OLTRE MEZZO SECOLO DI ARTE E SCIENZA NEGLI STAMPI PER L’INDUSTRIA CERAMICA
La Gape Due S.p.A. è nata nel 1967, quando gli stampi erano poco
più che due pezzi di ferro messi insieme per accogliere l’argilla in modo da
formare le piastrelle.
All’epoca, i formati non superavano i 20 centimetri per 20,
anzi, 10x10 era lo standard. Negli anni, come possiamo vedere sui pavimenti e i
rivestimenti di case, di aziende e di luoghi pubblici, la dimensione delle piastrelle
ha superato addirittura i 60 centimetri. E noi fornitori abbiamo seguito la
trasformazione del settore ceramico, realizzando stampi che sono diventati vere
e proprie macchine, estremamente complesse, fino ad arrivare allo “stampo
intelligente”, lo Smart Mould, che riesce a svolgere funzioni
straordinarie con l’aiuto delle nuove tecnologie. L’idea dello stampo
intelligente è nata nel 2017, sempre per la nostra esigenza costante di
distinguerci sul mercato.
Non a caso, siamo la prima azienda produttrice di stampi nel
distretto ceramico di Sassuolo, che è un riferimento mondiale per il settore. Non
è stato facile raggiungere questo risultato e dobbiamo ringraziare mio figlio
Stefano, che ha scommesso fin dall’inizio nel progetto, il quale ha ottenuto
gli incentivi del programma Industria 4.0. Ma dobbiamo ringraziare anche tutti
coloro che ci hanno lavorato per metterlo a punto e per testarlo, in
particolare l’ingegner Paolo Zobbi, direttore tecnico e responsabile Ricerca e
Sviluppo della Gape, con il suo staff. Con questo stampo siamo riusciti a
supportare la trasformazione tecnologica e digitale delle imprese ceramiche:
abbiamo sviluppato un sistema di controllo che consente di monitorare il
processo produttivo e di gestire la tracciabilità e il ciclo di vita delle
parti soggette a usura. In questo modo, lo stampo è diventato una parte
d’impianto che può dialogare con altri impianti e con gli operatori. Grazie ai
sensori installati all’interno, si possono tenere sotto controllo parametri
come pressione, usura, temperature e stato dei vari componenti, che prima erano
monitorate solo dall’occhio umano. I sensori sono vere e proprie spie della salute
degli stampi e sono collegati ai pannelli elettronici controllati dai meccanici
addetti alle presse per garantire un monitoraggio 24 ore su 24 e una
manutenzione preventiva puntuale e programmabile, in grado di prevenire rotture
e malfunzionamenti e di evitare costosi fermi di produzione.
Ma c’è un’altra cosa che mi preme puntualizzare in questo
forum (La macchina e la tecnica, Modena, 10 settembre 2020): lo stampo
intelligente è un esempio di come le tecnologie digitali contribuiscano ad
aumentare l’intervento dell’uomo, non a farne a meno. Infatti, il nostro lavoro
di assistenza si è intensificato e si è qualificato ulteriormente da quando le
industrie hanno la possibilità di tenere sotto controllo tutti quegli aspetti
che sono indispensabili alla qualità della produzione. Basti pensare che tre
nostri tecnici, ciascun giorno, si recano dai nostri clienti per seguirli nelle
loro difficoltà e sono pronti a intervenire laddove sono chiamati con
particolare urgenza. È un impegno notevole per la nostra macchina
organizzativa, ma si è rivelato un’arma vincente, considerando che consente una
grande fidelizzazione dei clienti e ci dà la possibilità di dare suggerimenti e
consigli immediati sulla necessità di rigenerare gli stampi, prima che
intervengano problemi più complessi.
Inoltre, la nostra presenza costante all’interno delle
fabbriche ci consente di capire maggiormente le particolari esigenze di
ciascuna industria in un determinato momento e di progettare stampi su misura.
Visti dall’esterno, gli stampi sembrano tutti uguali, ma noi che li produciamo
sappiamo che non ce n’è uno uguale all’altro.
Il servizio, accanto alla qualità degli stampi, è sempre
stato la nostra forza, fin dai primi anni di attività, anche quando le
richieste dei clienti erano molto semplici e si basavano spesso sulle
sensazioni. C’erano infatti personaggi piuttosto bizzarri, che s’impuntavano
per far valere le loro ragioni senza senso. Nel reggiano, per esempio, avevamo
un cliente fascista dichiarato, vestito sempre di nero, che faceva obiezione
agli stampi che gli consegnavo e pretendeva di avere un micrometro al posto
delle dita. Quando consegnavo i tamponi, lui metteva il dito nelle scanalature,
alzava gli occhi al cielo ed esclamava: “Questo stampo non è mica stato
lavorato bene, bisogna che lo riporti indietro, è sbagliato”. Allora, io facevo
buon viso a cattivo gioco, ripartivo con il mio camion, tornavo a Sassuolo,
tenevo fermi gli stampi tre o quattro giorni, poi li caricavo di nuovo sul
camion e tornavo dal cliente. Quando arrivavo, lui mi chiedeva subito: “Allora,
questa volta hai fatto un buon lavoro?”. “Sì – rispondevo soddisfatto –, questa
volta sono perfetti”. Così, lui metteva il solito ditino nelle scanalature e
confermava: “Ah, è vero, questa volta andiamo proprio bene. Bravo”.
È trascorso mezzo secolo e siamo felici che oggi la macchina
e la tecnica ci abbiano portato le meraviglie della digitalizzazione. Questo
periodo di emergenza sanitaria, per noi, come per la maggior parte delle
aziende del mondo, ha comportato perdite enormi: speriamo che non ci riporti a
quel lontano passato dove le cose si giudicavano in base alle sensazioni, anziché
alla scienza.