NOI CI OCCUPIAMO DI ASCOLTO
Lei è al suo secondo mandato come presidente di Ceramicolor-Federchimica,
l’Associazione che riunisce imprese italiane e multinazionali produttrici di fritte,
smalti, coloranti e ausiliari per ceramica, pigmenti inorganici e ossidi metallici.
Qual è il ruolo che svolgono oggi i colorifici nel rendere le piastrelle italiane
più attrattive di altre sul mercato globale? Dell’associazione nazionale
che ho l’onore di presiedere fanno parte le migliori aziende del settore, che
da sempre, in stretta collaborazione con le industrie, hanno avuto un ruolo imprescindibile
nell’affermazione dell’italianità e della qualità estetica del manufatto
ceramico. Con investimenti in ricerca e sviluppo molto rilevanti puntiamo su
prodotti sempre più specialistici che, operando con particolare attenzione alla
sostenibilità ambientale, garantiscono ai produttori di ceramica standard di elevata
qualità e bellezza, apprezzati in tutto il mondo.
La ceramica è nata come prodotto sanitario, ma dal secolo
scorso noi abbiamo assunto il compito di cercare tutti quegli elementi che la abbelliscono,
stimolandone l’acquisto.
Ecco perché io affermo che noi ci occupiamo principalmente di
ascolto: per abbellirla dobbiamo attivare quei recettori che entrano in funzione
con l’attenzione e l’ascolto.
Ascoltiamo il mercato, le tendenze e i nostri partner, in
una logica di servizio al cliente. E, pur non facendo distinzione fra un paese
e l’altro, quindi, offrendo le nostre innovazioni a tutte le industrie, le
prime a usufruirne sono quelle del nostro territorio, perché noi dobbiamo a
questo territorio tutti i traguardi raggiunti finora. Qui si sviluppano le
nuove tecnologie per il settore, qui si fanno investimenti in ricerca, ma
soprattutto qui si sente ragionare di ceramica fin dai primi anni di vita. Da
bambino giocavo con i colori e i timbri che mio padre, venditore per la Cisa
Cerdisa, mi regalava a Natale. E questo mi ha dato quell’imprinting che fa
parte dell’humus inconfondibile di chi produce ceramica a Sassuolo.
Ma oggi sembra che per i giovani non sia un settore
particolarmente attrattivo… Sbagliano. Comunque, stiamo facendo un grande
lavoro per quanto attiene alla formazione, insieme a Confindustria Ceramica e
Acimac, perché l’avvenire del settore sta nel rapporto tra scuola e azienda:
abbiamo bisogno di tecnici e dirigenti con una preparazione ai massimi livelli,
per vincere la scommessa di alzare sempre più l’asticella della qualità a tutti
gli effetti.
Io ho avuto la fortuna di frequentare grandi maestri che mi
hanno trasmesso l’amore per il nostro lavoro, come l’amico Giovanni Biffi, scomparso
nel 2008 a soli 62 anni, che è stato il cantastorie del nostro settore. Persona
di un acume incredibile, laureato in geologia, faceva parte di un gruppo di
tecnici faentini e durante gli anni Settanta divulgava il verbo ceramico e
prestava consulenza in tutto il mondo. Poi era divenuto direttore editoriale di
Faenza editrice e aveva incominciato a organizzare eventi culturali che divenivano
pubblicazioni, enciclopedie e altro materiale che dava lo spunto per momenti di
studio.
All’epoca le nostre associazioni non avevano sedi abbastanza
capienti, quindi ci riunivamo in qualsiasi posto, persino in garage, se non
c’era di meglio. Oggi queste attività sono organizzate in maniera strutturata e
professionale attraverso percorsi formativi molto qualificati, che garantiscono
una preparazione tale che un giovane può entrare in azienda dalla porta
principale, con la consapevolezza della tensione all’eccellenza con cui si
lavora a Sassuolo.
Io guido i muletti e partecipo ai consigli di
amministrazione con la stessa attenzione. Non è una cosa banale: Sassuolo è
Sassuolo perché ci si è sempre dedicati al top della performance, non ci si è
mai accontentati della seconda scelta, per noi la seconda scelta non esiste. E
questo è un approccio che troviamo in tutta la filiera.
E che cosa può dirci a proposito di attenzione
all’ambiente e alla salute dei cittadini che acquistano i prodotti ceramici
smaltati nelle vostre aziende? Noi fabbricanti europei di chimica abbiamo
aderito al progetto di garanzia Reach (CE) n. 1907/2006, un regolamento che
riguarda la valutazione, l’autorizzazione e la restrizione delle sostanze
chimiche, entrato in vigore in Italia il 31 maggio 2018, con costi importanti, che
possono raggiungere anche il milione di euro per ciascun colore registrato. È
un investimento che non ha rendimento diretto, considerando che serve soltanto
come garanzia per il consumatore, e che purtroppo non riscontriamo nei paesi al
di fuori dell’Europa. Questo ha una ricaduta sulla nostra competitività, perché
tale certificazione è volontaria soltanto se la vendita di un prodotto chimico
non supera la tonnellata in un anno; al di sopra, invece, è obbligatorio
dichiarare alla Comunità Europea gli ingredienti del prodotto.
