ATTENDIBILITÀ E UTILIZZO DEI TAMPONI E DEI TEST SIEROLOGICI PER LA SARS-COV-2
Dal 2013, nella casa di cura Madonna della Salute, lei
dirige il laboratorio di analisi, dove lavorano diverse figure professionali: tre
impiegati, tre infermiere prelevatrici, cinque tecnici di laboratorio biomedico,
tre biologhe e un medico.
Un’equipe affiatata, che segue utenti provenienti soprattutto
dalla zona di Porto Viro, ma anche dalla provincia di Ferrara e da quella di
Venezia, con un impegno considerevole… Lavoriamo anche per un’altra
struttura sanitaria di Rovigo e quindi anche per l’alto/medio Polesine.
Inoltre, nel nostro laboratorio vengono anche analizzati i prelievi dei
pazienti ricoverati presso i nostri reparti di degenza e delle persone che
afferiscono in urgenza al nostro Pronto Soccorso, di conseguenza lavoriamo 24
ore su 24.
Quali sono i tempi per la consegna dei referti? Gli
esami di routine, di solito, sono pronti in un giorno o due al massimo, anche
se alcuni, come gli esami batteriologici, richiedono tempi di esecuzione più
lunghi. Abbiamo tuttavia un’attenzione particolare nei confronti di alcuni
utenti, per esempio i pazienti oncologici, che necessitino di esami urgenti: li
refertiamo, su richiesta, nel primo pomeriggio e, se necessitano del solo emocromo,
anche in tarda mattinata, come avviene con gli esami dei tempi di coagulazione
per persone in terapia con anticoagulanti.
Riguardo alla questione attuale della diagnosi per coloro
che sono stati a contatto con il coronavirus, puoi dirci qualcosa, soprattutto
sull’attendibilità dei tamponi nasofaringei? È meglio eseguire i tamponi o gli
esami sierologici? Hanno finalità differenti e sono complementari.
Il tampone nasofaringeo prevede la ricerca e
l’identificazione specifica del virus mediante un test molecolare che individua
porzioni caratteristiche del suo RNA. Il metodo attualmente di riferimento per
la diagnosi dell’infezione da SARS-Cov-2 è la RT-PCR (reverse transcriptase polymerase
chain reaction) su campioni ottenuti dalle vie respiratorie.
Quindi, a parte alcuni limiti legati a diverse variabili
(per esempio, la qualità del prelievo e la conservazione prima dell’esame), il
risultato del test indica se nel momento in cui è stato effettuato il tampone
il virus è presente nelle alte vie respiratorie. Questo è molto importante per
individuare lo stato di portatore asintomatico, per confermare la diagnosi
clinica in caso di sintomi e per attestare la guarigione.
Se il tampone risulta negativo, non si può però escludere
che la persona sia stata ammalata in passato e il virus non sia più presente al
momento del prelievo.
Per quanto riguarda i test per la rilevazione di anticorpi
specifici anti-SARS-Cov-2, numerose sono le aziende che hanno introdotto in
commercio questa diagnostica applicata su diversi sistemi analitici, alla
portata di molti laboratori. La rilevazione degli anticorpi contro il virus può
fornire utili indicazioni soprattutto a livello epidemiologico, cioè per
identificare i soggetti che sono venuti a contatto con il virus stesso (aspetto
non sempre prevedibile specialmente nel caso di soggetti asintomatici).
Sull’utilità dei test sierologici esistono pareri discordi e
lo studio della sierologia legata al coronavirus è al centro dell’impegno di
diversi gruppi di studio. Generalmente, durante le infezioni, si assiste
dapprima a una produzione di anticorpi di classe IgM, seguita dalla comparsa di
anticorpi di classe IgG, che rappresentano la “memoria” dell’avvenuto contatto del
nostro organismo con un microrganismo.
Purtroppo, le attuali conoscenze fanno presupporre un
comportamento non tradizionale della sierologia nella risposta immunitaria al
SARS-CoV-2.
In particolare non c’è ancora chiarezza sulla tipologia
della risposta immunitaria, sull’andamento temporale delle diverse classi
anticorpali, sulla protezione da possibile reinfezione e sulla durata
dell’eventuale immunità.
I test sierologici per la rilevazione degli anticorpi anti
SARS-CoV-2 possono integrare le informazioni del tampone, e soprattutto sono
utili a ridurre il numero di falsi negativi, cioè ci danno un’idea sulla
diffusione reale del virus. L’aspetto rilevante dei test sierologici è comunque
che sono effettuati con metodi “robusti” approvati dai comitati tecnici delle
società scientifiche.
Per il personale che lavora in una struttura sanitaria è
importante ripetere questi esami periodicamente? Effettuare più volte sia
il tampone sia il test sierologico può aiutare a capire quanto sia diffuso il
virus e, soprattutto, quali siano le condizioni degli operatori. Proprio per
questo sono stati stabiliti dalle autorità competenti alcuni protocolli
operativi, che prevedono il controllo periodico del personale con una cadenza
caratterizzata dalla valutazione del rischio di contagio, a seconda della
tipologia del Reparto di appartenenza.
Il vostro laboratorio si sta attrezzando per eseguire
questi esami? Sì, ci stiamo attrezzando per eseguire entrambi. Si tratta di
una procedura complessa, sia per quanto riguarda la normativa sia per quanto
riguarda la disponibilità dei test.