. Se l’informazione non è sufficientemente accurata, la possibilità di scegliere viene meno.
L’influenza delle case farmaceutiche sui dati pubblicamente disponibili priva le persone dell’effettiva capacità di valutare come procedere per la propria salute.
Dove sono pubblicati i risultati delle ricerche che ha condotto con la sua equipe?
Siamo molto onorati che siano stati pubblicati dal più autorevole giornale scientifico di medicina, il “PLoS Medicine”, famoso soprattutto per la forte componente etica nella sua politica di scelta delle ricerche a cui dare voce.