L’ECCELLENZA DELLA CERAMICA MADE IN ITALY PARTE DAGLI STAMPI
L’emergenza Covid è costata finora all’industria ceramica
italiana una perdita superiore a 350 milioni di euro di fatturato.
Quali sono le principali difficoltà che state
affrontando, considerando che la vostra azienda, Gape Due S.p.A., è la prima
fornitrice di stampi nel comprensorio di Sassuolo dal 1967? Durante il
lockdown, le imprese ceramiche e quelle del loro indotto, come la nostra, si
sono organizzate per garantire le condizioni di sicurezza sanitaria e hanno
svolto un ottimo lavoro in questo senso. Il problema è che, dopo l’emergenza,
il mercato non è ripartito perché l’edilizia è ferma quasi in tutto il mondo a
causa della pandemia. A questo si aggiungono i blocchi atavici di una pubblica
amministrazione che frena le costruzioni nel nostro paese, con centinaia di provvedimenti
mirati al controllo tanto dell’iniziativa privata quanto degli appalti
pubblici, come se cittadini e imprese fossero sudditi disobbedienti contro uno
stato poliziotto, che deve mantenere l’ordine, anziché favorire lo sviluppo.
Basti pensare che dal 1994 a oggi sono state emanate 45.520 pagine di norme
relative agli appalti, oltre 136 Km di carta, che richiedono 158 giorni di
lettura, senza considerare i rimandi. E, come ha ricordato il presidente
dell’Ance, Gabriele Buia, anche il decreto semplificazioni si accanisce sulle
gare senza fare nulla di concreto per ridurre le procedure a monte. Non è così
che l’Italia potrà risollevarsi e ripartire.
Venendo alla nostra azienda, noi seguiamo le sorti delle
industrie di cui siamo fornitori, per cui, come in ciascuna crisi, si sta
ripresentando il problema del rinvio dei pagamenti da parte di alcune
industrie. Per fortuna, accanto a queste, ne esistono altre, nostre clienti
storiche, con un’etica irremovibile, che capiscono a quali difficoltà possono
andare incontro i fornitori, se devono fungere da banca.
Purtroppo, in periodi di crisi prolungata, capita che ci sia
chi ne approfitti, chiedendo non soltanto dilazioni di pagamento, ma anche
sconti e abbattimento dei prezzi, senza pensare a ciò che potrebbe accadere se il
distretto perdesse il patrimonio di competenze e tecnologie acquisito in mezzo
secolo di lavoro, che sta alla base delle ceramiche made in Italy.
È una questione di qualità e di affidabilità conquistate
negli anni, che oggi garantiscono ai vostri clienti un servizio impeccabile… Esattamente:
forniamo qualità del prodotto e assistenza post-vendita continua. Ben tre
nostri tecnici commerciali tutti i giorni visitano i siti produttivi dei
clienti per assicurare un servizio eccellente, verificando se qualcosa può
essere migliorato in base alle sempre nuove esigenze della produzione oppure se
interviene qualche imprevisto lungo i processi di formazione delle piastrelle in
entrata o in uscita dallo stampo, per analizzarne i motivi e cercare la soluzione
in modo veloce ed efficace.
Nella collaborazione con il cliente, il vostro tecnico
commerciale interloquisce con il responsabile di produzione o con il responsabile
dell’ufficio acquisti? Parla più spesso con il responsabile di produzione:
è lui che ha dimestichezza con gli stampi e capisce quando occorre il nostro
intervento e se lo stampo deve essere rigenerato.
Se però c’è bisogno di uno stampo nuovo, allora, subentra il
responsabile dell’ufficio acquisti, che, come si dice, tiene i cordoni della
borsa e, in questo periodo, potrebbe credere di far risparmiare l’azienda
chiedendo sconti e dilazioni ai fornitori. Di solito, i responsabili di
produzione non entrano nel merito degli aspetti finanziari, ma forse sarebbe il
caso di farlo, soprattutto nei momenti di difficoltà.
Quindi i responsabili di produzione non incontrano quelli
degli acquisti? Non è sempre così, per fortuna, ma in molti casi,
purtroppo, chi bada soltanto ai numeri tende a livellare le cose e non
considera la differenza tra un prodotto e l’altro, tra un fornitore serio e uno
che promette qualità a basso costo. Se ne accorgono poi quando provano i
prodotti, ma intanto il fornitore qualificato sarà stato messo in ginocchio
dalla loro politica miope, che pensa soltanto a risparmiare qualche centinaio
di euro, dimenticando che la qualità ha un costo.
Forse si potrebbero organizzare attività formative, in
cui i responsabili degli acquisti visitino i reparti produttivi e si
confrontino con i responsabili di produzione… Potremmo portare questa
proposta all’attenzione dell’Acimac, l’associazione dei costruttori di macchine
per ceramiche di cui facciamo parte. La solidarietà di filiera è un tema di
civiltà, anche se può sembrare soltanto di economia, perché, se si perde una filiera,
non si perdono soltanto qualità e risultati economici, ma anche sviluppo
sociale e civile.
Non lavorando nello stabilimento, l’addetto agli acquisti
non è al corrente delle esigenze della produzione e pensa di fare gli interessi
dell’azienda, proprio mentre sta facendo il contrario, mettendo in difficoltà i
fornitori più qualificati. Ma questo è un problema generalizzato, infatti, il primo
appello di Confindustria allo scoppio della pandemia fu proprio quello di
pagare subito i fornitori per non fermare la filiera.