EUROPA 4.0. IL FUTURO È GIÀ QUI
L’Associazione Prospettiva Europea, che ha curato il libro Europa
4.0. Il futuro è già qui (Livingston editore), nasce nel 2011 a Napoli dall’incontro
di un team variegato di professionisti e si occupa principalmente di
progettazione europea, monitoraggio di bandi e altre opportunità, come i
finanziamenti a start-up e progetti innovativi e la realizzazione di percorsi
formativi.
Queste attività sono accompagnate dalla nostra rivista
“Europalab”, essenzialmente una rivista online con l’aggiunta di speciali
pubblicazioni cartacee come questa iniziativa editoriale in partnership con la
casa editrice Livingston del gruppo Caffè Orchidea, anch’essa una start-up, della
provincia di Salerno.
Abbiamo iniziato la nostra analisi dal Mezzogiorno, per poi
recarci anche in altre realtà d’Italia per confrontarci e intendere come la
nostra chiave di lettura possa declinarsi nelle varie regioni, in cui troviamo questioni
condivise, come quelle degli scenari del lavoro del futuro e del destino degli
antichi mestieri.
Come recita il titolo del libro, il futuro è già qui,
non è qualcosa di là da venire, perché i cambiamenti epocali ci sono già stati
e dobbiamo imparare a leggerli correttamente. Se non troviamo la lente giusta
per leggerli, rischiamo di subirli, confondendo il virtuale con il reale e
perdendo di vista l’importanza dell’incontro, come se una video conferenza in
Skype potesse essere equiparata a un convegno come quello che stiamo facendo qui.
Anche se la comunicazione digitale è sicuramente un’opportunità per poter
parlare con persone che si trovano in paesi molto lontani da noi, non può
sostituire l’incontro di persona, sempre preferibile quando è possibile.
Abbiamo voluto raccogliere in questo lavoro gli interventi
delle varie professionalità dell’associazione Prospettiva Europea, prima di
tutto per presentarla nella sua articolazione, ma anche perché ci rendevamo
conto che questa differenziazione di vissuti e background è per noi
un’importante risorsa, perché ci consente di leggere questi cambiamenti nei
diversi aspetti. Infatti, quando parliamo di 4.0 molti pensano solo all’aspetto
tecnologico della trasformazione in atto, mentre per noi 4.0 è una sintesi di
questi grandi cambiamenti, che concernono molteplici ambiti.
Le nuove frontiere tracciate dalla globalizzazione e dalla
digitalizzazione hanno rivoluzionato le relazioni economiche, il mercato del
lavoro, la routine della nostra quotidianità, lo scenario competitivo e il modo
di fare impresa, dalla rivoluzione Industria 4.0, termine introdotto nella fiera
di Hannover nel 2011, alla sharing economy descritta nello stesso anno da
Jeremy Rifkin, all’economia on demand affrontata da Giacomo Bandini nel suo
saggio pubblicato nel libro.
Il passaggio da Industria 4.0 a Impresa 4.0 ha cambiato
ulteriormente gli scenari, perché la trasformazione è uscita dai confini della
fabbrica e ha investito la gestione di tutte le attività, cambiando radicalmente
modalità e processi: per queste ragioni nel nostro libro lanciamo uno stimolo a
sviluppare una nuova cultura del fare impresa e una nuova cultura del lavoro.
Come affermato con efficacia da Franco Chiarenza, nel saggio
di chiusura del volume in cui esordisce dicendo che il futuro non è il posto fisso,
con buona pace di Checco Zalone, ma anche con tutti i problemi che questo
comporta, soprattutto al Sud.
Sono i problemi del precariato, con le difficoltà che noi
affrontiamo nell’inquadrare le nuove forme di lavoro. Pensiamo al crowdworking,
ai tanti giovani che hanno rapporti di lavoro con le cosiddette piattaforme: diventa
impossibile inquadrare queste nuove figure se ragioniamo con gli schemi
tradizionali del lavoro subordinato.
Quindi, è indispensabile superare questi schemi e saper
guardare oltre.
Quando ad esempio si parla di smart-working, spesso ci si
sofferma solo su alcuni dettagli tecnici dei processi industriali, mentre lo
smartworking ha un impatto soprattutto nelle professioni intellettuali: noi ad esempio
nel nostro lavoro utilizziamo come ufficio le strutture di una società
multinazionale che ha sedi in tutta Europa e ovunque io mi trovi ho una mia
postazione dove poter svolgere la mia giornata lavorativa.
Questo è un aspetto chiave della nuova cultura del lavoro
che si va affermando: con lo smart-working sono io che decido dov’è il mio
ufficio, scegliendo la sede che meglio si presta alle mie attività e alla mia rete
di relazioni con clienti, colleghi e partner.
E oggi anche i dipendenti con contratto di lavoro
subordinato hanno questa possibilità, utilizzando il telelavoro.
Possiamo comprendere meglio tutte queste opportunità se le
leggiamo da questa angolatura. Ovviamente laddove ci sono opportunità ci sono anche
minacce: accanto ai nuovi occupati molti sono i nuovi disoccupati, poiché
coloro che non riescono a entrare in questi meccanismi sono inevitabilmente
tagliati fuori.
Per questo vanno poste in essere nuove politiche del lavoro
e nuove relazioni industriali per rispondere in modo adeguato alle profonde trasformazioni
che caratterizzano questo futuro che è già qui.