Ma il consumatore è in grado di percepire questo valore
aggiunto? Purtroppo, noi per primi spesso dimentichiamo di raccontarlo ai nostri
partner industriali, i quali, a loro volta, si lasciano condizionare da
responsabili commerciali che si permettono di giudicare troppo alto il prezzo
sul mercato, senza avere una cognizione globale del processo che sta alla base
della produzione di una piastrella e che comporta investimenti incredibili per
la ricerca, la progettazione e l’acquisizione di sempre nuove tecnologie
produttive. Ma è ora di cambiare paradigma, anche perché oggi il mercato non è
più quello di un tempo: ciascuno, in qualsiasi momento, può comprare un carro armato
stando comodamente seduto nel proprio ufficio. Quindi, dov’è il mercato? È
ovunque ci sia uno smartphone e una persona in grado di scegliere ciò che le
occorre in quel momento. Quindi, da operatore marketing, dico che dobbiamo evitare
le barriere poste in modo del tutto arbitrario e insensato al nostro sviluppo
da operatori commerciali che cercano la via facile.
Ceramicolor ha una sede a Bruxelles? Sì, abbiamo una
sede a Bruxelles, perché riteniamo molto importante presidiare il teatro da cui
nascono le leggi che cambiano la vita delle nostre imprese. L’Europa ci
riconosce il ruolo di innovatori molto più di quanto non facciano i politici
che noi stessi abbiamo, o non abbiamo, eletto a livello locale e nazionale.
Tant’è che il nostro progetto d’innovazione tecnologica
legato al tema ambientale è stato premiato.
Come federazione, abbiamo un ufficio che ci consente
d’intercettare e monitorare le attività finalizzate all’emanazione di normative
che ci riguardano, per evitare di trovarci a casa il “pacchetto sorpresa” confezionato
a nostra insaputa da qualcuno che non ha mai visto un colorificio in vita sua.
Inoltre, lavoriamo affinché le norme sulla sicurezza ambientale, che sono sacrosante,
siano condivise a livello planetario. Il nostro valore aggiunto va riconosciuto
nel prezzo, il nostro è un prodotto di alta gamma, quindi la battaglia che il
venditore deve fare non può essere basata sul prezzo.
Anche mio padre è stato venditore.
È stato un esempio di serenità, di vita “vangata” tutti i
giorni, sul campo. La sua generazione veniva dalla guerra, non dimentichiamolo mai.
Noi siamo privilegiati e non ce ne rendiamo conto, per cui svendiamo ciò che
facciamo per paura di non essere all’altezza. Ma, se va avanti così, questo
mercato liquido prenderà il sopravvento: tutti noi compreremo cose sempre più
economiche, che hanno una vita sempre più breve e una qualità sempre più scarsa.
Di recente, Alberto Forchielli scriveva: “Terrorizzate i
vostri figli e fate loro sapere che non avranno un futuro”. Io, da papà,
rispondo: “Grazie per la tua esortazione, ma i miei genitori non mi hanno
terrorizzato e io comunque ho dovuto vangarla ogni giorno la vita. Quindi spero
che anche mia figlia trovi la sua piccola vanga e possa soprattutto avere un
giardino, come ho avuto io, dove mettersi alla prova”.
Infatti, tutti questi proclami finiscono per disorientare
i giovani, anziché metterli di fronte alla difficoltà che s’incontra giorno per
giorno ed è la migliore scuola… Mi fa un po’ paura il numero di
facilitatori di pensiero, che sta aumentando negli ultimi anni: purtroppo, hanno
un ruolo nella perdita di quell’entusiasmo che caratterizzava la nostra
generazione. Credo che ci sia stato un peggioramento contestualmente al cambio
del papa: anche se sembra non avere un’incidenza così importante sulla nostra società,
il fatto che il Vaticano sia all’interno del territorio italiano non è
indifferente per il nostro orientamento culturale. Nel Nord Europa, libero da
vincoli ecclesiastici, c’è una crescita media pro-capite annua incredibile.
Questo non vuol dire che io non sia cattolico, ma credo che qualche vincolo
eccessivo, di cui risente la comunicazione, possa cambiare le sorti di intere
nazioni e di interi popoli.
La vostra Associazione ha partecipato alla prima edizione
di All for Tiles (Fiera di Modena, 20 e 21 novembre 2019), che ha invitato gli
industriali delle ceramiche a incontrare i fornitori.
Quali sono state le sue impressioni? Devo dare merito
a Roberto Caroli, che ha ideato questo meeting molto riuscito: c’erano le
persone che contano in tutta la filiera. È stata anche un’occasione per sondare
la fattibilità di un progetto che avevo lanciato durante il mio mandato come
primo assessore alla ceramica del Comune di Sassuolo: quello di spostare la
fiera biennale Tecnargilla da Rimini a Modena. All’epoca, la mia idea non trovò
seguito, ma, visto che le persone cambiano, mandando un messaggio non tanto subliminale
a qualcuno, magari questa volta ci riusciremo.
La Fiera di Rimini è piuttosto inospitale e costosa, le
aziende se ne stanno rendendo conto. La manifestazione in sé è importante, ma
non in quel luogo. L’invito che faccio è quello di valutare il ritorno a casa
di ciò che è nostro. Valorizzazione del territorio è anche questo. E non
dobbiamo dimenticare che noi siamo esempi per le persone che ci stanno intorno
e che non hanno la fortuna di ricoprire un ruolo istituzionale.