L’INTERLOCUTORE DELLA SCOMMESSA DI RIUSCITA
La vostra azienda si occupa da oltre cinquant’anni di
raccolta, trasporto e smaltimento di rottami metallici e ferrosi, legno e
plastica. L’ampia gamma di lamiere, reti, tubi e profili in ferro di varie
dimensioni e per diversi utilizzi vi consente di rispondere alle esigenze sia
di privati sia di aziende operanti nei settori dell’edilizia, della meccanica e
della costruzione di macchine agricole e la varietà dei vostri servizi è da
sempre favorita dal vasto assortimento dei magazzini.
Parte da qui la vostra strategia vincente? Noi
abbiamo seguito la tendenza opposta a quella incominciata in seguito alla crisi
del 2008, secondo cui era necessario alleggerire i magazzini per ridurre le
spese al minimo.
Quando parliamo di ferro in realtà ci riferiamo agli acciai
di cui esistono innumerevoli tipologie, perché ciascuna di esse ha caratteristiche
proprie. Alcune misure di lamine e profili sono molto richieste, mentre altri
prodotti che per cinque anni sono quasi ignorati, all’improvviso diventano necessari
in assoluto e noi dobbiamo averne la disponibilità.
Per questo, soprattutto negli ultimi anni, noi abbiamo
investito nelle scorte di magazzino, abbreviando i tempi dei pagamenti verso i
fornitori e anticipando le scadenze da novanta a trenta giorni. Oggi disponiamo
di magazzini molto forniti e possiamo garantire la massima velocità di consegna.
Quanto incide nelle spese complessive dell’azienda
disporre di un magazzino ben fornito? Non saprei perché è un calcolo che non
abbiamo mai effettuato. Però posso dire che, se tenere i soldi in banca rende
sempre meno, investirli in ferro può essere più vantaggioso.
Noi vendiamo materiali a lenta rotazione, perciò dobbiamo
calcolare in anticipo quando potranno essere richiesti.
È necessario considerare, infatti, che se un determinato
prodotto termina fra tre mesi, e ne occorrono altrettanti per il nuovo
assortimento, dovremo approvvigionarci subito delle scorte in modo da non
essere sguarniti quando sarà richiesto.
L’impresa non è un’isola. L’imprenditore instaura
interlocuzioni con fornitori, dipendenti, famigliari e amici, che peraltro
spesso incontra lungo l’ambito lavorativo. Questo non è un dettaglio indifferente
anche rispetto al modo di condurre l’azienda. Quanto incidono nella sua
esperienza le interlocuzioni che ha instaurato finora? Sono state molto
importanti.
Quando si è trattato di assumere nuovi collaboratori perché
l’azienda si ampliava, per esempio, sono state essenziali le interlocuzioni
avviate con alcuni clienti a capo di aziende di dimensioni più grandi della
nostra, che avevano già attraversato le problematiche con cui mi misuravo.
Sono clienti che servo ancora e con i quali continuo a
scambiare idee e valutazioni e che, a loro volta, mi rendono partecipe del
proprio percorso.
Io non ho mai avuto un consulente: quando incontriamo un
problema sulla nostra strada abbiamo bisogno di confrontarci con interlocutori
che rischiano come noi e che quindi ci offrono altri punti di vista.
Anche con i miei fratelli siamo cresciuti insieme, seppure
in ambiti lavorativi diversi, ecco perché con ciascuno di loro c’è un confronto
continuo. Aggiungerei che probabilmente sia i famigliari sia i collaboratori sono
parte, in misura diversa, di una grande famiglia.
Oggi, in questo momento difficile per l’economia del paese,
i miei collaboratori m’invitano a perseverare e andare avanti: d’altra parte,
se io per primo avessi dei cedimenti rispetto alla tenuta del nostro programma,
loro ne sarebbero penalizzati. Poi, sicuramente ho l’esigenza di mantenere quello
che ha incominciato mio padre, ma in questa scommessa mi sostiene anche
l’impegno che ho assunto verso i dipendenti dell’azienda.
Le vittorie che abbiamo ottenuto in questi anni, infatti,
sono anche il frutto dell’investimento che abbiamo effettuato su ciascuno di
loro.
Cosa intende come investimento sui collaboratori? Oltre
ad assumere nuovi collaboratori, investire significa per noi impegnare risorse
economiche dedicate a ciascuno di loro, scommettere e collaborare con chi si
dedica alle esigenze dell’azienda e aiutarsi reciprocamente, quando occorre.
Chi è nella logica di assumere collaboratori con retribuzioni
esigue, perché li considera soltanto numeri dell’azienda, e non li rende
partecipi della propria gioia e dell’esigenza di fare che è tipica
dell’imprenditore, non ottiene grandi risultati nemmeno nei fatturati
dell’azienda. È assolutamente necessario divenire interlocutori dei propri
collaboratori, cercando anche di ascoltare le problematiche che hanno e
provando a fare uno sforzo di umiltà per intenderle, contestualmente tentando di
renderli partecipi per quanto possibile di quelle dell’azienda.
Perché anche per l’azienda non può andare sempre tutto bene
e possono intervenire inconvenienti vari, per esempio sviste nel sistemare la merce
o, a causa dell’errore di un fornitore, ricevere un prodotto invece di un
altro. Peraltro, a seguito del rallentamento dell’attività causato dall’emergenza
sanitaria del Covid-19, sono aumentate anche le probabilità di sbagliare dal
momento che intervengono più distrazioni.
Nello stesso modo, le tensioni e le ansie dovute ai disagi
che ne sono derivati rischiano di essere trasmesse ai dipendenti, per i quali all’improvviso
si rende necessario cambiare schema di lavoro.
Quali sono oggi le prospettive rispetto agli effetti del Covid-19
in Italia? Non riusciamo ad avere prospettive, ma possiamo fare ipotesi secondo
l’esperienza attuale. Noi abbiamo scommesso sempre in controtendenza con quanto
dichiaravano economisti e esperti d’impresa, perciò, se negli ultimi anni
vigeva l’orientamento di avere magazzini smart, oggi noi monitoriamo i
rifornimenti in modo da essere veloci e più efficaci rispetto alle richieste
che arrivano dai clienti. E questa strategia finora è stata premiata.