IL PIÙ RUMOROSO MARCHIO MADE IN CHINA
Già tredici anni fa, nel libro La sicurezza alimentare
in Cina (Spirali), lei documentava la disastrosa situazione alimentare nel
suo paese e il pericolo connesso alle esportazioni di prodotti cinesi.
In questi anni la situazione è migliorata o peggiorata? Certamente
la situazione è più seria.
La polmonite di Wuhan, che sta attualmente mettendo in
pericolo il mondo e sta facendo dell’Italia l’area colpita più pesantemente in
Europa, è stata determinata da fattori precisi: l’abitudine di mangiare
pipistrelli e pangolini.
Penso di essere davvero uccello del malaugurio. Già nel mio
intervento alla Fiera del libro di Francoforte dell’ottobre 2009, ricordavo ai decision
makers di tutto il mondo che se lo status quo della sicurezza alimentare in
Cina non avesse ottenuto l’attenzione e la vigilanza della comunità
internazionale, con l’incalzare del ritmo della globalizzazione, si sarebbero
generati enormi problemi di sicurezza alimentare in tutto il mondo: quand’anche
tutti i paesi del pianeta decidessero di vietare l’importazione di cibo cinese,
se la qualità alimentare cinese non dovesse migliorare, un virus come la Sars,
causato dagli alimenti, infetterebbe inevitabilmente anche gli esseri umani.
Nell’era in cui i flussi di persone hanno una frequenza e una convenienza economica
senza precedenti, quale paese o individuo potrebbe essere al sicuro? Dimenticare
e sottovalutare le crisi è un tratto caratteristico dell’uomo, tuttavia, il
mondo ha sempre pensato che i problemi legati a virus causati da alimenti tossici
o da cattive abitudini alimentari dei cinesi, come se la Sars e il nuovo
Coronavirus non lo riguardasse, come se fossero lontani. In realtà, già circa
vent’anni fa, dicevo che si trattava di un problema globale sempre più urgente.
Per esempio, l’occidente potrà anche rifiutare d’importare qualsiasi cibo dalla
Cina, ma, in circostanze normali, non può limitare il flusso naturale del
popolo cinese. Con lo sviluppo della globalizzazione, gli spostamenti delle
persone diventano sempre più economici e veloci: in un solo giorno le persone
possono raggiungere da Pechino le principali città del mondo.
Se i cinesi sviluppano un virus come il Covid-19, possono
facilmente infettare il mondo intero in un batter d’occhio.
Dobbiamo tenere presente che oggi il mondo è sempre più
simile a un villaggio.
Se hai il raffreddore in oriente, starnutirai in occidente!
E, ogni volta che gli esseri umani hanno affrontato un nuovo virus, le tragiche
conseguenze hanno di gran lunga superato quelle della guerra rispetto alla
quale invece siamo tanto vigili.
Da allora, in diverse occasioni, ho ripetuto il mio invito a
porre l’attenzione su questo tema, ma in effetti nessun paese o istituzione
l’ha fatto.
Purtroppo, la mia previsione si avvera di nuovo! Quali
sono le abitudini alimentari e igieniche cinesi che più possono causare malattie?
Non ho scritto il mio libro per esporre il problema specifico di un paese o
di alcuni ristoranti, ma per rivelare i problemi di sicurezza alimentare che il
mondo intero deve affrontare: mi riferisco precisamente al disastro causato dalla
globalizzazione.
Gli additivi hanno cambiato le abitudini alimentari e la
composizione degli alimenti: questioni fondamentali che sono sempre state
sottovalutate.
