CON LA CRISI NON C'È PIÙ SISTEMA
La collana “La cifrematica” (Spirali) è giunta al quinto numero. Il suo titolo La nostra psicanalisi, illustra quale sia la psicanalisi nella cui esperienza noi facciamo. Qui, noi è indice dell’infinito. È la psicanalisi scientifica, in cui noi non siamo tutti, non siamo soli, non siamo malati, non dobbiamo guarire, ma noi facciamo. E, anzitutto, questa psicanalisi è senza pazienti.
La collana “La cifrematica” è uno strumento intellettuale che consente di leggere quello che accade, che sta accadendo e che accadrà. Possiamo anche leggere i giornali di questo periodo senza angustia, senza nessuna forma di trepidazione per l’avvenire, constatando che finalmente c’è una vera notizia: la crisi dilaga per il pianeta, investe ciascun settore, economico, finanziario, bancario, scolastico ed è irreversibile, dissipa il sistema morfologico dinamico, che per tanti anni ha dominato il pianeta. Non che il sistema crolli con la crisi, non c’è più come fantasmatica che ha retto l’ideologia e il modo di governare le cose, non c’è più come fantasma di padronanza che ha tenuto sotto scacco interi settori della vita pubblica. Sistema è un termine ancora in voga, ma auspico per poco; lo è stato a lungo, indicando il luogo ideale dove “tutti” stanno insieme e quindi hanno un debito di coerenza l’uno verso l’altro, dove “tutti” devono muoversi insieme, fare insieme, dirigersi insieme, senza tempo, e dove l’imperativo categorico “di tutti” è: condividere. Condividere i valori, condividere le speranze, condividere le pene, condividere le colpe. La condivisione è l’ideale con cui è respinto il tempo dalla vita. Questo sistema senza tempo è anche senza l’intero, senza l’integrità, senza l’integrazione. Il sistema morfologico dinamico è funzionale alla prevedibilità e alla calcolabilità delle cose, per gestirle e padroneggiarle, regge il possibilismo e il probabilismo. La crisi è invece il modo con cui il tempo irrompe, dissipando l’idea di sistema: perciò è una notizia.
L’irruzione del tempo contrassegna lo statuto intellettuale della gioventù. Quante volte sentiamo dire che i giovani sono in crisi, che l’adolescenza è la fase della crisi? Invece la crisi non è ciclica, non è sporadica, senza inizio e senza fine, non è riducibile a una fase biologica, a un periodo problematico transitorio, è indispensabile perché la vita si diriga alla qualità. La gioventù è caratterizzata dall’estremismo, proprio della parola. Non è un ciclo che si chiude.
Oggi l’epoca è caratterizzata invece dal principio di sufficienza, che si attua come principio del clone. “Mi conosco, ergo ti conosco”, o viceversa, è la “legge transitiva della soggettività”, che affianca il principio dello standard, principio ispiratore dell’epoca, grazie a cui ognuno può credere di essere l’altrui clone o che l’Altro sia il proprio clone e sperare di trovare la direzione della vita nei manuali. È questo il motivo del successo di alcune facoltà universitarie che propongono nei loro corsi il vademecum contro il disagio originario, favorendo la paralisi anziché l’analisi della gioventù, con le facili risposte per tutti. La gioventù è lo statuto intellettuale di ciascuno, mai sazio della domanda. Non c’è nessuna abitudine alla domanda e nessuna risposta “per tutti”.
Lo specifico della cifrematica sta nell’instaurare dispositivi vari, differenti, innumerevoli, alcuni già inventati, altri da inventare, grazie a cui la domanda trova accoglimento e rilancio verso la sua formalizzazione, verso la formulazione del progetto e del programma di vita.
Nessuno è predisposto a qualcosa, a nessuno è impedito niente. Non c’è impresa che sia preclusa a qualcuno per natura, a condizione che si situi nella parola e non nel pregiudizio, nella superstizione, nella mentalità, nell’epoca o nel sistema. Questo esige una virtù, non naturale, che va esercitata, coltivata e praticata costantemente: la generosità. Virtù dell’Altro, per la quale nulla e nessuno è gravato dal peso o dal segno algebrico positivo o negativo. Nulla e nessuno è significato da un segno, nulla e nessuno è rappresentato. Nulla è, nessuno è.
Qualunque sia la rappresentazione sintomatica che qualcuno sta inscenando in un dato momento, questa rappresentazione non è segno di niente. Accogliere la domanda esige la generosità; l’accoglimento è senza diagnosi, senza prognosi, senza classificazioni della domanda stessa; la domanda non significa il male, la malattia. Accoglimento libero della domanda libera, senza pregiudiziali ipoteche sull’avvenire, nel dispositivo cifrematico.
In ogni apparato, invece, quand’anche si chiami di cura, di educazione, d’istruzione, di formazione, d’insegnamento, la base è l’incasellamento, la diagnosi, la prognosi, la classificazione secondo una codifica del male, per procedere all’economia di questo male e attribuire alla domanda il disturbo che dovrebbe averla generata. Da qui scatta l’obbligo alla cura “per tutti”: nessuno sia senza disturbo, a ognuno il suo disturbo. Ma, per avere la propria cura, bisogna prima essere iscritti nel registro dei malati, registro globale per la malattia globale.
Armando Verdiglione, ha inventato e fondato la cifrematica. Non l’ha fondata una volta per tutte, ma via via ne prosegue la formalizzazione, non da solo, nel dispositivo della parola originaria, intellettuale, associativo, societario.
Così ciascuno ha la chance di dare il suo contributo all’esperienza, che da queste fondazioni procede: esperienza in atto, memoria in atto, per la scrittura della memoria e dell’esperienza. Verdiglione è fondatore della cifrematica, ma ciascuno può scommettere, attenendosi alle fondazioni della parola, di divenire fondatore secondo la particolarità della parola. Nessuna parità o pariteticità, l’ordine della parola non è gerarchico o ordinale, ma secondo la particolarità della parola. E così, con la cifrematica, non c’è più psicopatologia, ma la direzione è verso la clinica e la cifra della parola. Verso la riuscita.