IMPIANTI ZIGOMATICI: LA TERZA ETÀ NON RINUNCIA AL SORRISO
Nei vostri Centri Odontoiatrici Victoria, oltre a offrire
prestazioni odontoiatriche di professionisti sempre aggiornati sulle novità
della loro specialità, siete dotati di tecnologie all’avanguardia, anche grazie
alla collaborazione con le case costruttrici… Infatti, di recente abbiamo
acquisito due microscopi elettronici da utilizzare nei Centri di Modena e
Formigine, per migliorare ulteriormente sia le terapie endodontiche sia quelle chirurgiche.
Queste attrezzature ci consentiranno di ottenere una visione intra-orale che
raggiunge livelli finora inaccessibili sia all’occhio umano sia ai normali
strumenti d’ingrandimento.
Una volta effettuato il primo stadio di apprendimento da
parte dei nostri medici, anche attraverso percorsi formativi dedicati, se
l’utilità sarà veramente quella che ci aspettiamo, estenderemo l’uso del microscopio
elettronico anche alle altre nostre unità operative.
Quindi, siamo soltanto all’inizio: per voi ciascun
approdo è un trampolino per un altro approdo… Non saremo mai in pace con
noi stessi, ma sempre in battaglia per raggiungere gli obiettivi massimi possibili
nel panorama dell’odontoiatria mondiale. Sapere che c’è un’opportunità di
avanzamento ulteriore è una provocazione per la ricerca e la scommessa sulle
novità che possono migliorare la qualità delle terapie e degli interventi a
vantaggio dei pazienti.
I Centri Victoria, oltre a essere tecnologicamente all’avanguardia,
sono anche un centro importante per la ricerca. Quali sono le nuove frontiere
verso cui vi state spingendo in questo senso? Ci stiamo cimentando nel
campo dell’implantologia zigomatica e pterigoidea. I casi in un anno in cui
questi impianti vanno applicati attualmente sono rari, tuttavia, se facciamo
una proiezione da qui a dieci anni, considerando l’allungamento della vita e
l’invecchiamento della popolazione, avremo sempre più a che fare con pazienti
che presentano una maggiore rarefazione ossea. Ecco perché sarà necessario montare
impianti zigomatici nelle arcate superiori, dove oggi montiamo normali protesi
in gran numero.
Abbiamo notato che la popolazione, nel tempo, andrà verso
atrofie mascellari importanti. Queste atrofie, per essere affrontate, non hanno
altra soluzione di riabilitazione fissa se non mediante impianti che vadano
nelle tre ossa craniche implicate e che non si riassorbono mai nel tempo: le
ossa zigomatiche, il processo pterigoideo dello sfenoide e l’osso nasale.
Queste sono le tre zone in cui, anche in caso di atrofie estreme, c’è sempre tessuto
osseo in cui inserire impianti e protesizzare i pazienti mediante protesi
fisse. Questa è la nostra sfida più recente, che stiamo perseguendo per
trovarci pronti nel momento in cui il numero di persone con questo tipo di
problema sarà più elevato.
Pertanto, insieme alle case produttrici di impianti
zigomatici e ad altre che ancora non li producono ma sono in procinto di farlo,
stiamo approntando un protocollo per individuare le linee guida che indirizzino
il professionista nell’inserimento di questi impianti in tutta sicurezza.
Ricordo che si tratta di impianti di dimensioni importanti per il nostro lavoro
(circa 50 mm.), che necessitano di un approccio estremamente sicuro, anche in
quanto sono vicine a strutture vitali. È un intervento con caratteristiche sia
di chirurgia sia di biomeccanica.
Quali sono gli attori che partecipano alla redazione di
questo protocollo? Oltre alle case costruttrici che ci supportano
nell’abituale attività implantologica, anche l’Università di Bologna è
impegnata nell’iter di sperimentazione che è stato avviato e sarà portato
avanti finché non avremo stabilito la procedura standard da applicare nella
pratica corrente.
Finora avete riscontrato che questi impianti sono
migliorativi della salute del paziente? Lo sono sicuramente per quanti non
accettano di portare una protesi totale con un palato. Quindi stiamo mettendo a
punto questo iter chirurgico il meno invasivo possibile, tenendo comunque conto
che si avvale di un percorso extra sinusale, che non penetra nel seno
mascellare, ma lo costeggia, evitando tanti problemi di infezioni e di sinusiti
che, precedentemente, si presentavano in molti casi. Pertanto il nostro è un processo
di verifica, per valutare quali sono le condizioni migliori per effettuare
questo tipo d’intervento che, tra qualche anno, sarà uno degli interventi
indispensabili, se si vuole riabilitare una persona con denti fissi.
Questo impegno è un’ulteriore prova dell’attenzione che
avete sempre avuto per la salute della bocca… Noi siamo sempre orientati a
vagliare e valutare tecniche che rispondano alle esigenze del paziente,
cercando di renderle sempre più sicure, più predicibili e meno invasive. È il nostro
impegno principale in questo momento, ma stiamo valutando anche metodiche di
rigenerazione ossea.
Spesso, la spinta a esplorare nuove attrezzature e nuove
tecniche scaturisce dalle acquisizioni scientifiche che ascoltiamo in occasione
di congressi internazionali. Cerchiamo di farle nostre, di proporle e di
verificarne i risultati effettivi.