I VANTAGGI DI UNA DIETA SENZA GLUTINE IN GINECOLOGIA
La sua ricerca in campo medico è incominciata quando,
alla fine degli anni settanta, il professor Camillo Orlandi, direttore della
Clinica Ostetrico Ginecologica dell’Università di Bologna, le suggerì di andare
a Londra, al King’s College Hospital, per imparare una tecnica appena nata,
l’ecografia. Lei ha poi continuato la formazione a Milano, alla scuola del
professor Massimo Candiani, come ecografista specializzata nella diagnostica prenatale
ed è stata fra le prime in Italia in questo campo… Un giorno, nel lontano
1983, mentre effettuavo ecografie morfologiche, il professor Francesco
Dambrosio, ginecologo della Clinica Mangiagalli, noto per essere stato in
Italia il padre della legge sull’aborto, mi chiese di insegnargli la tecnica ecografica
per applicarla sulla mammella. Egli aveva constatato che morivano troppe donne
di tumore al seno per lesioni non diagnosticate tramite mammografia e voleva verificare
se l’ecografia potesse visualizzare il tumore al primo stadio e monitorarlo durante
la sua evoluzione.
Aveva colto la questione, perché alcune formazioni tumorali
nella mammella si possono vedere soltanto con l’ecografia e non con la
mammografia.
Partecipai con lui al primo congresso europeo di ecografia
al seno a Parigi.
La tecnica da lui chiamata ecopalpazione si è dimostrata
particolarmente affidabile nell’individuare lesioni, soprattutto quando si
manifestano in mammelle caratterizzate da un’elevata componente ghiandolare, in
un seno denso giovanile.
Nel 1992, conclusa l’esperienza in ospedale, ho proseguito
la professione nei due studi di Milano e Molinella, dove ricevo tuttora. Durante
le visite ginecologiche, effettuo ecografia dell’utero, delle ovaie, del
fegato, dei reni e visualizzo lo stato intestinale, che per alcune pazienti
appare meteorico, pieno di gas che ostacola la visualizzazione degli organi
addominali.
Eseguo contemporaneamente l’ecografia del seno e della
tiroide.
Non mi limito mai a esaminare un organo soltanto. Il nostro
corpo, infatti, è costituito da un insieme di strutture interconnesse. La
tecnica ecografica mi ha permesso una visione sistemica d’insieme e mi ha
aiutato a migliorare nettamente sia la capacità diagnostica e terapeutica sia
la soddisfazione della paziente, quando chiede di avere una visione strategica
d’insieme rispetto ai sintomi e ai segnali che le si presentano apparentemente
indipendenti fra loro.
Ho potuto constatare che tutte le pazienti con una patologia
all’utero, alle ovaie, alla vagina, al seno o alla tiroide presentavano anche
intenso meteorismo gastrointestinale. Le donne che avevano un addome privo di
gas intestinale non presentavano patologie di rilievo. Quanto più intenso e
cronico appariva il meteorismo intestinale, tanto più verificavo infiammazione e
patologie negli organi osservati. Ho cercato, quindi, di capire da cosa potesse
dipendere questo stato infiammatorio intestinale. In effetti il filosofo Ludwig
Feuerbach scrisse nel 1862: “l’uomo è ciò che mangia”.
E Ippocrate, padre della medicina, affermò nel lontano 430
a.C.: “lasciate che il cibo sia la vostra medicina e la medicina il vostro
cibo”. Oggi si parla di colon irritabile, disbiosi intestinale, e in
particolare del colon, sull’ecosistema vaginale e sulla salute della donna in
generale.
Non a caso vi è chi definisce l’intestino “il secondo
cervello”… All’epoca non si parlava in questi termini, ma di allergie alimentari
o reazione avversa agli alimenti e andavano in voga i test delle intolleranze alimentari.
Cercai di capire allora quali potessero essere i cibi che causavano
lo stato infiammatorio in alcune donne. Ricordo ancora la mia prima paziente in
stato di gravidanza, Susanna.
Giunta alla trentesima settimana, un sabato sera mi telefonò
per dire che aveva un dolore lancinante allo stomaco.
Mi disse che aveva mangiato una pizza e le consigliai di
andare subito in ospedale.
Il lunedì seguente, non vedendola al lavoro, essendo la mia assistente,
chiesi a un’ostetrica che cosa le fosse successo e mi informò che la paziente
aveva sviluppato una gestosi gravidica, dopo una crisi epilettica insorta nella
notte, ed era entrata in coma.
