LA NOSTRA GESTIONE SANITARIA ALLA LUCE DEL CORONAVIRUS
Qual è stato l’impatto dell’emergenza Covid-19 nella
vostra organizzazione? L’emergenza sanitaria ha stravolto il modo di vivere
di tutti noi e, inevitabilmente, ha mutato tutti i protocolli operativi del
settore sanitario. Tutte le strutture, tanto pubbliche quanto private, hanno
dovuto adeguare i loro servizi alle disposizioni e agli standard di prevenzione
del rischio Covid-19. È, dunque, facile comprendere come sia stato necessario modificare
sia il modo di erogare le prestazioni in emergenza (la nostra struttura di
Porto Viro è dotata di Pronto Soccorso) sia le attività “in elezione”, ovvero i
cosiddetti ricoveri programmati.
A oggi ci siamo attrezzati con non poche difficoltà nel far
rispettare i protocolli di accesso, di prenotazione, di distanziamento sociale
e di screening dei nostri pazienti, ma non è stato assolutamente facile e
soprattutto agevole. Predisporre i varchi, effettuare i tamponi a quei pazienti
che vengono in contatto con i nostri servizi non è stato e non è ancora una cosa
semplice, perché i centri autorizzati ai prelievi sono pochissimi e questo
provoca un inevitabile rallentamento rispetto al nostro abituale modus
operandi.
Inoltre, bisogna ricordare che, sempre in forza delle
restrizioni anti Covid- 19, abbiamo subito un lockdown anche delle
prestazioni da erogare, poiché ci è stato permesso svolgere solo attività
indifferibili.
Cosa prevede per il futuro delle case di cura private? Innanzitutto,
prevedo che nulla sarà più come prima. Nel nostro sistema sanitario nazionale,
che pure è uno dei migliori al mondo, questa pandemia ha fatto emergere
criticità che impongono a tutti gli attori coinvolti una riflessione sul nostro
futuro. In particolare ritengo meritino attenzione due aspetti: uno di
carattere “straordinario”, che ci costringe a riflettere sul concetto di
epidemia e che impone un adeguamento dei nostri percorsi e processi
organizzativi; e un altro aspetto di carattere, per così dire, più strutturale,
connesso all’evoluzione della nostra società.
Una società sempre più vecchia (gli ultra-sessantacinquenni
sono un esercito in crescita), con un conseguente aumento della domanda di cura.
Cosa pensa delle procedure applicate agli screening e
alle conseguenti visite, che in questo periodo sono state sospese e che a causa
dei ritardi possono compromettere diagnosi precoci, soprattutto delle
neoplasie? La prevenzione è materia di esclusiva competenza dell’Azienda
Sanitaria Nazionale. Per quanto riguarda la Madonna della Salute, posso solo dire
che ormai da diversi anni la locale azienda USL ci ha coinvolti nello screening
mammografico, concedendoci di eseguire un notevole numero di mammografie per
conto dell’azienda sanitaria stessa. Sicuramente la prevenzione è qualcosa di
fondamentale sotto il profilo tanto clinico quanto culturale; e anche se
“meglio prevenire che curare” è un adagio noto, purtroppo è triste verificare come
anche in un paese del Primo mondo come l’Italia la prevenzione e la cura non
siano così scontate.
Oggi sono considerati anziani gli over 70 o 80. Come
vengono percepiti questi pazienti dalla vostra Casa di Cura? Una recente
ricerca della McKinsey sostiene che entro il 2050 gli over 75 saranno
l’equivalente dei cinquantacinquenni di oggi. Per quanto riguarda la nostra
Casa di Cura, secondo la nostra vision e la nostra mission, ci
consideriamo persone al servizio di persone. Di conseguenza, per noi, essere al
servizio delle persone più fragili, come sono spesso le persone anziane, è un
valore che fa parte di questa nostra mission.
Certo, non possiamo ignorare che la platea degli over 70, in
Italia, è destinata ad aumentare sempre di più per arrivare entro il 2050 a
crescere di circa 185.000 unità all’anno; in altre parole, ogni anno si
aggiungerà allo stuolo dei settantenni l’equivalente di una città come Modena.
E, del resto, come non prevedere una simile evoluzione
demografica, tenendo conto che l’Italia è il secondo paese più longevo nel
mondo (dopo il Giappone) e il primo in Europa? Un dato importante che deve far
riflettere, soprattutto se consideriamo che un anziano in buona salute può e
deve essere una risorsa. Infatti, i nonni possono dare un contributo considerevole
non solo in termini di protezione sociale, ma anche di economia. Mi riferisco
alla cosiddetta silver economy: l’anziano in genere ha una buona disponibilità
di reddito e pertanto può tramutarsi in un volano per l’economia, diretto e
indiretto.
Che progetti ci sono per la nuova ala dell’ospedale
costruita di recente? È chiaro che con la costruzione di questa nuova ala,
la Casa di Cura ha messo in campo un investimento importantissimo e non solo in
termini economici.
Avevo già dichiarato nel gennaio 2020 come fosse intenzione
della proprietà costruire un ospedale ex novo nel nostro attuale
parcheggio. Il Covid ha rallentato il nostro progetto ma non l’ha mutato. La
Casa di Cura verrà ricostruita nel rispetto dei più moderni standard di legge e
fornirà ancora di più risposte alla domanda di sanità di tutto il Delta del Po,
e non solo.