COME LA ROBOTICA AIUTERÀ L’OPERATORE ODONTOIATRICO
Nel 2012, lei ha aperto a Modena la prima sede dei Centri Odontoiatrici Victoria, cui si sono aggiunte man mano quelle di Carpi, Sassuolo, Castelfranco Emilia, Formigine e Reggio Emilia. In precedenza, lei aveva lavorato per quattordici anni nel suo studio professionale. Può dirci com’è cambiata l’odontoiatria lungo il suo itinerario?
Fino agli anni ottanta, l’odontoiatria era considerata un’attività medica di seconda fascia. Soltanto in seguito è assurta ad attività di prima fascia, quando si è diffusa la consapevolezza che la pratica odontoiatrica fosse una delle maggiori responsabili di trasmissioni crociate di agenti patogeni. Da allora, è aumentata in modo esponenziale quell’attenzione all’igiene estrema e alla sterilizzazione degli strumenti, che in questo periodo di rischio pandemico si è fatta apprezzare ai massimi livelli. In passato, le pratiche odontoiatriche venivano considerate patrimonio del singolo professionista, che si tramandavano di padre in figlio, oggi invece l’odontoiatria è diventata una branca iperspecializzata, ben organizzata, con metodiche estremamente raffinate che hanno alla base una grande validità scientifica.
Il meglio, però, sta iniziando ad arrivare soltanto ora: entro i prossimi quindici o vent’anni, non ci sarà più il medico odontoiatra, ma l’operatore odontoiatrico, nel senso che lo specialista – come ormai sta accadendo per tutti gli ambiti della medicina – guiderà tramite computer gli interventi che saranno eseguiti da un robot, anziché manualmente, come invece accade oggi. Questo servirà a rendere gli interventi più precisi, più asettici e meno invasivi, ma non li denaturerà, in quanto la funzione del medico sarà sempre essenziale, sarà lui a decidere cosa deve fare la macchina e come deve farlo.
Non dobbiamo pensare alla robotica come qualcosa che cancella o elimina l’azione dell’uomo, anzi, essa serve ad alleggerire il suo lavoro nelle operazioni altamente pericolose o molto faticose, lasciandogli il tempo di occuparsi di attività in cui egli è insostituibile.
Come abbiamo illustrato in alcune interviste ai professionisti che lavorano nei vostri Centri Odontoiatrici Victoria, con le tecnologie digitali, oggi riuscite a produrre un modello 3D virtuale del sorriso del paziente, fornendogli una pre-visualizzazione, anche sul telefono cellulare, del manufatto che gli sarà applicato e che eventualmente modificherete, laddove sarà possibile, in base ai suoi suggerimenti. Esiste qualche caso di utilizzo dell’odontoiatria robotica in Italia o in altri paesi?
Nel campo dell’implantologia, per esempio, un’azienda americana ha brevettato un dispositivo che è una sorta di manipolo robotizzato che offre al chirurgo un feedback multisensoriale mentre egli pratica il forellino in cui avvitare un impianto nell’osso: in pratica, si tratta di un braccio robotizzato che guida la mano del chirurgo nell’inserzione dell’impianto. A differenza della chirurgia classica manuale, in cui tutto è lasciato alla sensibilità dell’operatore, se la mano del chirurgo si sposta di qualche grado e lo strumento che adopera, la fresa, non ha l’inclinazione giusta rispetto alla programmazione digitale, il robot blocca immediatamente la mano, dando al medico i feedback necessari e aiutandolo passo passo a trovare la giusta angolazione e la giusta inclinazione per posizionare l’impianto nel miglior modo possibile.
Un altro utilizzo molto importante della robotica nel nostro lavoro è la sterilizzazione robotizzata: realizzare una sterilizzazione e una disinfezione dello studio con strumenti robotizzati, riducendo così al minimo il lavoro umano, è una vera rivoluzione. È ciò che ha messo a punto l’odontoiatra Giorgio Castagno, che ha fondato una start-up innovativa italiana, brevettando una sala di sterilizzazione completamente robotizzata. Probabilmente, all’inizio, queste saranno tecnologie a disposizione di grandissime strutture ospedaliere, perché investire milioni di euro per un ambulatorio privato è fisicamente impossibile. Ma la tecnologia più si diffonde e più diventa abbordabile economicamente: vent’anni fa era impensabile acquistare le strumentazioni digitali di cui sono dotati oggi i nostri Centri, eppure, oggi sono una realtà quotidiana.
Nel 2030, i professionisti che lavoravano utilizzando soltanto le proprie mani saranno un ricordo lontano. La tecnologia, l’automazione, le stesse software house, le industrie della robotica spingono molto in questo senso. La cosiddetta realtà virtuale si sovrapporrà sempre più alla realtà “reale” e questa sovrapposizione in molti campi sarà quasi impercettibile e non se ne potrà più fare a meno. Siamo ai primi passi, ma non facciamo in tempo a incominciare a sgambettare che subito corriamo veloci: nelle tecnologie basta poco perché una novità prenda il volo.