Ancora oggi nessun medico in tutto il mondo sa quale sia la
causa della gestosi gravidica. Da allora incominciai una nuova ricerca che mi
ha portato alla conclusione che la pizza rappresenta l’insieme dei cibi più
tossici per l’intestino di alcune pazienti.
La maggior parte delle persone non digerisce la farina, e
soprattutto la farina con glutine, il lievito, i derivati del latte come la
mozzarella e alcuni vegetali come i pomodori. Volevo approfondire questa
ricerca e mi iscrissi ad un corso per eseguire i test delle intolleranze
alimentari, ma i risultati non mi convinsero. Conclusi che semplicemente dovevo
insegnare ai miei pazienti a seguire le indicazioni del proprio corpo: ciascuna
volta che mangiavano era necessario che monitorassero gli effetti che
producevano i cibi ingeriti. La natura è semplice, perché manda dei segnali:
gli animali selvaggi non mangiano cibi che procurano loro un malessere.
Durante la mia pratica medica mi sono sempre chiesta come sia
possibile prevenire patologie di cui, in alcuni casi, non si conoscono ancora
le cause.
La medicina ufficiale applica una prevenzione di secondo
livello ma la vera prevenzione consiste nell’eliminare la causa della malattia.
Decisi che non potevo aspettare di vedere lo sviluppo di uno
stato infiammatorio, per esempio della mammella, fino al punto in cui poteva sfociare
nel tumore. Consiglio alle pazienti che presentano patologie una dieta priva di
glutine e a basso indice glicemico, prevalentemente proteica, a base di carne,
pesce, uova e alcuni tipi di verdure e frutta. Le pazienti che vi aderiscono
constatano i primi benefici.
Riguardo alla patologia della mammella, il dolore al seno,
prima avvertito anche in fase premestruale, era scomparso e l’ecografia
registrava la diminuzione delle formazioni cistiche. Nelle pazienti con una
mastopatia fibrocistica, a distanza di un anno, riscontravo il riassorbimento delle
formazioni cistiche.
Riguardo alle patologie dell’utero, invece, ho constatato
che l’assunzione di molti carboidrati può provocare in alcuni pazienti
un’iperstimolazione dell’ovaio, o iperestrogenismo, e quindi mestruazioni molto
abbondanti, con un utero che tende alla formazione di fibromi. Eliminando l’assunzione
di cibi con glutine e ad alto indice glicemico, ne riscontravo un arresto della
crescita e la diminuzione delle quantità dei flussi mestruali. Le pazienti con
policistosi ovarica, sindrome di cui ancora non si conoscono le cause e che
rischiano di sviluppare il diabete, patologie della tiroide o infertilità,
seguendo una dieta senza glutine e riducendo notevolmente i carboidrati,
contenuti anche nella frutta e nella verdura, regolarizzavano il ciclo
mestruale. I benefici di una dieta senza glutine sono riscontrabili anche per
l’endometriosi, patologia invalidante di cui non si conosce l’origine e che
attualmente è curata con terapie di progestinici che bloccano i flussi
mestruali.
Ho studiato la celiachia e le sue diverse manifestazioni
cliniche e sintomatologiche e concordo con il professor Alessio Fasano,
direttore del Center for Celiac Research al Massachusetts General Hospital
della Harvard Medical School di Boston, negli Usa, uno dei massimi studiosi al
mondo di celiachia e tra i primi ad aver teorizzato la “gluten sensitivity”, la
sensibilità al glutine di cui soffrirebbero molti consumatori non
necessariamente affetti dal morbo celiaco.
Il glutine è un elemento tossico per l’intestino, perché può
causare infiammazione, disbiosi e può aumentare la cosiddetta permeabilità
intestinale in individui geneticamente predisposti.
Questa sindrome è una condizione in cui l’intestino diventa
poroso e meno capace di fungere da barriera a cibo, batteri, funghi, allergeni,
con cui costantemente viene a contatto.
L’ingresso di sostanze tossiche e di batteri intestinali
negli organi pelvici o per via ematica a tutti gli organi del corpo, compreso
il cervello, è all’origine di malattie autoimmuni e alterazioni del sistema
immunitario, con il rischio di sviluppo di patologie degenerative e anche
tumorali.