IL BENE PIÙ IMPORTANTE: LA CASA
Lei ha inaugurato l’Agenzia Santo Stefano Immobiliare nel
2007, nel preludio della crisi, per l’esigenza di valorizzare l’esperienza acquisita
nel settore immobiliare.
Oggi, lei rilancia l’attività nel contesto della crisi
economica seguita all’emergenza da Covid-19. Le crisi sembrano una costante
della vostra storia. Quali sono le sue valutazioni? Considero le crisi
un’opportunità, perché ci costringono a rimodulare il programma. Questo
approccio mi ha consentito di raggiungere risultati importanti, grazie anche
alla costanza che mi è propria. L’esigenza di diventare agente immobiliare è
nata dalla necessità di distinguere la professionalità del consulente
immobiliare dall’attività del mediatore improvvisato. In molte occasioni,
infatti, ho incontrato nel settore chi aveva svolto un’altra attività,
ripiegando poi nella compravendita immobiliare. Il professionista degli
immobili, però, non si limita mai a vendere case, ma diventa consulente rispetto
alla casa che accoglierà il nuovo progetto di vita, spesso connesso a ogni
acquisto.
Io vengo da una famiglia che ha una lunga tradizione nelle
costruzioni edili, perciò ho imparato a conoscere ciascun dettaglio degli
immobili. Mio padre, Giampaolo Michelini, è un ingegnere edile, a sua volta
figlio di costruttore. È stato lui a indirizzarmi verso l’ambito commerciale,
perché gli mancava un professionista di fiducia. La nostra Agenzia tratta
immobili provenienti da privati, ma collaboriamo anche con costruttori. Di
recente, una cliente ha espresso il desiderio di vendere la casa per la
necessità di acquistarne una più grande. L’immobile in vendita è stato costruito
dall’azienda edile di papà, ora in pensione, e la signora ha chiesto se fosse
ancora possibile acquistarne un altro realizzato dalla stessa impresa, perché
quello che ora vendeva era stato ben costruito. Ho dovuto risponderle che
sarebbe stato bellissimo, ma non era possibile perché papà aveva cessato l’attività
già da alcuni anni.
Voi siete stati tra i primi a redigere il protocollo del
settore per la fase della “ripartenza post Covid”… Negli ultimi giorni
della fase uno dell’emergenza, mentre predisponevo la riapertura dell’attività
dal 4 maggio, ho pensato a come garantire l’incolumità dei miei dipendenti,
collaboratori e agenti immobiliari, i quali a loro volta devono tutelare i
rispettivi interlocutori.
Dal momento che le associazioni nazionali di categoria, fra
cui Fimaa, avevano chiesto delucidazioni in proposito al governo, senza però
ottenere risposta, ho deciso di stilare un protocollo di regole, coinvolgendo
dipendenti e colleghi nella sottoscrizione del documento. Nei giorni seguenti,
è stato ufficializzato il protocollo nazionale che riprendeva alcune regole
indicate nel nostro modulo, compreso il relativo consenso al trattamento dei
dati che il lavoratore era tenuto a firmare.
Quali sono le tendenze degli ultimi anni nella percezione
dell’immobile? L’italiano medio considera la casa come un nido, cioè come
luogo di protezione, e non come prodotto da scambiare. In America, per esempio,
l’immobile è venduto insieme all’arredo, mentre in Italia il proprietario non vende
i propri arredi con l’immobile e, d’altro canto, l’acquirente spesso tende a
ristrutturare in modo da rendere i locali della nuova abitazione adatti alle proprie
esigenze.
Il leitmotiv per il contenimento del coronavirus “Io
resto a casa” ha sottolineato come la casa sia diventato il bene più
importante, che ci ripara anche dal rischio di contagio. In questo periodo, per
esempio, è aumentata la domanda di case con giardino. Prima del Covid-19, il
giardino, il balcone o il terrazzo non erano determinanti per l’acquisto,
mentre adesso accade che un cliente ci chiami, dopo aver effettuato la
quarantena, per chiedere non più una casa con il terrazzo, ma “un terrazzo con
la casa intorno”. Noi trattiamo anche immobili sulla riviera romagnola, dove
abbiamo registrato per la stagione estiva il sold out degli affitti di
tutte le ville con piscina, in modo da evitare ogni forma di assembramento.
La casa è ancora un bene rifugio per gli italiani? Assolutamente
sì, e più che mai adesso. Sin dal 2007 abbiamo visto quali sono state le
vicende degli investimenti finanziari e le variabili a cui sono sottoposti,
mentre quelli immobiliari rimangono più stabili. Io proseguo l’attività
guardando sempre al prossimo mattone da aggiungere al mio progetto, procedendo
per obiettivi.
I materiali del prossimo mattone sono l’ottimismo e la
positività, da non intendere però in modo euforico.
Oggi occorre investire in modo saggio, scommettere sulla
qualità.