ARTE E SCIENZA NEL LAVORO DEL DENTISTA
Questo numero della rivista ospita l’intervento di Pietro
Ichino, noto giuslavorista e autore del recente libro L’intelligenza del
lavoro (Rizzoli).
Dopo vent’anni di attività come rinomato odontoiatra a
Modena, lei ha aperto in poco tempo sette Centri Odontoiatrici Victoria in
varie città dell’Emilia e a Verona, con la collaborazione di professionisti che
vantano una grande esperienza nelle differenti specialità odontoiatriche.
Com’è cambiato il lavoro del dentista da quando lei ha
avviato il primo studio professionale? Che cosa consiglierebbe oggi a un
giovane che vuole specializzarsi per aprire uno studio odontoiatrico? La
formazione universitaria nelle discipline odontoiatriche in Italia è ancora
abbastanza limitata dal punto di vista dell’esperienza professionale sul campo.
Pertanto, un giovane che voglia avviare un’attività dopo la laurea deve
necessariamente intraprendere percorsi formativi successivi, che comunque sono molto
costosi. Poi è indispensabile che affianchi un professionista con una lunga
pratica alle spalle, anche per mettere a confronto ciò che ha acquisito durante
i corsi con ciò che occorre affrontare nell’esperienza quotidiana dello studio.
Durante questo periodo di apprendistato, tra l’altro, il giovane ha
l’opportunità d’indirizzarsi verso una propria strada professionale e di
orientare le scelte future in base agli interessi e alle abilità che emergono
maggiormente.
Poi, lei mi chiedeva com’è cambiato il lavoro del dentista
rispetto a trent’anni fa. Certamente, oggi noi abbiamo a disposizione strumenti
e tecnologie impensabili allora, tuttavia, permane la duplice valenza che caratterizza
la nostra professione: quella di soddisfare un’esigenza estetica e funzionale
della maggior parte dei pazienti e quella di restituire il sorriso e la
capacità fonatoria e masticatoria a quei pazienti con gravi patologie, con una
tale lacerazione dei tessuti della bocca che hanno perso qualsiasi speranza.
Questo conferisce all’odontoiatra una gratificazione
maggiore rispetto a quella di aiutare il paziente a migliorare la sua estetica,
che pure è un alto obiettivo, anche perché fa pensare a tutto il lavoro
necessario, compreso quello formativo, occorso per raggiungere quel risultato.
Quella del medico è una professione che alla base ha
sempre la vocazione di restituire la salute… Affrontiamo casi in cui non prendiamo
più in considerazione i parametri abituali, che cosa è stato preventivato e cosa
no, ma facciamo ciò che è necessario e ciò che è possibile fare per raggiungere
il risultato, indipendentemente dagli utili che se ne traggono. Infatti, a
volte, così facendo, ci rimettiamo. Ma questo passa poi in secondo piano.
Ci arrivano casi in cui erano falliti tutti gli interventi
eseguiti in precedenza e nel paziente è subentrata la rassegnazione. In questi
casi, una volta analizzata la situazione e programmato l’intervento, il primo
compito del medico è avere fiducia nel risultato e infonderla nel paziente. Poi
occorre mettere in campo tutti gli strumenti e le capacità, proprie e della
squadra, per ottenerlo.
Questi casi sono piuttosto rari nella pratica quotidiana,
tuttavia danno soddisfazioni enormi, che ripagano di tutti gli sforzi compiuti e
gli investimenti effettuati. Si tratta di risultati che un tempo erano
inimmaginabili, nel senso che di fronte a questo tipo di situazioni c’era molta
rassegnazione. Inoltre, c’erano tanti pregiudizi.
Che tipo di pregiudizi? Pensiamo, per esempio, ai
pazienti sieropositivi: molti colleghi, per paura, preferivano non affrontarli.
Invece, occorre sempre considerare che esistono anche questi
pazienti e che, con le dovute cautele, devono essere curati. Qualcuno si deve prendere
la briga di fare qualcosa per costoro, e qui subentra la vocazione.
Come dicevamo, alcuni casi non sono assolutamente
convenienti dal punto di vista economico per la pratica odontoiatrica, tuttavia
per un medico è imprescindibile dare una risposta anche in queste situazioni, che
devono essere vagliate con attenzione, mettendo sempre in campo gli strumenti e
le tecnologie più idonee per affrontarle.
A proposito di assenza di pregiudizi e, soprattutto, di
paure, ricordiamo che i vostri Centri sono stati fra i pochi ambulatori
odontoiatrici aperti nella provincia di Modena durante la prima ondata di
pandemia… E non abbiamo mai registrato alcun caso, né tra il personale né tra
i pazienti. Sia la filtrazione sia la nostra attività lavorativa è stata condotta
in modo esemplare, con i criteri che occorrevano in quelle circostanze.