OCCORRE MANTENERE IN ITALIA LE PRODUZIONI STRATEGICHE
Gli stampi a iniezione per materie plastiche sono stati
molto richiesti durante l’emergenza legata alla diffusione del coronavirus di
quest’anno: la vostra azienda è stata partner di tante imprese del settore
medicale nella produzione di dispositivi sanitari utili a contrastare il virus.
Qual è stato il vostro contributo? Noi abbiamo assicurato la continuità della
produzione di stampi e ne abbiamo garantito il servizio di manutenzione. La
necessità di ricevere questi servizi da parte dei nostri clienti ci ha
convinti, d’accordo anche con i nostri dipendenti, a non chiudere l’azienda
durante l’emergenza. Non è affatto vero, come qualcuno ha dichiarato, che nelle
aziende di piccole dimensioni sia più difficile tutelare i dipendenti.
Anzi, è semmai più semplice, grazie alla loro partecipazione
alla gestione delle occorrenze nel programma di produzione.
Noi abbiamo subito stabilito insieme criteri di
comportamento elementari per lavorare in sicurezza nell’azienda.
Siamo rimasti sorpresi, invece, nel constatare come il nostro
paese si sia trovato impreparato a fronteggiare l’emergenza. Ma perché la produzione
delle mascherine chirurgiche, oggi tanto essenziali, negli anni scorsi è stata delegata
a paesi a basso costo del lavoro? In Italia produciamo stampi nel campo del
silicone liquido, dunque si possono produrre mascherine anche utilizzando
questo materiale. È vero che costano più delle altre, ma, se le avessimo prodotte
con questo materiale, probabilmente avremmo evitato di rovinare la pelle del
viso a tanti medici e infermieri a causa della pressione esercitata dalle
classiche mascherine chirurgiche indossate anche dieci o dodici ore di seguito.
Il Covid-19 ha messo rilievo quanto sia vitale
l’industria per il paese. Che sia l’inizio di una nuova era industriale per
l’Italia? I segnali che emergono nell’immediato non lasciano ben sperare.
Inoltre, l’industria in Italia non ha mai ricevuto segnali
di sostegno, in particolare nei settori in cui produce beni necessari, ma a
basso valore economico. Allora, se questo paese ritiene essenziali alcune
produzioni, occorre che sostenga chi le produce.
Questo non è assistenzialismo: è strategia. Nei prossimi
anni avremo bisogno di produzioni strategiche.
Riconosciamo che per il bene del paese e dei cittadini
alcune produzioni industriali italiane sono già oggi irrinunciabili, anziché
delegarle continuamente ad altri paesi e preoccuparsi soltanto di ridurre i
costi di acquisto. Altrimenti accadrà quello che è successo in occasione del
Covid- 19. Sono ancora molti i comparti del medicale non sostenuti perché il bacino
di utenza che ne usufruirebbe è ritenuto poco conveniente. La gerontologia, per
esempio, avrebbe bisogno di tanti presìdi, ma non li produciamo perché gli
anziani sono intesi come utenza provvisoria. La tendenza finora è stata quella
di sostenere produzioni estere che assicurassero un ritorno economico immediato
e maggiore.
In questa direzione quale ruolo possono avere le banche? In
un momento come questo stiamo considerando quali sono le soluzioni proposte.
Quello che non convince è che i piani di aiuti proposti passino attraverso le banche.
Nella storia di questo paese, abbiamo attraversato fasi in cui le banche si
occupavano di tutto fuorché di aiutare le aziende. L’esempio molto
significativo è che non concedevano credito o lo concedevano soltanto in virtù
di alcuni indici molto limitanti per le imprese. Negli anni ottanta, per
esempio, sono state molte quelle che hanno versato alle banche interessi usurai
di oltre il 20 per cento. Per ottenere un credito sufficiente al proprio giro
di affari, una piccola azienda doveva rivolgersi a tre o quattro istituti
diversi.
L’azienda era valutata non per il suo valore effettivo, ma
secondo quello che si poteva incassare nel caso in cui fosse fallita. Era
questa la discriminante principale. Credo che la garanzia dello stato, proposta
nei piani di aiuti alle aziende oggi, serva soprattutto a ridurre i rischi per
le banche.
Non a caso si sente già parlare di manovra delle banche che
chiedono ai propri clienti di trasformare i finanziamenti erogati in altri tipi
di finanziamenti assistiti però dallo stato come garante. Si può parlare allora
anche di commissariamento bancario delle aziende. È necessario, invece, che le
aziende ritenute strategiche possano essere assistite a fondo perduto da parte
dello stato.