QUANDO LA LIBERTÀ DI CULTO VIENE TOLTA

Qualifiche dell'autore: 
canonico della Basilica di Santa Maria Maggiore, vescovo della Chiesa greco-cattolica ucraina, Roma

Perché la Chiesa greco-cattolica ucraina, pur chiamandosi greca e avendo il rito bizantino, è considerata cattolica? 

La Chiesa cattolica è costituita dal rito occidentale e da vari riti orientali.
Il rito della Chiesa greco-cattolica ucraina è uno dei riti orientali, chiamato anche rito bizantino. Anche la Chiesa ortodossa è di rito bizantino, ma la Chiesa greco-cattolica ucraina è unita al vescovo di Roma e, quindi, la sua più alta autorità è Papa Francesco.

Durante il regime sovietico, qual era la condizione della Chiesa greco-cattolica ucraina? 

In quel periodo, la Chiesa era considerata dal regime comunista il residuo del capitalismo o, addirittura, dell’oscurantismo. Dall’asilo nido alle scuole medie e tecniche, all’università, gli insegnanti erano obbligati a introdurre elementi di educazione atea.
La famiglia era quindi sotto assedio attraverso la delazione, al punto che i genitori spesso non sapevano che i figli avevano scelto la vita consacrata, come racconto nel libro La Chiesa cattolica in Unione Sovietica (Gabrielli editori).
Nel 1946, Iosif Stalin fece convocare uno pseudo sinodo sotto la guida di alcuni sacerdoti (non vescovi) designati dal KGB, in cui si stabilì che la Chiesa greco-cattolica ucraina chiedeva di assoggettarsi alla Chiesa ortodossa di Mosca, ma questo era falso. La Chiesa greco-cattolica è stata proibita in Unione Sovietica e tutte le parrocchie e le chiese sono diventate parte della Chiesa ortodossa russa (ossia del Patriarcato di Mosca) e vescovi e sacerdoti che non accettarono queste condizioni sono stati imprigionati e costretti a vivere nella clandestinità. Ai tempi della dittatura studiavo fisica all’Università di Kyiv e avevo amici che non erano battezzati, perché avevano paura.
Anche adesso, a sessant’anni, non osano chiedere il battesimo. Dopo il crollo dell’Unione Sovietica, nel 1991, un esponente del Partito comunista dell’esercito, che è stato riconosciuto nelle vesti di sacerdote ortodosso, si è schermito dicendo che la guerra era finita, ma loro sarebbero stati inviati in una nuova guerra contro la Chiesa.

Lei è ucraino ma adesso vive a Roma… 

Dodici anni fa Papa Benedetto XVI mi ha convocato a Roma, ma di questa decisione si era già incominciato a parlare con Papa Giovanni Paolo II. È stato poi Papa Benedetto XVI a emanare la Bolla per trasferire un rappresentante della Chiesa grecocattolica ucraina a Roma. Io sono il primo rappresentante della nostra Chiesa in Ucraina a essere stato trasferito in una Basilica Papale. Nella Basilica è anche ubicata la tomba di Papa Clemente VIII, che nel 1596 ha sancito l’unione della Chiesa grecocattolica (allora Metropolia di Kyiv di rito bizantino) con la Chiesa cattolica (Unione di Brest). Tanti sono i fedeli ortodossi che si recano nella Basilica, perché la Chiesa ortodossa è sempre stata un dipartimento di polizia e diretta espressione del regime. 

Come considera il ruolo di Vladimir Putin nella guerra in Ucraina? 

Il presidente Putin vuole creare un mondo russo che ritorni ad avere i confini dell’URSS, ricomponendo le repubbliche dell’ex Unione Sovietica. Egli persegue il progetto di ricreare una grande famiglia slava guidata dalla Russia.

Cosa pensa dell’entrata dell’Ucraina nell’Unione Europea? 

L’Ucraina è sempre stata in Europa.
Quando san Cirillo (Costantino) fu mandato in missione dai popoli slavi, risiedeva a Roma e, dal momento in cui la Rus’-Ucraina ha ricevuto il battesimo secondo il rito bizantino, nel 988, i figli dell’Ucraina vissuti in paesi europei sono stati tanti, anche perché l’Ucraina ha una storia comune a quella dell’Europa. La sua cultura europea era già nell’antica civiltà di Trypillia, che edificò le più grandi città in Europa cinquemila anni avanti Cristo. Dieci anni fa ho contribuito a portare da Kyiv in Vaticano molti reperti della civiltà ucraina di Trypillia e ho organizzato una grande mostra.
L’Ucraina è molto più europea della Russia.

Lei riceve testimonianze di famiglie che vivono nelle città occupate del Donbas, oggi di nuovo costrette a professare la religione cattolica nella clandestinità… 

Sì, perché la Chiesa ortodossa appartenente al Patriarcato di Mosca ha sfruttato l’occupazione della regione dei separatisti filorussi e dei soldati russi. Molti dei suoi sacerdoti hanno benedetto i soldati invasori nel loro rivolgere le armi contro gli ucraini.
Inoltre, quando un bambino ucraino muore, non viene svolta alcuna funzione religiosa o funebre, perché non ha ricevuto il battesimo della Chiesa ortodossa appartenente al Patriarcato di Mosca. Nei territori occupati e nella parte orientale del paese si nota una divisione netta tra la Chiesa greco-cattolica e quella ortodossa.

Quante sono in Italia le comunità greco cattoliche? 

La Chiesa greco-cattolica ucraina in Italia si appoggia ai luoghi di culto cattolici. Attualmente, contiamo circa 150 comunità. In settembre scorso, Papa Francesco ha creato appositamente un esarcato per queste comunità. Nella Basilica di San Pietro, due mosaici rappresentano i due santi ucraini, san Vladimiro e santa Olga, prima regina cristiana ucraina. Vicino alla tomba di san Pietro c’è anche quella di san Giosafat Kuncewycz, ucciso dagli ortodossi nelle persecuzioni contro la Chiesa cattolica del 1623. Non ci sono invece testimonianze della Chiesa ortodossa russa in Vaticano.

In Italia abbiamo il problema della burocrazia, che ha trovato la sua massima esaltazione in Unione Sovietica. Lei constata nella burocrazia attuale elementi analoghi a quella sovietica? 

La burocrazia è diffusa in tutto il mondo, ma quella italiana è un po’ più accomodante di quella russa, che è molto pericolosa perché porta in prigione tanti uomini per inezie.
Del resto, san Pietro nella sua prima lettera scrive che “Il diavolo, come leone ruggente, va in giro cercando chi divorare” (5,8).