INCONTRIAMOCI ALL’ECOVILLAGGIO DI MONTALE
Nel 2012, quando nell’Ecovillaggio di Montale, da lei
ideato, vivevano soltanto poche famiglie e il resto era ancora sulla carta, già
facevate scuola in Europa: siete stati selezionati come “buona pratica” internazionale
dal progetto Patres, finanziato dal Programma Intelligent Energy Europe della
Commissione Europea. Il vostro è un esempio di proficua collaborazione fra impresa
privata e pubblica amministrazione, che alimenta una fiducia indispensabile per
il rilancio del nostro paese in questo momento… L’Ecovillaggio nasce
dall’idea che la scienza, la tecnica e l’intelligenza dell’uomo possano essere
utilizzate per assecondare la natura, non per contrastarla. Pertanto, prima di
costruire un insediamento di questa portata – con 200 abitazioni (ville, attici,
appartamenti e mini appartamenti), tutte in classe A4 Nzeb (Nearly Zero Energy
Building), con un centro servizi, una piazza intitolata a Luciano Pavarotti e
un asilo nido comunale –, occorre analizzare una serie di fattori storici,
culturali e ambientali, che hanno un’influenza decisiva nella moltiplicazione
dei vantaggi per i suoi abitanti. I nostri sei ettari di terreno si trovano
nella falda sulla quale sorgeva la Terramara di Montale, con circa quattromila
anni di storia: nell’età del Bronzo, qui c’erano le palafitte, come documenta
il Museo della Terramara.
Ecco perché non è la stessa cosa costruire qui o in
qualsiasi altra zona e non sarebbe stato possibile seguire la via tradizionale
delle imprese di costruzione, che affidano a un unico progettista i lavori nel
loro complesso.
Noi, invece, fin dall’inizio abbiamo attivato un team di
esperti e abbiamo rivoluzionato le norme tecniche di attuazione in capo
all’amministrazione pubblica, perché l’urbanistica – elemento distintivo di un
ecoquartiere, i cui spazi pubblici devono avere anche una funzione di incontro
tra l’uomo e la natura – va adattata all’ambiente in cui si opera, non
viceversa. È chiaro che la possibilità di preparare il contesto in cui sorgono
le residenze ha un effetto moltiplicatore dei benefici senza paragoni rispetto
a un quartiere precostituito in cui si edifica una o più palazzine che non
collaborano con l’ambiente circostante.
Quali sono i principali fattori di cui hanno tenuto conto
i progettisti? Siamo partiti dallo studio delle assonometrie solari: la
distribuzione dei fabbricati è dettata dall’asse solare nell’arco dell’anno. I
fabbricati hanno la zona giorno rivolta a sud, a est o a ovest e la zona notte
a nord. Questo favorisce anche la privacy, perché chi ha il terrazzo a sud non
avrà un altro terrazzo di fronte. Per favorire la regolazione del microclima abbiamo
riforestato oculatamente, con tipi di piante che hanno il loro habitat naturale
in questo territorio, assorbono molta CO2 e purificano l’aria. Lo studio delle
assonometrie consente inoltre di ottenere la massima produttività degli impianti
solari e fotovoltaici installati su ciascuna casa.
Al centro dell’ecoquartiere abbiamo situato un parco per
stimolare la circolazione dell’aria in estate e dare molta luce nei mesi
invernali.
L’ombreggiamento e il raffrescamento fornito dalle piante,
da una parte, e la permeabilità delle superfici, dall’altra, rispondono alla
volontà di costruire un quartiere resiliente al cambiamento climatico e quindi
in grado di proteggere dagli eventi atmosferici che il cambiamento climatico
sta rendendo sempre più acuti e frequenti: tipicamente, nelle nostre zone,
grande caldo e piogge quasi monsoniche condensate in pochissimo tempo, fino al rischio
alluvioni e grandinate.
Il recupero dell’acqua piovana contribuisce, inoltre, a
eliminare gli sprechi: anziché mandarla nelle fogne, la teniamo in loco,
facendola rifluire in questa cisterna naturale che è la falda. Per lo stesso
motivo abbiamo costruito i parcheggi a prato, che, oltre a essere dissipatori
del calore, sono drenanti. Tutta l’acqua piovana catturata dai tetti, poi,
dalla grondaia sfocia in tubi pre-dimensionati in base a dati statistici
dell’Arpa, forati, in modo da percolare lungo il percorso, e allettati nella
ghiaia. Con le piogge moderate, l’acqua sfocia direttamente nel fossato del
parco, con le piogge forti, invece, scorre veloce e finisce in pozzi collocati
a due metri e mezzo di profondità sotto i parcheggi, per tornare nel sottosuolo.
