IL PRETE IMPRENDITORE
Sono trascorsi quasi settant’anni da quando il “prete
imprenditore” di Enego (VI), don Dorino Conte, nel 1952, fondò a Sassuolo
l’Acal, la scuola di avviamento professionale con sede in un capannone donatogli
dal cavalier Pietro Marazzi.
La scuola accolse tanti ragazzi – fra cui lei – che
ebbero modo di qualificarsi e di divenire in seguito protagonisti di quello che
è considerato il miracolo del distretto ceramico più importante al mondo… In
un momento in cui l’Italia era stata messa in ginocchio dalla guerra, terminata
pochi anni prima, don Dorino fu un vero missionario a Sassuolo: aiutò tanti
giovani a inserirsi in una società che non cercava più braccia, ma manodopera
qualificata. Li aiutò a diventare non solo uomini, ma anche imprenditori: si
sono formati all’Acal alcuni dei più importanti industriali del comprensorio
nei settori della meccanica e della ceramica, che da quella esperienza trassero
anche preziosi insegnamenti, che li hanno accompagnati per tutta la vita.
Può narrarci qualche particolare degli anni in cui ha
frequentato l’Acal? Don Dorino è stato un esempio che ciascuno di noi
aspirava a seguire, per l’entusiasmo e la fede nella riuscita che non lo
abbandonavano mai, neanche nei periodi più difficili, quando i finanziamenti
arrivavano in ritardo e non erano sufficienti: non solo non si scoraggiava, ma
s’indebitava, pur di mantenere alto il livello d’insegnamento, chiamando sempre
i docenti migliori a disposizione.
Era un vero imprenditore, s’ingegnava continuamente per far
funzionare la scuola, che purtroppo non aveva i mezzi di un istituto statale.
Per esempio, per consentirci di svolgere attività pratiche,
andava alla Fiat e ritirava con un camion le macchine utensili che sarebbero
state sostituite da lì a poco perché erano ormai obsolete.
Una volta arrivate nella scuola, quelle macchine erano
affidate alle mani esperte di due bravi tecnici che riuscivano a riparare
qualsiasi guasto.
Don Dorino aveva una forza interiore incredibile, che
trasmetteva anche a noi. Niente poteva fermarlo.
Al mattino, prima d’incominciare le lezioni, ci riuniva in
cortile per l’alzabandiera, la preghiera e il suo messaggio della giornata.
Vento, pioggia o neve non gli impedivano quel rito mattutino, che per noi
ragazzi era importante, perché ci faceva sentire alleati nelle battaglie di una
vita per niente facile. Venivamo per lo più da famiglie che non avrebbero
potuto permettersi di mandarci in una scuola in cui proseguire gli studi fine a
se stessi. Frequentando l’Acal, invece, non solo pagavamo una retta irrisoria, ma
avevamo anche la colazione e il pranzo (preparato da volontarie del vicinato) e
un lavoro assicurato, una volta conseguito il diploma. Poco importava che quel
diploma non fosse spendibile come titolo riconosciuto dallo stato, era una
garanzia per le imprese che nascevano ogni giorno nella ceramica e nella
meccanica e richiedevano manodopera specializzata.
Fino a quel periodo, le industrie del settore ceramico erano
pochissime e ancora meno quelle che producevano macchine per fabbricare
piastrelle.
Molte officine per la produzione di stampi, per esempio,
sono nate pochi anni prima che noi fondassimo la Gape, nel 1967, mentre
all’inizio gli stampi erano prodotti all’interno delle stesse fabbriche.
Tanti ragazzi che, come me, avevano soltanto la licenza
elementare oggi hanno industrie leader nel mercato globale: dobbiamo
ringraziare don Dorino, che ci ha insegnato il disegno meccanico e ci ha
insegnato a lavorare con il tornio, le frese e le macchine utensili, ma
soprattutto ci ha insegnato a divenire imprenditori. A Sassuolo eravamo tutti
contadini, che cosa sapevamo noi della meccanica, della ceramica e, tanto meno,
dell’impresa? A volte, entrando in uno dei tre stabilimenti della Gape Due Spa,
mi chiedo come abbia potuto costruire tutto questo. Certo, è stata
un’esperienza sul campo, che si è avvalsa del contributo di tanti collaboratori
qualificati, affidabili ed entusiasti di partecipare al progetto d’impresa e di
rispondere alle differenti e varie esigenze dei clienti. Ma, se penso agli anni
dell’Acal, è lì che trovo la traccia dell’esempio che mi ha guidato nella vita.
Oltre a ricevere una formazione specialistica, gli
allievi erano invitati a inventare soluzioni tecniche innovative? Nel corso
degli anni, sono state brevettate nuove macchine in grado di automatizzare
processi di fabbricazione delle piastrelle, che prima avvenivano a mano. Per
esempio, è stata inventata una macchina per la composizione automatica dei
mosaici; inoltre, sono stati brevettati blocchi da costruzione realizzati con
un materiale di recupero che abbondava a Sassuolo (piastrelle macinate e
cemento).
Le nuove aule furono costruite utilizzando proprio questi
blocchi, ecologici ante litteram.
E la scuola ha proseguito anche dopo la scomparsa del suo
fondatore? Purtroppo, la scuola oggi non porta il suo nome: spostata nel
nuovo polo scolastico, è un istituto professionale (Ipsia) impropriamente
intitolato a don Ercole Magnani, persona lodevole, ma che nulla aveva a che
fare con la scuola ex Acal.
I dettagli della storia si possono leggere sul sito
www.dondorinoconte.
it, curato dall’Associazione “Don Dorino”, fondata
da noi ex allievi per alimentare nel modo più opportuno la memoria del prete imprenditore.