L’IMPRESA ESIGE IL PUBBLICO E IL RACCONTO

Qualifiche dell'autore: 
presidente di TEC Eurolab, Campogalliano (MO)

Come abbiamo avuto modo di constatare nelle sue interviste precedenti (che si possono leggere anche sul sito lacittaonline.
com), nonostante TEC Eurolab sia un’azienda con una forte partecipazione delle famiglie dei due soci, non avete mai fatto concessioni ai personalismi e alla domesticità, anzi, avete sempre instaurato dispositivi di parola che tenevano conto del pubblico, non dando mai nulla per scontato, lasciando ciascuna volta la questione aperta e cogliendo le novità che intervenivano nelle conversazioni con i membri della famiglia, proprio come se fossero clienti, fornitori o collaboratori.
L’impresa esige il pubblico ed esige il racconto. Il pubblico dell’impresa è costituito da tutti i suoi stakeholder e tra questi i primi sono i collaboratori.
Il racconto al quale ci riferiamo non è lo storytelling, cioè lo strumento utilizzato dal marketing per una comunicazione emozionale del valore del brand. Qui ci riferiamo al racconto che l’impresa fa di sé, giorno per giorno, per evidenziare, prima di tutto al proprio interno, la produzione di valore ottenuta con la propria attività: valore per il cliente, valore per i collaboratori, valore sociale e, chiaramente, anche valore finanziario per l’impresa stessa, ciò che consente, nel lungo periodo, il proseguimento del proprio operato.
Tutti devono essere consapevoli dell’importanza di un’impresa che produce e distribuisce valore. Ecco perché il racconto è essenziale per ciascun anello della catena del valore, sia all’interno dell’azienda sia all’esterno, con i clienti, i fornitori, le banche, le istituzioni e tutti gli stakeholder che traggono vantaggio indiretto dal valore anche sociale dell’impresa e che si spera possano, a loro volta, contribuire anziché essere d’intralcio al viaggio dell’impresa.
Questo racconto è necessario anche all’interno della famiglia dell’imprenditore.
È necessario anche per favorire il passaggio generazionale, un tema significativo per il tessuto industriale italiano: sono tante, anche nel settore nel quale operiamo come TEC Eurolab, le aziende che passano di mano a vantaggio di multinazionali estere o di fondi d’investimento che spostano l’attenzione dell’impresa più sul versante finanziario che su quello industriale, rischiando di depauperare un patrimonio tecnico, scientifico e culturale inestimabile, che ha radici nelle botteghe del rinascimento.
Anche a questo, cioè a perpetuare all’interno della famiglia la passione per l’impresa, serve il racconto.
Le nuove generazioni proseguono a condizione che i fondatori non facciano loro ombra. Se il fondatore continua a ripetere che egli è in grado di fare tutto in modo eccellente, mentre il figlio non è capace di fare niente, non procede dall’apertura, ma dalla chiusura, dalla presunzione di conoscenza, da pregiudizi che escludono il pubblico… Bisogna raccontare l’impresa ai figli sin da quando sono piccoli, farli crescere nell’amore per l’impresa, farli sognare e accompagnarli nel loro percorso culturale. Certo, dobbiamo adeguare il racconto alla loro età, alla loro possibilità di comprendere, ma mai chiudere l’impresa e la famiglia in due compartimenti stagni.
Constatiamo ciascun giorno che il coinvolgimento degli interlocutori avviene attraverso la narrazione delle cose che si fanno o che si stanno per fare. È straordinario ascoltare ciò che avviene nei nostri 5000 metri quadrati di laboratori, dove tanti nostri collaboratori sono impegnati a sottoporre a diversi tipi di prove i manufatti affidatici dai clienti al fine di determinarne proprietà e affidabilità, mentre altri collaboratori sono impegnati nella rendicontazione di queste attività e altri ancora nel racconto, cioè nel trasformare queste attività in messaggi, in comunicazione che valorizzi il lavoro di tutti noi. Ed è essenziale che ciascuno di loro abbia la percezione del valore aggiunto del proprio lavoro, del contributo offerto alla riuscita del cliente e quindi della nostra azienda. È essenziale che il valore prodotto e le modalità con le quali si giunge alla produzione del valore siano comunicati anche all’interno dell’azienda e vieppiù all’interno della famiglia, adeguando il racconto all’età dei figli e quindi, seguendo la loro crescita, si passi man mano dalla favola che alimenta il sogno al coinvolgimento nel contingente.
Per quanto riguarda poi la trasmissione delle responsabilità all’interno della famiglia, è bene puntualizzare che il termine “passaggio generazionale” non esprime con precisione il meccanismo con cui la conduzione dell’impresa passa dal genitore al figlio. Sarebbe meglio parlare di accompagnamento, di deleghe a difficoltà e responsabilità crescente. È un processo che richiede un numero significativo di anni: occorre partire per tempo.
L’imprenditore può dare un apporto anche alla politica? Se intendiamo un impegno diretto dell’imprenditore in politica, la mia idea è del tutto contraria: l’imprenditore deve fare impresa, non politica.
Se invece ci riferiamo alla politica come arte di governare una società, allora direi che l’imprenditore ha modo di esprimersi all’interno della propria impresa, producendo e distribuendo valore, e il racconto che riuscirà a fare della sua impresa potrà contribuire allo sviluppo, alla trasformazione e alla coesione sociale.