IL CHINA VIRUS E LE DEBOLEZZE DELL’OCCIDENTE
Il Coronavirus è “made in China”.
Quali sono i comportamenti e le conseguenze quando un
terribile virus nasce e si sviluppa in un paese a regime autoritario? Per
gestirlo esso utilizzerà i migliori strumenti che offre il proprio modello di governance.
Non bisogna dunque meravigliarsi se la Cina mente, insabbia,
censura, condanna e fa largo uso della disinformazione e della propaganda.
Questi sono gli attrezzi a disposizione di uno stato autoritario.
L’Occidente, ancora una volta, ha sbagliato. Probabilmente
si era illuso che il coronavirus potesse essere per la Cina un’opportunità per
dimostrare al mondo intero di avere raggiunto, per lo meno nelle relazioni esterne,
un accettabile livello di onesta apertura. Ancora una volta, due modelli di governance
si scontrano: democrazia contro autoritarismo. Il lupo perde il pelo, ma
non il vizio.
Però la tragedia del Covid-19 ha dimostrato come la Cina non
abbia perso neppure il pelo. Il paese del Dragone non sopporta critiche né prende
in considerazione l’idea che tribunali internazionali possano giudicare il suo
operato. Il Celeste Impero deve seguire a tutti i costi la sua lenta ma
inesorabile marcia. Il testardo e caparbio volere di Pechino è chiaro:
posizionarsi sul gradino più alto del podio.
Per la Cina, il coronavirus è stato un increscioso incidente
di percorso che bisogna dimenticare al più presto. E può anche diventare un’opportunità:
la propaganda diffonde veleni, la ricerca scientifica è orientata a ottenere velocemente
il brevetto del vaccino, la diplomazia delle mascherine è convincente e miete
consensi. Il Covid- 19 è anche la cartina di tornasole che, nuovamente, ha
dimostrato la reale volontà e la prepotente forza egemonica della Cina, che a
tutti i costi vuole riscattarsi dal “secolo delle umiliazioni”. Pechino ha
dimostrato come le “ingerenze politiche esterne” non sono gradite, anche se il
virus è globale e non soltanto una questione interna.
Il percorso per posizionarsi sul più alto gradino del podio
è stato da tempo tracciato: attuare il progetto del “Made in China 2025”, che
posiziona in alto le produzioni cinesi, la politica della difesa dei confini e
delle rotte marittime, la costruzione di basi militari navali extraterritoriali
(“La Nuova Via della Seta”) e la conquista strategica dei mercati globali per mezzo
della tecnologia, attraverso i colossi Huawei, ZTE e Hikvision (quest’ultima
produce dispositivi di videosorveglianza).
Per quanto riguarda la politica interna, un obiettivo è il
rafforzamento della digital repression: il controllo totale della
popolazione residente attraverso il sistema del credito sociale (Citizen
score system), strumento che valuta l’affidabilità dei cittadini e quindi
misura la fiducia che si può riporre. A ogni cittadino viene assegnato un
punteggio reputazionale che condiziona e perimetra l’agire.
Per quanto riguarda il controllo della rete, va citato il
noto Great Firewall. Il sistema della “tecnologia autoritaria” non può
che essere il diabolico prodotto del corrispondente modello di governance autoritario.
Questi i principali prossimi obiettivi della Cina.
Questo l’ambiente in cui è nato e si è sviluppato il
Covid-2019.
Il “China virus” è pericoloso. Potrebbe sembrare un
paradosso, ma la Cina rischia di uscirne più forte di prima. Quali saranno le
ricadute se la Cina per prima scoprirà il vaccino? I cinesi sono in vantaggio non
solo temporalmente, ma anche perché i loro protocolli sono meno severi dei
nostri (altro vantaggio del sistema autoritario). In pochi mesi il Celeste
Impero riuscirebbe a passare da untore a salvatore. Con facilità, l’efficiente
propaganda cinese tramuterebbe un’apparente sconfitta in una grandiosa
vittoria. Non sono fantasie. A fine aprile due case farmaceutiche cinesi erano
già passate alla fase di “sperimentazione due” per lo sviluppo del vaccino,
quella sugli esseri umani. Una di queste, la China National Pharmaceutical
Group (Sinopharm) vanta una collaborazione con il Whuan Institute of Virology.
Il coronavirus ha evidenziato la debolezza dell’Occidente
dipendente dalle forniture made in China: farmaci, principi attivi e
materiale sanitario compreso (abbiamo trasferito anche parte della nostra
sicurezza nazionale rischiando un improbabile “embargo medico”). Loro ci hanno
infettato, hanno mentito e ora noi per tentare di curarci siamo costretti ad
acquistare da loro i prodotti sanitari: dalle semplici mascherine ai
tecnologici respiratori. È stravagante, incredibile e irragionevole. Sarebbe
sensato incominciare a riflettere e pensare a un modello di globalizzazione più
avanzato e più equilibrato dove gli imbrogli cinesi sulla concorrenza vengano
considerati come tali.
Cina colpevole? Ma di cosa? A oggi sono tre le obiezioni che
le sono state rivolte. La prima è che non ha tempestivamente comunicato la presenza
di un virus altamente infettivo e mortale all’Organizzazione Mondiale della
Sanità come previsto dall’articolo 6 del Regolamento sanitario internazionale,
sottoscritto dalla stessa Cina. In secondo luogo, l’OMS avrebbe avuto un
comportamento molto docile verso la Cina permettendo così una più rapida
diffusione del virus (comportamenti non lineari, compresa la comunicazione
uomouomo del virus, che è stata tardiva).
Infine, c’è il sospetto che il coronavirus non sia naturale,
ma provenga da un errore, una contaminazione accidentale (incidente
verificatosi all’interno del Whuan Institute of Virology, dove, in un
laboratorio di alta sicurezza da anni si studiano i vari tipi di coronavirus).