L'ESERCITATORE FAD, QUESTO SCONOSCIUTO
Nell’era di internet, la formazione a distanza (FAD) è talmente diffusa che è stato istituito un nuovo profilo professionale di raccordo tra docenza e formazione: l’esercitatore FAD. Lei che svolge questa attività all’Università di Modena e Reggio Emilia, che cosa può dirci di questa esperienza che incuriosisce molti giovani, soprattutto neo-laureati?
È un’attività con forti connotazioni di tipo trasversale e polifunzionale, perché l’esercitatore FAD deve avere competenze didattiche e formative abbinate alla conoscenza sia delle tecnologie della comunicazione sia delle dinamiche interpersonali. Questo binomio, che risulta il perno attorno al quale ruota un effettivo processo di apprendimento a distanza, richiede collaborazione efficace che deve essere attivata, gestita e controllata proprio da noi esercitatori.
La componente pedagogico-relazionale ha un peso determinante in una professione dalle connotazioni fortemente variegate.
Il ruolo decisamente socio-collaborativo distingue gran parte della funzione degli esercitatori, i quali devono incoraggiare la creazione e il mantenimento di una rete di relazioni sempre più immediate e cooperative in cui il bisogno individuale si fonda con quello del gruppo e la conoscenza comune si arricchisce grazie al contributo del singolo utente.
Come si distingue il ruolo dell’esercitatore FAD da quello del docente che affianca?
Accanto alla sfera emotivo-relazionale, si colloca quella procedurale, in cui l’esercitatore dev’essere in grado di “trasformare” il progetto di corso elaborato dal docente in un tracciato in costante evoluzione, ricorrendo alla “on-line education”: ciò che rende decisamente interessante la nostra attività è infatti quella azione di raccolta di “feedback” e di conseguente “aggiustamento” dei contenuti, dei processi e delle procedure di studio che riguardano i corsisti. Spetta agli esercitatori saper gestire con flessibilità le coordinate di tipo spazio-temporale, orientando gli utenti a superare quegli ostacoli tradizionalmente intesi, quali la vicinanza alla sede di apprendimento e la disponibilità di tempo da dedicare allo studio, con l’aiuto delle tecnologie.
Il rapporto dell’esercitatore con il docente esperto dev’essere caratterizzato dalla condivisione di metodi generali e di approcci pedagogici; in altri termini l’intero progetto, anche in presenza, dovrebbe comunque riflettere caratteristiche didattiche di fondo quali il “cooperative learning”, la didattica laboratoriale e l’utilizzo di Internet per attività di ricerca, che assumeranno una valenza particolarmente significativa quando si formuleranno scopi e obiettivi didattici FAD. Una didattica integrata e condivisa porta notevoli arricchimenti anche alle classi in presenza, che vedranno nei colleghi FAD un’utenza parallela, aggiornata e partecipe del progetto disciplinare comune.
In questa sfera di forte progettualità e progettazione, quale azione risulta essenziale nella fase iniziale?
Certamente l’individuazione dei pre-requisiti è l’elemento determinante per il successo dell’intero progetto e deve avvenire secondo due coordinate: da un lato, occorre tenere presenti quei pre-requisiti standard individuati dai docenti esperti in relazione ai livelli di competenza e, dall’altro, occorre creare e somministrare test e interviste per individuare la specificità dell’utenza in campo cognitivo e metodologico. A questo punto l’esercitatore, insieme al docente esperto dovrà mediare i risultati con gli obiettivi standard e formulare una nuova descrizione dei prerequisiti necessari.
E i contenuti dovrebbero essere a carico del solo docente, oppure anche in questo caso il vostro contributo diventa parte integrante della didattica?
Può sembrare strano, ma i contenuti rappresentano una grande occasione per gli esercitatori, i quali, conoscendo anche tempi, modalità e ritmi caratterizzanti l’apprendimento a distanza, linguistico nel nostro caso, possono intervenire suggerendo scansioni, operazioni di sintesi e approfondimenti, nel rispetto della più ampia fruibilità in rete.
Possiamo parlare allora di esercitatori FAD quali “gestori delle attività didattiche”?
In effetti gli esercitatori sono parte in causa sia nella gestione delle attività didattiche di stampo collaborativo, dove prevale la sfera comunicativa e di scambio, sia in quelle di tipo più frontale, dove l’intervento “one way” esige strategie di “trasmissione” e “ricezione” finalizzate alla chiarezza, alla comprensibilità e alla facile memorizzazione. Anche in riferimento a materiali e risorse, il nostro ruolo è davvero stimolante: una volta raccolte le indicazioni di materiali da parte dei docenti esperti, passiamo al loro “trasferimento” in altre modalità quali ad esempio Power Point, intervenendo con testimonianze di sitografie, siti, bibliografie precedentemente visitate e valutate.
Nello specifico è di significativa importanza l’attività richiesta ai corsisti di redigere una tesina di ricerca in campo linguistico-settoriale, in cui vengono valutate non solo le competenze relative alla lingua inglese e alle strategie di traduzione, ma anche quelle di utilizzo critico delle fonti in lingua “on line”. Inoltre, nell’ambito linguistico, il progetto di auto-apprendimento VADEMECUM, al quale ho contribuito presso centri linguistici, sottolinea la possibilità di potenziare il proprio livello, seguendo procedure e-learning, nel pieno rispetto delle modalità FAD.
E, infine, può dire qual è la funzione che gli esercitatori ricoprono nel momento della valutazione?
Il momento della valutazione, che va affrontato con i docenti esperti, rappresenta per noi esercitatori un’occasione per verificare l’efficacia della nostra attività di monitoraggio e per porre, accanto alle valutazioni del docente, la nostra specifica valutazione riferita al processo, piuttosto che al prodotto.