Gli additivi hanno un processo di produzione semplice ma altamente
inquinante e generano bassi profitti, quindi i paesi sviluppati dell’occidente ne
hanno abbandonato la produzione, con il risultato che la Cina ne è oggi il principale
paese di trasformazione e produzione e, di conseguenza, il più grande
esportatore. Questi additivi sono essenziali per le necessità quotidiane nelle
società occidentali. Si tratta di joint-venture che producono additivi alimentari
poi venduti e spediti in occidente senza controlli, sono “certificati” e quindi
non soggetti a ispezione, e costituiscono enormi falle nella sicurezza alimentare
occidentale. A metà luglio 2005, per esempio, la Cina ha condotto un controllo
di routine sulla sicurezza dei produttori di additivi alimentari di piccole e
medie dimensioni, questo ha comportato un aumento del 28 per cento delle
importazioni di vitamina C a Londra lo stesso giorno. Nello stesso anno,
l’esportazione cinese di alimenti per cani e gatti ha causato più di 5.000
avvelenamenti negli animali da compagnia negli Stati Uniti, nonché la contaminazione
di dentifricio e frutti di mare risultati velenosi. È questa la principale
fonte di contaminazione del cibo globale! Ritiene che queste abitudini
possano essere state la causa del Covid-19? “Il cane ricorda il cibo, ma
non le botte”: è un modo di dire che spesso usiamo per ridere dei cani, ma noi
esseri umani, che ci riteniamo i migliori del creato, in modo piuttosto
presuntuoso, quando si tratta di valutare la qualità del nostro cibo mangiamo davvero
meglio di un cane? Questo è anche il motivo principale della mia disperazione.
Nei primi vent’anni del XXI secolo, dopo l’epidemia di
epatite A di Shanghai del 1988, ci furono tre grandi epidemie in tutto il
mondo, due delle quali in Cina. Il comune denominatore era la cattiva abitudine
di mangiare animali selvatici. Vorrei sottolineare di nuovo che l’epidemia di
Shanghai nel 1988 è stata conseguenza precisa del consumo di molluschi
(Arcidae), ma quella di Sars a Guangzhou nel 2003 è stata più casuale. C’è un
modo di dire per descrivere le abitudini alimentari dei cantonesi: “Mangiano
tutto quello che ha quattro zampe tranne i tavoli e tutto ciò che vola tranne
gli aeroplani”, sono golosi di ogni animale raro e strano, frutti di mare
sanguinanti e feroci...
Il virus della Sars fu trasmesso dallo zibetto mascherato,
uno degli animali selvatici che i cantonesi amano di più! Ora, la causa
principale della polmonite di Wuhan è stata determinata dall’abitudine di
mangiare pipistrelli e pangolini.
La differenza oggi è che la portata della trasmissione del
virus sta diventando sempre più ampia, e anche il numero di vittime e perdite
economiche dirette è aumentato drammaticamente.
Nel 1988, la portata dell’infezione era limitata alla sola
area di Shanghai; e il numero di persone coinvolte era di oltre 400.000; le perdite
sul piano economico ammontarono a oltre 30 miliardi di yuan; con la Sars, nel
2003, furono 29 i paesi coinvolti, con 90 milioni di persone infette, oltre 800
morti, e le perdite economiche dirette nella sola Asia superarono i 40 miliardi
di dollari USA. A partire dalla mia revisione di questo articolo alle 6.30
dell’1 marzo 2020, la nuova polmonite da Coronavirus a Wuhan ha prodotto 75.592
casi e 2124 decessi in tutto il mondo, mentre in Cina ha provocato 74638 casi,
di cui 11.977 di malattia grave e 2117 decessi.
Dato che il campionamento dei dati statistici da parte del
governo cinese non è sempre trasparente, e che la Cina è solita ingannare e
mentire al mondo, la comunità internazionale ritiene generalmente che una parte
dei dati relativi alla Cina sia stata notevolmente ridotta. In questo modo
l’epidemia si è diffusa per il mondo, avvolta da una grande nebbia e ammantata
di paura e terrore, così il mondo intero è oggi come un aereo di linea che
s’inoltra in una fitta nebbia, con tuoni, fulmini, turbolenze e terrore, senza
poter vedere la luce. Questa volta basta una piccola mascherina per rendere
risibile agli occhi del mondo il Made in China e la Nuova via della
seta. In tutto il mondo abbiamo visto i cinesi che compravano mascherine.
In Cina, nella città di Xi’an, normalmente una mascherina si poteva comprare
per un yuan; durante il picco del Covid-19, un amico ha dovuto fare ore di
coda, rischiando di venire contagiato, prima di riuscire a comperarne due, e il
costo era aumentato a 28 yuan l’una.
