L’IMPORTANZA DI UNA DIETA SENZA ZUCCHERI

Qualifiche dell'autore: 
medico chirurgo specialista in ostetricia e ginecologia, Milano e Molinella (BO)

Lungo la sua esperienza di medico ginecologo, lei ha svolto numerose ricerche a proposito delle relazioni che intercorrono tra alimentazione e problemi ginecologici.
Tale connessione è stata riscontrata anche nei casi di tumore al seno… La mastopatia fibrocistica è una condizione della mammella caratterizzata da tensione e dolore mammario ed è riscontrabile nel 70 per cento circa della popolazione femminile dei paesi occidentali. Essa è spesso associata a un incremento del rischio di sviluppo di cancro mammario. La ipersensibilità, il dolore al seno e le formazioni nodulari generalmente aumentano nel periodo precedente il ciclo mestruale e la maggior parte delle donne ritiene sia una condizione normale tale da non destare preoccupazioni. Per tali ragioni alle pazienti che si recano nel mio studio io eseguo sempre l’ecografia mammaria. Il professor Francesco D’Ambrosio, ginecologo della Clinica Mangiagalli, tra i primi ad applicare l’ecografia mammaria come test diagnostico negli anni ottanta, consigliava l’eco palpazione, ossia la palpazione durante l’esame ecografico come screening preventivo per le pazienti giovani. Se la ghiandola mammaria è densa, tipica di una mammella giovane, è preferibile effettuare soltanto l’ecografia. Alle mammelle più voluminose, invece, tendo ad associare la mammografia.
Soltanto nei casi in cui ho qualche sospetto, richiedo una conferma anche mammografica e, se l’esito è dubbio, consiglio un’indagine più approfondita con agobiopsia presso il senologo.
Nella mia esperienza clinica ho riscontrato che la causa di una mastopatia fibrocistica dipende, oltre che da una iperstimolazione estrogenica ovarica, da un’infiammazione del tessuto mammario causata da batteri che entrano dal capezzolo attraverso i dotti mammari o tramite il sangue, quando si sviluppa un’alterazione delle difese immunitarie, spesso a causa di una alimentazione scorretta che altera il microbioma intestinale e quello di diversi distretti. Il nostro corpo convive in simbiosi con innumerevoli batteri che si evidenziano tramite la lettura del loro DNA: il cosiddetto microbioma. I risultati di alcune sperimentazioni della Western University e dell’Health Institute Lawson Research di London, in Ontario, pubblicati sulla rivista Nature dai ricercatori dell’Università della California a San Diego, hanno registrato tramite tecniche di sequenziamento genetico, PCR, che nei tumori possono essere rilevate firme di DNA microbico. Un’alterazione del microbioma intestinale è causa di malattie tra cui la disfunzione ovarica con iperestrogenismo, ipofunzione tiroidea e aumentata resistenza insulinica: ebbene, all’origine del tumore al seno vi è la presenza contemporanea di queste alterazioni.
La tiroide svolge un ruolo importantissimo per il seno e la carenza di iodio da ipofunzione tiroidea permette l’ingresso di batteri.
In questi casi cosa possiamo fare? Prima di tutto la prevenzione consiste nell’eliminare la causa di questo stato infiammatorio: l’80 per cento dei tumori della mammella ha origine dai dotti, mentre il 20 per cento nei lobuli mammari. Più volte ho constatato nelle pazienti che hanno il tumore che, nel periodo in cui si manifesta, lamentano una situazione che descrivono come di stress e stanchezza e sono sempre indicativi di disbiosi intestinale. È necessario, quindi, capire l’importanza che ha una dieta che elimini i cibi che causano l’alterazione del microbioma intestinale. Ciascuno di noi ha scritto nei propri geni quale è il rischio di sviluppare un tipo di malattia. I geni alterati che possono portare alla malattia sono silenziati, come spenti.
L’epigenetica, una branca della genetica, indaga i fattori ambientali e alimentari che possono “accendere” questi geni. Nella mia pratica ho riscontrato che il glutine ha un effetto epigenetico, mentre altera la metilazione del DNA delle cellule, ed è il principale responsabile del tumore rispetto ad altri fattori, come l’inquinamento e il fumo. Il glutine, infatti, può causare colon irritabile, aumentata permeabilità intestinale, alterazione del sistema immunitario, iperestrogenismo e un meccanismo autoimmune, che causa l’ipofunzione tiroidea e il diabete. Per tali motivi sono solita consigliare alle mie pazienti una dieta priva di cibi contenenti glutine e la riduzione del consumo di carboidrati, fra cui anche alcuni tipi di frutta e verdura, soprattutto se cotta perché perde il suo contenuto vitaminico. Questi cibi, infatti, tendono a creare la cosiddetta disbiosi intestinale, malattia infiammatoria cronica intestinale che favorisce un’alterazione del microbiota, cioè dei batteri cosiddetti buoni che vivono in simbiosi con noi e aiutano il nostro corpo a difenderci da altri batteri. Consiglio una dieta proteica, a base di carne, pesce e uova e di imparare a riconoscere quale tipo di verdura e frutta poter mangiare, che non causi la formazione di gas intestinale, cioè appunto la disbiosi.
Le pazienti che si sono attenute in modo rigoroso a queste indicazioni hanno notato un beneficio notevole dei sintomi, quali il dolore mammario, e hanno verificato una maggiore efficienza fisica e mentale. Tramite ripetute ecografie ho assistito a una scomparsa lenta e progressiva delle formazioni cistiche infiammatorie della mammella per le pazienti che si sono attenute rigorosamente alla dieta. Lo scopo del mio lavoro è insegnare l’effetto positivo della dieta aglutinata ipoglucidica nella fase iniziale del processo di cancerogenesi del seno e proporre una terapia preventiva primaria del tumore alla mammella. La prevenzione consiste, infatti, nella eliminazione della causa delle malattie, non certo nel tenerle semplicemente sotto controllo. Il motto attribuito a Ippocrate vis medicatrix naturae, la forza guaritrice della natura, riassume uno dei principi guida della medicina ippocratica, secondo cui gli organismi contengono “poteri innati di autoguarigione” se gli si offrono le condizioni giuste.