LA DITTATURA BUROCRATICA E L’ALLEANZA PER IL FARE
Se teniamo conto che crisis è il giudizio del tempo,
qual è la lezione che possiamo trarre dalla vicenda del Covid-19? Questa
influenza ha colpito la nostra società civile mettendo in luce le carenze dei
nostri dispositivi di governo e di direzione, sia pubblici sia privati. Il
panico e il terrore generati, più ancora che il virus in sé, minacciano la
nostra salute e il nostro lavoro, aspetti sinergici, tutt’altro che in
contrasto l’uno con l’altro.
Il virus sì è diffuso in tutto il pianeta, ma ha avuto
effetti catastrofici sull’economia e sulla salute solo nei paesi con evidenti
carenze sociali e organizzative. Il Covid non ci ha resi tutti uguali, al
contrario, ha posto l’accento sulle differenze e sulle lacune di ciascuna
società. Da un lato gli Stati Uniti pagheranno caro l’estremo individualismo e
l’assenza di sanità pubblica, dall’altro l’Italia rischia di collassare per
effetto di politiche improvvisate e di uno statalismo burocratico sempre più
strangolante.
A togliere il respiro non è il Covid, sono l’egoismo
identitario statunitense (per il quale l’Altro non esiste) e la burocratura
penale italica (per la quale l’Altro è sempre rappresentato come vittima o come
carnefice).
Che colpa ne ha il virus? Per conformarci alle pratiche
burocratiche della spudorata menzogna chiamata “privacy” non siamo stati capaci
di tracciare e contenere il contagio. Per seguire protocolli inadeguati,
pensati innanzitutto per negare ogni responsabilità, è stato inibito il lavoro
di migliaia di medici di base, trasformando ospedali e case di cura in centri
di contagio.
Imprese e attività commerciali, infinitamente più sicure di
supermercati e condomini, sono state costrette a interrompere le attività
condannando decine di migliaia di lavoratori alla disoccupazione. È stata
avvallata la burocrazia dei codici Ateco rinunciando a valutazioni di merito e
sicurezza.
Per nascondere la propria incapacità, i funzionari di
governo hanno adottato provvedimenti draconiani e indistinti e, per sottrarsi a
ogni responsabilità politica, si sono nascosti dietro a presunti “comitati di
esperti”. Quanti esperti “tecnico-scientifici” occorrono per capire che anche
le aziende sono vive e che, come una gravidanza non può essere interrotta e
ripresa il giorno dopo, così anche una filiera produttiva non può essere spenta
e accesa a volontà? Mentre lo stato ha deliberatamente mandato al macello senza
protezioni adeguate i propri medici e infermieri, gli imprenditori sono stati
criminalizzati e minacciati di processo penale per l’eventuale contagio
sull’autobus (pubblico) di un loro collaboratore. Diversi mafiosi stragisti
sono stati messi in libertà con specifico provvedimento, ma i commercianti
vengono multati se un gruppo di clienti si ferma a parlare fuori dal loro
negozio. Per carenza di infrastrutture e investimenti adeguati, il governo
tiene chiuse le scuole (compromettendo il diritto all’istruzione dei figli,
sacrificando la capacità lavorativa dei genitori e minando la produttività
delle aziende), ma trova comunque tre miliardi da regalare ad Alitalia in
assistenzialismo e clientelismo elettorale. Pensiamo davvero che la malattia
del nostro paese sia il Covid? Occorre denunciare il fraudolento populismo
dell’attuale esecutivo, che in diretta Facebook annuncia fantamiliardi di
sostegni alle imprese, ma in realtà non prevede coperture adeguate e edifica
indistricabili labirinti burocratici appositamente per impedire l’accesso agli
aiuti millantati.
Occorre denunciare l’inadeguatezza di questo governo che con
il bando “Impresa sicura” promette di sostenere i costi di acquisto dei
dispositivi di protezione individuale, ma durante il “click-day” esaurisce i
fondi in 1,04 secondi rispondendo all’1,5 per cento delle richieste. E a
qualche elettore potrà forse far piacere comprarsi un monopattino con i soldi
di mamma-Stato, ma chi può davvero sostenere che questa sia una misura adeguata
a fronteggiare la crisi economica causata dal selvaggio lockdown Conte? Solo
strapagate commissioni di “esperti”.
A fronte di una politica così mortificante e
assistenzialista, la chance di questa crisi è che gli attori produttivi del
nostro paese rinuncino finalmente a contrapporsi su posizioni ideologiche, partigiane
e di categoria. Nel mezzo di questa battaglia, gli attori produttivi prendano
atto di essere alleati nei dispositivi di generazione del valore. Urge superare
la distinzione ottocentesca fra imprenditori e lavoratori. Ciascuno è
partecipe del rischio e del profitto (intellettuale e finanziario) d’impresa, ciascuno
secondo il proprio investimento (intellettuale e finanziario) e il proprio talento,
senza più “padroni” e senza più “dipendenti”. Questa alleanza pragmatica è
essenziale per mettere a frutto i talenti individuali, per avvalersi degli
strumenti tecnologici e per valorizzare il patrimonio culturale che abbiamo
ereditato dal rinascimento.
Viviamo d’aria e di soddisfazioni, produciamo lungo
l’impresa di vita, la tensione alla riuscita ci sospinge. Ai burocrati
statalisti e alla loro platea di assistiti e mantenuti chiediamo solo di
lasciarci il respiro, così da poter continuare a trainare il carrozzone dove
loro pomposamente siedono a peso morto.