NON POSSIAMO ASPETTARE CHE LA CRISI PASSI
Sembra che la pandemia abbia radicalizzato l’annosa
questione della burocratura, la dittatura burocratica, verso le piccole e medie
imprese del paese: alle pressioni normative e fiscali si è aggiunta la crisi di
liquidità dei mesi più difficili dell’emergenza. Un’azienda come la vostra, che
da oltre cinquant’anni rispetta regole e adempimenti di ogni genere nella commercializzazione
di profilati in ferro verso privati e aziende, con quali mezzi e strumenti sta
fronteggiando la nuova ondata pandemica? Il tessuto industriale italiano è
costituito dal 95 per cento di piccole e medie imprese che hanno dai cinque ai
cinquanta dipendenti. Ebbene, le normative burocratiche sono uguali sia per le
imprese di grandi dimensioni sia per quelle di medie e piccole. È invece
urgente, soprattutto in questa fase della pandemia, mettere le imprese nelle
condizioni di proseguire la propria attività, anziché caricarle di balzelli
ulteriori: occorre semplificare le norme amministrative.
Di tutto quello che l’azienda spende per la sanificazione,
per esempio, lo stato si era impegnato a rifondere circa il 60 per cento.
Nell’ultimo mese, invece, ha dichiarato di rimborsare soltanto il 9 per cento
della spesa, perché mancano i fondi. Inoltre, questo 9 per cento vale nel caso in
cui sono stati realizzati utili, ma la compensazione non vale se l’azienda è in
perdita. Aggiungiamo a questo la considerazione deprimente che di ogni 100 euro
guadagnate il 70 per cento va allo stato, mentre soltanto il 30 resta all’azienda,
insieme ai rischi dell’attività.
Il peso della burocrazia resta invariato anche quando non si
tratta di tassazioni dirette, perché sono tanti i vincoli che appesantiscono la
tenuta dell’azienda. Quando, per esempio, il commercialista impiega un giorno per
compilare un documento, il costo del tempo destinato alla pratica burocratica grava
sull’imprenditore. Si tratta di una tassa indiretta, perché sono servizi di
terzi che devono essere pagati. Basta vedere le istruzioni per compilare il
modello 730, che oggi sembra un volume di enciclopedia.
Inoltre, più procedure bisogna eseguire e più siamo esposti
alla possibilità di sbagliare e quindi di essere sanzionati.
Basterebbe poco per uscire da questa logica vessatoria, come
guardarsi intorno e prendere il meglio delle procedure attuate in altri paesi.
Ciò non significa cadere in eccessi, ma instaurare veramente la meritocrazia: chi
sbaglia paga e chi rispetta le regole premiato. In Italia, invece, se aziende
come Alitalia falliscono, sono premiate con investimenti ulteriori.
Quanto è importante allora l’ingegno per rilanciare la
propria attività imprenditoriale? In questo periodo di crisi, specialmente negli
ultimi mesi dell’anno, in cui la produzione ha rallentato ulteriormente e in cui
non si può accedere alla cassa integrazione – perché sono finiti i soldi anche
in quel caso – è davvero importante essere decisi a cercare soddisfazioni nel
lavoro. Nel senso che non si può accettare di stare con le braccia conserte ad
aspettare che la crisi passi e il governo favorisca il lavoro.
La logica dell’aiuto assistenzialista non basta, infatti, a
motivare imprenditori e collaboratori. L’individuo sta bene se può lavorare,
non soltanto perché prende uno stipendio, ma anche e soprattutto perché dimostra
a se stesso di contribuire alla crescita della propria comunità e del proprio
paese.
Nei mesi più difficili di quest’anno, io ho investito
nell’acquisto di vernice, perché, invece di lasciare a casa i dipendenti, ho
fatto verniciare a loro tutte le scansie, in modo da avere un’azienda più
ordinata di quanto non fosse prima del Covid. Si tratta di situazioni davvero
molto difficili, perché in questi casi occorre trovare il modo di fare lavorare
le persone con attività utili, anche per evitare che si abbattano e lavorino
sovrappensiero, rischiando di commettere qualche infortunio. Non a caso le
statistiche hanno registrato l’aumento esponenziale degli infortuni proprio
durante i mesi più intensi della pandemia.
Inoltre, noi ci siamo impegnati ad andare a trovare i
clienti più spesso o li abbiamo raggiunti con una telefonata in più, sperando
comunque in tempi migliori. Il problema è che, quando anche i clienti hanno
poco lavoro, tendono poi a diventare più pignoli e maggiori sono le
contestazioni. Questo comporta il calo ulteriore del lavoro o polemiche varie.
Perciò, a
dicembre, ho pensato di aiutare il turismo andando al mare, sperando che così
quelle strutture investano in manutenzioni e quindi comprino più ferro. Perché
anche l’ironia è una qualità dell’imprenditore…