Il Covid-19 è oggi il tema all’ordine del giorno e la fonte
di rischio maggiore per la salute mondiale; per usare le parole dell’artista Ai
Weiwei, il nuovo Coronavirus è “il più rumoroso marchio made in China”.
Ci sono responsabilità amministrative e politiche nella
gestione del Covid-19 nelle città e nei villaggi cinesi? Sono due le
ragioni importanti dello scoppio della polmonite a Wuhan.
Innanzitutto, il crollo delle strutture sanitarie pubbliche.
Già all’inizio di febbraio, ho lanciato un appello: il governo centrale non può
nei momenti di calma fare la parte del totalitarista e, quando invece serve che
sia fermo nel prendere decisioni, esitare rimpallando le responsabilità senza
assumere il controllo! I pazienti a Wuhan andavano distribuiti in tutte le
province e città il più presto possibile, sfruttando tutti gli ospedali per le
malattie infettive e il personale medico presente in ogni provincia e città.
Occorreva sfruttare le risorse mediche di tutte le regioni e trasportare i
pazienti separatamente, adottando cure mediche sul posto in modo da arrecare il
minimo danno.
L’unico caso confermato in Tibet è arrivato a Lhasa da solo
dalla provincia dello Hubei, prestando attenzione all’autoisolamento, senza
infettare nessuno.
Questo dimostra che tale modalità era attuabile.
In secondo luogo, il crollo del sistema amministrativo. I
frequenti attacchi di Xi Jinping ai funzionari locali, al fine d’impadronirsi
del potere, hanno rallentato questi funzionari tenendoli in sospeso e hanno
generato inefficienze nel sistema locale, portandolo al limite della
sospensione: una parte dei funzionari in tutto il paese non ha agito, aspettando
le mosse di Xi. Non esiste fiducia reciproca tra superiori e subordinati, e i
funzionari non si assumono responsabilità: in un clima in cui nessuno si assume
responsabilità e tutti vogliono intestarsi i successi, in caso di emergenze, il
sistema di organizzazione amministrativa e sociale crolla immediatamente.
Questo stato di cose è molto simile al dilemma amministrativo affrontato da
Chongzhen, l’ultimo imperatore della dinastia Ming.
Questa epidemia comporta un problema politico per Xi
Jinping? Senza ombra di dubbio. In questa epidemia, la sua indecisione e i
suoi ripetuti errori fanno crollare l’immagine dell’“uomo politico forte” che
egli ha creato nel corso degli anni, fornendo ai suoi potenziali oppositori
politici la possibilità e l’opportunità di opporsi a lui.
Quali misure politiche attuerà Xi Jinping per rovesciare
la situazione a suo vantaggio? Continuerà con il terrore e le menzogne? Bugie
e terrore sono le due armi magiche utilizzate da tutti i despoti e i dittatori.
Fin dal principio dell’epidemia, i giornalisti che hanno avuto il coraggio di
parlare con medici e cittadini sono stati arrestati per creare terrore, e i
media sono stati usati per screditarli e per indurre il terrore nella gente.
Quando la città era ancora in quarantena, il più alto funzionario di Wuhan ha
persino invitato il popolo a ringraziare il Comitato Centrale del Partito e il
Segretario Generale Xi! Per concludere, vorrei dire che non ci si può
semplicemente aggrappare al concetto egemonico che “la stabilità prevale su
tutto”. Si possono utilizzare l’orrore e le menzogne solo temporaneamente per
mettere a tacere l’intero paese, ma è difficile far tacere il virus della
polmonite di Wuhan, perché non si lascia intimidire dalle pistole, e men che
meno comprende la logica delle bugie e delle procedure.
E la polmonite di Wuhan, che sta ancora diffondendosi,
potrebbe anche essere un avvertimento di Dio a un’umanità troppo avida e
crudele.
È tempo d’interrogarsi, di chiederci che cosa ci abbia
portato la globalizzazione.
Altrimenti, la polmonite di Wuhan, il Covid-19, potrebbe
essere solo l’inizio...