COME DEMOLIRE PER QUALIFICARE LE CITTÀ

Qualifiche dell'autore: 
legale rappresentante di Faro Service Srl, Castel Maggiore (BO)

Faro Service offre il proprio apporto alla costruzione della città attraverso interventi di demolizione. Spesso, nel luogo comune, la demolizione è intesa come sinonimo di distruzione. Con la vostra attività voi date testimonianza di quanto la demolizione sia essenziale per qualificare la città. Ma quali sono le sue acquisizioni lungo la vostra esperienza ultratrentennale nel settore? La tendenza attuale da parte di amministrazioni pubbliche di vietare l’attività edile nelle aree agricole comporta la necessità di riqualificare le aree degradate nelle città. Ecco allora che demolire edifici fatiscenti, per poi costruirne di nuovi, diventa il modo per qualificare interi quartieri.
Il degrado delle prime periferie, oltre a favorire l’aggregazione di malviventi attraverso lo spaccio di droga, per esempio, scoraggia l’apertura di imprese e attività commerciali.
Non sempre la demolizione è necessariamente totale, perché può essere anche solo parziale, come avviene, per esempio, per gli edifici storici privi di finanziamenti per il restauro globale. In questi casi, interveniamo demolendo l’edificio, salvo la facciata storica, e il valore dell’edificio rimane.
Palazzo dei Banchi di Bologna, in Piazza Maggiore, è stato ristrutturato seguendo questa logica, come l’ex Manifattura Tabacchi, in via Stalingrado, ora sede del Cineca al Tecnopolo di Bologna, dove abbiamo effettuato alcune demolizioni parziali nell’area, perché la costruzione è considerata nel suo complesso come edificio storico.
Sono i burocrati incompetenti, perché non leggono tutti i documenti amministrativi e si preoccupano di raccogliere le lamentele, che costringono chi lavora nell’edilizia a una battaglia continua, fra autorizzazioni e divieti che allungano enormemente i tempi dell’intervento. Sono queste le cause delle moltissime difficoltà che gravano su imprese e cittadini nelle zone d’intervento.
Cosa risponde a chi ritiene che costruire equivalga a consumare territorio, secondo la formula più usata nei media? L’idea di consumare territorio è un pregiudizio con cui noi, tutti i giorni, dobbiamo fare i conti. In Italia sono molte le amministrazioni che indirizzano le proprie politiche a non edificare in aree agricole, ma nella mia esperienza ho constatato che queste aree non finiscono perché ce ne sono tante o si estendono a discrezione dell’autorità. Si tratta soltanto di non “consumarle” a caso e di progettare piani regolatori mirati, cosa che spesso non avviene. Occorre progettare le zone di espansione in modo da evitare che un’area urbana si sviluppi in una direzione piuttosto che in un’altra. È il caso di Villanova di Castenaso, comune che si sviluppa lungo il proseguimento della via San Vitale di Bologna, o di Castel Maggiore, che si estende su una strada ed è quindi privo del centro città. A Budrio è stata costruita una zona nuova al di là della ferrovia, pertanto il territorio comunale si sviluppa in due aree separate.
La vostra attività di demolizione include una varietà di interventi, fra cui quello d’incontrare i cittadini prima di effettuare i lavori… Prima di demolire un fabbricato noi coinvolgiamo gli abitanti degli edifici nelle vicinanze. Andiamo a parlare ai condomini anche suonando i campanelli, per spiegare la tecnica di demolizione, illustrando modi e tempi di intervento. Ritengo che questo non sia tempo perso, perché sono frequenti i timori di danni: a nessuno piace vedere un edificio vicino al proprio, o addirittura adiacente, mentre viene demolito.
Quanto tempo comporta quest’attività di comunicazione con i cittadini? Alcuni giorni. Riceviamo continuamente telefonate riguardo alle demolizioni, anche di notte e di domenica.
Recentemente ho ricevuto quella di una signora allarmata dall’eventualità che avremmo potuto usare esplosivi.
Ma sono veramente andato su tutte le furie per un cantiere a San Lazzaro.
Ogni notte veniva rubato il gasolio dai nostri escavatori in sosta e “nessuno aveva visto niente”. In compenso, tutti i vicini sapevano benissimo i nostri orari d’inizio e di fine dei lavori di ciascun giornata. Abbiamo anche subito il furto di un escavatore, asportato con un camion di notte e nessuno aveva visto o sentito niente. Un’altra mattina, invece, mentre alle cinque caricavamo su un nostro camion un altro escavatore, i vicini hanno chiamato i carabinieri a causa del rumore.
In un altro cantiere, poi, qualcuno ha chiamato perfino i pompieri. Il nostro lavoro impone grandi sacrifici, perché incominciamo presto al mattino, ma non sappiamo quando finiamo la sera.
Le esigenze sono differenti, considerato che il nostro intervento è richiesto da vari settori, del pubblico e del privato.
Per questo rispondiamo sempre quando ci chiamano al telefono: essere impegnati a costruire la città vuol dire non stare a guardare l’orologio.