UN LABORATORIO DI ANALISI AL PASSO CON LE NUOVE TECNOLOGIE

Qualifiche dell'autore: 
biologa, responsabile del Laboratorio di analisi, Casa di Cura Madonna della Salute, Porto Viro (RO)

In più di un anno di pandemia, com’è cambiato il lavoro in laboratorio? È cambiato tantissimo, non solo perché si lavora di più o per il numero dei test e degli esami che eseguiamo, ma soprattutto perché sono disponibili tante metodiche riservate alla diagnostica per il Covid-19, che all’inizio della pandemia non lo erano. C’erano molti dubbi sui metodi da impiegare ed era molto difficile trovare i reagenti e la strumentazione necessari per eseguire gli esami per diagnosticare la malattia.
Qui a Porto Viro siamo partiti con gli esami di biologia molecolare a luglio 2020. Abbiamo formato il personale, acquisito la strumentazione e, dopo aver superato i test di verifica previsti dalle normative, abbiamo ottenuto l’autorizzazione dalla Regione Veneto a processare i tamponi molecolari per la ricerca del Sars-Cov-2. Inizialmente, i tamponi erano processati con metodiche lentissime e poco automatizzate, che comportavano un grande dispendio di tempo ed energia, sia nell’allestimento delle procedure sia nell’interpretazione dei risultati.
Adesso, pur nei limiti legati alla complessità della metodica molecolare, abbiamo strumenti automatizzati che snelliscono il lavoro. Quando siamo partiti, avevamo a disposizione un test che ci permetteva di rilevare soltanto il gene dell’Rna virale del nucleocapside, il cosiddetto gene N, mentre ora riusciamo a individuarne ben quattro.
Quindi, ottemperando alle indicazioni regionali, che prevedono l’uso di test chiamati Multiplex, riusciamo a riconoscere ben quattro geni del genoma virale, aumentando la precisione e la sensibilità. Questo è molto importante nel caso delle “varianti”. È difficile che un ceppo del virus sia mutato su tutti e quattro i geni, così risulta molto improbabile non rilevare il virus se è presente nel campione analizzato.
Questo modo di lavorare è molto interessante e stimolante, e la necessità di stare al passo con le nuove metodiche e con le novità che la ricerca ci offre fa sì che non ci si fossilizzi nella routine.
Attualmente il vostro laboratorio effettua gli esami inerenti al Covid-19 anche agli utenti esterni. Quali sono questi esami? Dopo aver acquisito tutti gli strumenti per soddisfare il fabbisogno interno e quindi eseguire i tamponi molecolari ai pazienti ricoverati e al personale interno, abbiamo procurato un tipo di tampone molecolare rapido che può essere eseguito nel giro di una mezz’ora circa, e questo è stato un aiuto notevole nei casi d’urgenza, in particolare per il pronto soccorso. Potevano essere esaminati subito quei pazienti sintomatici o che potevano essere considerati sospetti. Successivamente, abbiamo iniziato anche a testare gli anticorpi, grazie al fatto che abbiamo a disposizione un’ottima metodica con marchio CE.
Riusciamo a quantificare le immunoglobuline di classe G neutralizzanti dirette contro la proteina Spike. Sono quegli stessi anticorpi che si positivizzano dopo lo stimolo della vaccinazione, oltre che dopo il contagio.
Inoltre, testiamo gli anticorpi di classe IgM, sempre contro la proteina Spike, e anche gli anticorpi IgG contro il nucleocapside.
Quest’ultimo è un rilievo molto importante che interessa chi ha avuto il Covid, perché il vaccino non stimola la produzione di anticorpi contro la proteina del nucleocapside.
Purtroppo, ancora non si sa per quanto tempo permangano questi anticorpi, sia per quanto riguarda quelli vaccinali sia per quanto riguarda quelli da contagio. Si è visto che chi ha contratto la malattia dopo diversi mesi ha ancora questi anticorpi. Comunque, è tutto in divenire e giorno per giorno si acquisiscono sempre nuovi dettagli fondamentali.
Per quanto riguarda i tamponi, ne offriamo di due tipi: il tampone molecolare, che ricerca l’Rna del virus se presente al momento del prelievo nelle mucose nasali e faringee, e il tampone antigenico, che evidenzia le proteine presenti nel nucleocapside, che riveste l’acido nucleico del virus, quindi la presenza o l’assenza del virus. È una procedura più semplice rispetto ai tamponi molecolari, quindi molto veloce.
Proponiamo un test di terza generazione: in pratica, il materiale prelevato con il tampone viene stemperato e depositato in una sorta di microchip, dove avviene la reazione che viene letta come segnale di fluorescenza. Il metodo di terza generazione è molto sensibile e affidabile, ma come tutti i test antigenici deve essere presente una carica virale maggiore rispetto a quella in grado di essere rilevata con il tampone molecolare.
Per riepilogare, diciamo che per sapere se la persona ha avuto contatti con il Coronavirus (o se ha risposto alla vaccinazione) verifichiamo la presenza di anticorpi mediante l’esame sierologico, mentre per individuare la presenza di Coronavirus, cioè se la persona è portatrice del virus ed è contagiosa, dobbiamo eseguire i tamponi.
Ci tengo a precisare che finora abbiamo effettuato circa dodicimila tamponi molecolari e alcune migliaia di tamponi antigenici, quindi abbiamo una vasta esperienza.
Garantiamo l’esito del tampone molecolare entro 24-36 ore, mentre refertiamo gli antigenici entro sei ore.
Da sottolineare che i referti degli antigenici di terza generazione e dei tamponi molecolari hanno la traduzione in inglese di default, mentre altri laboratori chiedono un rincaro del prezzo per questo servizio.