SIAMO UNA SQUADRA, VINCIAMO LE SFIDE
Quando il cliente acquista una trapiantatrice come quelle
di vostra produzione non acquista soltanto una macchina agricola a marchio
Checchi e Magli, ma l’esperienza di un’azienda italiana leader nella costruzione
di macchine agricole, che ha chiuso il 2019 con il 90 per cento di export in
oltre settanta paesi nel mondo.
Dopo l’emergenza da Covid-19, l’interlocuzione con i
clienti di altri paesi esige un rilancio ulteriore. Come può avvenire? Noi
progettiamo più di 200 modelli differenti di macchine agricole, che produciamo
con innumerevoli varianti. Per noi oggi è abbastanza semplice gestire
quest’ampia varietà.
Quando riceviamo la richiesta di una macchina per
trapiantare il pomodoro da industria, per esempio, dopo aver esaminato il tipo
di terreno e le distanze di trapianto, riusciamo a consigliare quali sono i
tipi di attrezzature più adatte per svolgere questa funzione in modo efficace.
Se abbiamo fretta di concludere la vendita, e non ci costituiamo come
interlocutori di questo cliente, rischiamo però di fornire la trapiantatrice
sbagliata e divenire noi i primi ad avere complicazioni.
È difficilissimo entrare in alcuni mercati, perché nel
nostro settore le aziende importanti acquistano soltanto dopo aver raccolto
buone referenze sul fornitore. Negli Stati Uniti, in particolare, c’è molta
diffidenza verso le aziende italiane, perché è anche vero che alcune di esse
non sempre sono state corrette nel loro operare. Ma ogni volta che
oltrepassiamo i confini dell’Italia, noi non ci vergogniamo di dire che siamo
italiani attenti alla qualità delle nostre produzioni e riceviamo sempre molti complimenti,
perché le nostre macchine sono prodotte con l’attenzione e la cura tipica delle
aziende artigiane.
Non dimentichiamo, però, che partiamo da una posizione di
svantaggio rispetto ad altre aziende che producono, per esempio, in Germania o
in Giappone, spesso molto ben organizzate, che godono di grande fiducia. Sono
molte le piccole e medie aziende italiane che ancora possono trovare nuovi
mercati per crescere, ma questo avviene soltanto se investono nella qualità del
prodotto, prima di tutto. Nel nostro catalogo è possibile trovare tanti diversi
modelli di macchine agricole, che sono il frutto di quarantatré anni di attività,
come le nostre trapiantatrici, che hanno la funzione di mettere a dimora le
piantine di orticole, di tabacco, di canapa e di altre tipologie vegetali.
Per offrire un servizio inappuntabile noi incominciamo dalla
cura dei manuali delle istruzioni, che devono essere chiari e precisi,
proseguendo con la predisposizione di cataloghi di ricambi, con la
partecipazione a fiere e assicurando la formazione tecnica agli addetti del
cliente. A questo scopo inviamo i nostri tecnici presso i clienti esteri per il
tempo necessario alla formazione dei loro collaboratori.
Non a caso sono solito ripetere a chi opera nell’area
commerciale di avere cura di rappresentare l’azienda, perché beneficia di quarant’anni
di lavoro svolto a regola d’arte e con il massimo rispetto per il cliente,
senza avere mai ricevuto alcuna contestazione.
Infatti, a differenza di altre aziende, noi non abbiamo un
ufficio predisposto a gestire reclami in quanto non ne abbiamo mai ricevuti.
La fase di infezione da Covid-19 ha avviato una trasformazione
non soltanto del mercato. Quali sono oggi le sue valutazioni? Nei giorni
più cruenti dell’emergenza, l’unico posto dove si vedevano gruppi di persone in
fila erano i supermercati, che in alcuni casi hanno raggiunto in appena tre
giorni il fatturato equivalente a quello del mese di agosto dello scorso anno.
Inoltre, il bombardamento mediatico è stato tale da
incrementare maggiormente l’ansia e l’Italia è sembrata quasi più pericolosa
della Cina, da dove si è propagata l’infezione. Questa situazione è un grave
danno per il sistema produttivo italiano. Sulla scia di questo allarmismo, se
in qualche azienda è capitato di avere dipendenti spaventati, si è creato un
effetto a catena. Le organizzazioni sindacali, che non sempre raccolgono il
pensiero della maggioranza dei lavoratori, sono state le più rumorose con la
promozione di scioperi indiscriminati, favorendo una tendenza: se andare a
lavorare può causare il pericolo di vita, l’azienda deve fermare l’attività.
Purtroppo, alcuni imprenditori e dirigenti hanno accettano
questo compromesso per non avere problemi. Il risultato è stato disastroso. Ma
non è stato il nostro caso, anche perché questa esperienza ci ha insegnato che
vinciamo le sfide se siamo una squadra, soprattutto nel momento più difficile della
battaglia.