Abbiamo organizzato ciascun aspetto per restituire alla
natura ciò che essa ci dà: tra l’altro, abbiamo riattivato un pozzo artesiano
che si trova in quella che era la fattoria di mio nonno, in zona baricentrica,
e da lì abbiamo fatto partire la ramificazione di un impianto d’irrigazione
gocciolante, con le anelle sottoterra perché non evapori l’acqua e si evitino
gli sprechi. Così, bastano dieci minuti nell’ora giusta, di notte o al mattino
presto, per mantenere vivi gli alberi, le siepi e gli arbusti, mentre il parco
non ha bisogno di essere irrigato e segue i ritmi della natura.
Passeggiando sui viali dell’Ecovillaggio, nel silenzio,
fra le piante e i fiori che danno gioia con i loro colori, a soli dieci minuti
da Modena, sembra di trovarsi in un luogo di villeggiatura… Il nostro
bioarchitetto ha progettato un accesso indipendente a ciascuna delle tre zone
residenziali. Se le avesse collegate fra loro, come si fa abitualmente nei
quartieri, ci sarebbero stati molto più traffico e inquinamento. La via che
attraversa i quattro punti cardinali del nostro ecoquartiere, invece, è la
pista ciclabile, che ricalca le Centurie romane, valorizzando la memoria dei nostri
avi.
Tra l’altro, la pandemia ci ha insegnato a ripensare i
nostri quartieri “a stella”, come suggerisce l’architetto Stefano Boeri,
l’ideatore del Bosco Verticale di Milano, in modo che le persone possano
spostarsi a piedi o in bicicletta perché trovano tutti i servizi e i beni di
prima necessità nel raggio di qualche centinaio di metri.
Durante il lockdown, alcuni nostri clienti che si erano
appena trasferiti nella nuova casa si sono sentiti molto fortunati: tutte le
nostre abitazioni hanno o un terrazzo o un giardino esclusivo; per non parlare
del parco, che consente d’incontrarsi all’aria aperta, mantenendo le distanze,
quindi senza pericolo di contagio.
A proposito di incontri, quali attività ospiterà il
vostro centro servizi? Ci sarà un mercatino biologico per promuovere la
filosofia del vivere sano anche nell’alimentazione; un bistrot, con prodotti
biologici ed ecologici che può diventare un luogo d’incontro per colazioni e
pranzi; un ristorante al primo piano con una terrazza e una palestra. Entro due
anni, poi, sarà consegnato un asilo nido su terreno comunale a energia quasi
zero, che va a completare la serie di servizi a basso impatto ambientale per la
collettività.
Come sono costruite le case dell’Ecovillaggio, che non sprecano
energia, non sono collegate alla rete gas e abbattono le spese di
climatizzazione dell’80 per cento? Partiamo dal mattone, fabbricato con il
legno di scarto. Il legno di scarto, se viene bruciato, reimmette in atmosfera la
CO2 che l’albero aveva assorbito durante la sua vita, noi invece la
immagazziniamo, dando nuova vita al legno in questo mattone mineralizzato, impastato
a bassa temperatura con il cemento Portland, puro al 99 per cento.
Anche il cappotto interno è di polistirene da riciclo
addizionato in grafite, un minerale che permette di renderlo efficace a tempo
indeterminato. Il fisico edile del nostro team di progettazione ci ha indicato
quali materiali scegliere alla nostra latitudine, con i nostri alti tassi di
umidità e gli sbalzi di temperatura che raggiungono anche i cinquanta gradi.
Soltanto questo lavoro scientifico ci consente di ottenere case in classe A4
Nzeb, che lo rimarranno per sempre.
Il nostro ecoquartiere ha completato il progetto di
abbandono dei combustibili fossili per raggiungere gli obiettivi di Agenda
2030. La riforestazione ci ha permesso di assorbire CO2 anche per chi non ha
ancora fatto questa transizione: oltre 100 tonnellate all’anno.
Attualmente stiamo seguendo un percorso per diventare
“benefit corporate”, anche perché abbiamo adottato una politica trasparente con
prezzi fissi, cosa che nell’immobiliare non è facile. Comunque, è una politica
che ci sta ripagando perché, a oggi, abbiamo venduto sulla carta tutte le
abitazioni che consegneremo entro il 2022. Noi siamo artigiani, ci avvaliamo
delle migliori maestranze sul mercato, non produciamo quantità enormi di case e
ciascuna è differente dall’altra. Questo è un altro valore aggiunto che i
clienti apprezzano.