8 MARZO, ASSINDATCOLF: IL SETTORE DEL LAVORO DOMESTICO È ROSA

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presidente di Assindatcolf (Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico)

Il comparto domestico è "rosa": su quasi 850 mila colf, badanti e baby sitter regolari censite dall’Inps nel 2019, 753.325 sono donne, ovvero l’88,7% del totale. Così come donne sono per oltre la metà, il 58%, i loro datori di lavoro. Donne che chiedono aiuto ad altre donne per riuscire a conciliare i tempi di vita, soprattutto con la propria occupazione, ma che non sempre hanno le disponibilità economiche per poterselo permettere. A queste persone, coloro che quotidianamente rinunciano alla propria attività e alla propria carriera per occuparsi esclusivamente della casa e della famiglia, vogliamo dedicare la Giornata Internazionale della Donna.

Calcolatrice alla mano, abbiamo messo nero su bianco quanto spendono mediamente le famiglie nelle quali entrambi i genitori sono lavoratori a tempo pieno per assumere una baby sitter che copra l’orario extra scolastico, quindi per circa 15 ore a settimana: complessivamente, oltre 7 mila euro l’anno, inclusi i ratei di Tfr, tredicesima, ferie e contributi, che diventano oltre 18 mila se la lavoratrice viene invece assunta a tempo pieno (40 ore alla settimana). Stesso discorso per la colf a cui demandare la cura della casa quando si è a lavoro: oltre 9 mila euro l’anno è il costo complessivo di una lavoratrice assunta per 25 ore la settimana e 16 mila euro è quello per un’attività settimanale di 40 ore. Considerato che il reddito medio delle famiglie stimato dall’Istat nel 2018 era pari a circa 31 mila euro l’anno, appare evidente come la scelta di rinunciare a un aiuto in casa possa principalmente essere legata all’indisponibilità economica. E, quando una famiglia non può permetterselo, chi rinuncia è quasi sempre la donna, sulla quale ancora oggi ricade tutto il lavoro di cura e di assistenza. Tanto più se si considera che ai datori di lavoro domestico non è attualmente consentito di portare in deduzione il costo complessivo del lavoro, ma solo una minima parte dei contributi.

Per superare almeno questo tra i tanti problemi di gender gap, siamo convinti che sia necessario partire proprio da qui, dal sostegno al lavoro domestico, introducendo una fiscalità diversa e più equa a carico delle famiglie, che renda il lavoro domestico regolare non solo più conveniente rispetto a quello in "nero", ma anche un’alternativa possibile alla rinuncia del proprio posto di lavoro. Questo sì che potrebbe essere un modo concreto per festeggiare le donne.