LA MEDICINA MANUALE PER LA CURA DEI PROBLEMI ORTOPEDICI
Nei vostri Centri di Medicina Manuale e Riabilitazione,
CMR, grazie alla sua esperienza trentennale nella fisiatria e nella medicina
dello sport, intervenite con efficacia nella cura di lombosciatalgie, cervicobrachialgie
da ernia del disco, tunnel carpali e artrosi attraverso l’integrazione di
metodiche manuali e macchine di terapia fisica. Come ha incominciato a dedicarsi
alla medicina manuale? Dopo la laurea in medicina mi sono specializzato in
fisiatria e ho conseguito alcuni master in medicina manuale ortopedica
all’Ospedale Niguarda di Milano. La scuola di riferimento è a Parigi, dove si
svolge il master europeo in medicina manuale per medici fisiatri, tenuto dal
professor Robert Maigne.
Occorre distinguere tra medico fisiatra e fisioterapista, il
quale esegue il protocollo per la riabilitazione indicato dal fisiatra, mentre
la differenza con l’ortopedico consiste nell’approccio chirurgico di
quest’ultimo. Oggi, il fisiatra si avvale di diverse terapie fisiche con
l’ausilio di laser, tecar o ionoforesi e di terapie di medicina manuale
integrata all’approccio riabilitativo tramite palestra e vari tipi di
ginnastica. Io mi sono specializzato nella medicina manuale perché ha un
approccio terapeutico specifico e, secondo la mia esperienza clinica, resta
l’unica che garantisce risultati.
Perché la chirurgia ortopedica non interviene sulla causa
della patologia della colonna vertebrale? Diversi studi scientifici dimostrano
che la chirurgia vertebrale, togliendo il disco erniato, elimina il sintomo ma
non la causa. Il 30 per cento dei pazienti con sciatalgia, per esempio, dopo un
anno continuano a manifestare gli stessi sintomi.
La causa dell’ernia del disco, infatti, è un aumento di
pressione meccanica sulla colonna vertebrale che viene schiacciata. La terapia
di elezione è la medicina manuale associata al protocollo di ginnastica
specifica per ogni paziente. Questo aumento di pressione meccanica ha tre
componenti: posturale, muscolare e tensiva. Non a caso in questo periodo di
restrizioni del movimento a causa del Covid-19, per esempio, abbiamo
riscontrato un aumento esponenziale di ernie.
L’ernia del disco si manifesta sempre tramite il dolore? Il
dolore è un messaggio che invia il corpo, come del resto accade per la febbre,
il prurito o il formicolio, che sono sintomi di un tentativo di guarigione che
segnala il corpo. Nel mio primo libro La salute è il silenzio del corpo (Edizioni
Orizzonti meridionali), indico come occorra partire dal sintomo per trovare la
cura: se il corpo è in silenzio, non è necessario intervenire. Oggi, invece,
l’approccio medico è spesso orientato all’abuso di diagnosi (il problema delle
cosiddette sovradiagnosi), secondo la mentalità della prevenzione a tutti i
costi: ognuno è malato fino a prova contraria.
La tendenza è quella di effettuare una serie di esami per
dimostrare che non siamo malati. Ma questo approccio parte dal presupposto che
siamo malati. La malattia è invece un modo per il corpo di esprimere la sua
sofferenza.
In diversi casi, il corpo attua un’autoguarigione.
In uno studio condotto dal King’s College London sono state esaminate
cento persone che non avevano mai avuto mal di schiena: settanta di queste avevano
una discopatia senza manifestare alcun dolore.
In questi casi non si può parlare di malattia, né è
necessario intervenire con la chirurgia o con la terapia.
Occorre tornare alla medicina clinica, secondo cui il medico
interviene soltanto quando il dolore si manifesta e se si manifesta.
Intervenire prima che il sintomo si enunci è come dire: “Ricordati che devi
morire”, parodiando il film Non ci resta che piangere, e che oggi
diventa: “Ricordati che hai il Covid”. Per questo adesso anche la febbre è diventato
qualcosa di pericoloso.
Ogni caso di salute è unico.
Io ho curato 15.000 ernie del disco, ma due uguali non le ho
ancora trovate, perché ciascun paziente ha uno specifico vissuto e una
esperienza del corpo che si articola in modo diverso.
Cosa occorre fare nel caso di lombalgia o di
lombosciatalgia? Sottolineo l’importanza di una diagnosi clinica, per cui
la prima cosa da fare è rivolgersi allo specialista medico fisiatra, senza
effettuare prima la risonanza o la tac. Tutte le linee guida internazionali
confermano l’inutilità di questi esami prechirurgici, utili invece in caso di dubbi
per la conferma della diagnosi dello specialista. In America sono stati spesi
circa 80 miliardi nel 2018 soltanto per la diagnosi e la terapia delle
patologie vertebrali. Oggi sappiamo che curare un’ernia è possibile, grazie
alle diverse tecniche di terapia manuale, che si possono adattare all’anziano
come all’atleta, associate a una ginnastica muscolare specifica, anche se non
rientrano nel Servizio Sanitario Nazionale come l’intervento chirurgico
eseguibile anche in cliniche convenzionate.