LA RUSSIA: DALLO ZARISMO AL PUTINISMO
Nel suo interessante intervento al Festival della modernità (La democrazia, 28-30 novembre 2008, Villa San Carlo Borromeo, Milano Senago), lei ha parlato della situazione del suo paese, la Russia. Come principale oppositore politico di Putin, lei ha coniato il nuovo termine putinismo. Che cosa vuol dire?
Innanzitutto, il termine putinismo indica un particolare stile politico attuato nel territorio russo che prevede il rispetto dei diritti individuali riguardanti la vita privata delle persone in cambio dell’eliminazione di ogni diritto politico. Oggi, infatti, in Russia si può viaggiare liberamente, si ha diritto alla propria privacy, a scrivere o a dipingere senza censure; l’unica limitazione è il divieto di guadagnare spazio sulla scena politica del paese, influenzando il messaggio di Putin. Ecco perché il comunismo, che estende il suo controllo in ogni ambito della vita, sia pubblica sia privata, è differente dal putinismo. Il secondo aspetto peculiare del putinismo è che esso non si basa su leggi o regole, ma utilizza veri e propri contratti, spesso cinici e sanguinari, tra Putin e i cittadini russi: “Io pago i vostri salari e le vostre pensioni, sono pronto anche a aumentarli, grazie ai miei ricavi che divengono sempre più alti man mano che il prezzo del petrolio sale, e voi mi vendete il vostro diritto politico, dimenticate le elezioni e il diritto all’informazione trasparente in televisione e non vi aspettate che venga rispettata la legge”. Ogni anno il tenore di vita dei russi cresce del 10 per cento, grazie a piccoli aumenti che il governo concede nei salari e nelle pensioni dei cittadini. Se agli italiani o agli abitanti di altre nazioni europee si chiedesse di rinunciare ai propri diritti politici, in cambio di una pensione fissa mensile, che ogni anno crescerebbe del 10 per cento, non credo che darebbero la stessa risposta.
Il problema è che la macchina dei soldi facili, che caratterizzava l’era in cui il prezzo del petrolio cresceva ogni giorno, è finita a causa della crisi. Per questo le entrate nelle casse dello Stato russo diminuiranno fino a non poter più permettere a Putin di mantenere i suoi contratti con i cittadini, determinando così molte difficoltà per il putinismo e il suo ideatore. La crisi porterà forti trasformazioni politiche che l’elite russa cercherà di fermare a tutti costi per difendere i patrimoni e il denaro mantenuti grazie a un sistema altamente corrotto. Per questo il mio e gli altri partiti dell’opposizione devono essere pronti a presentarsi sulla scena politica non solo come radicali, ma soprattutto come democratica opposizione responsabile.
Nel suo intervento, lei ha raccontato che i giovani sostengono la politica di Putin…
In Russia c’è una forte tensione tra i poveri e i ricchi, come negli Stati Uniti. Ma lì c’è una società in cui si può anche sperare che un rappresentante delle comunità svantaggiate, come quelle nere, diventi presidente. In Russia, invece, i poveri, che sono più di venti milioni, rimangono tali; se non sei membro di una famiglia del Kgb o figlio di benestanti, sarà molto difficile avere successo. È un argomento molto sfruttato da Putin che ai giovani promette, in cambio del loro sostegno contro l’opposizione politica, di poter frequentare l’università a Mosca, di ottenere un contributo per un viaggio in Europa o un lavoro nel corpo diplomatico.
Evidentemente, il putinismo può funzionare solo se il governo ha a disposizione grandi quantità di denaro; in caso contrario, risulta molto difficile “pagare” tutti i russi, le scuole, gli asili, i soldati, il sistema pubblico, per non parlare dei leader occidentali. Se il costo del petrolio supera i 200 dollari può funzionare, ma se il prezzo decresce, com’è accaduto, la questione si complica. In questi termini, la democrazia è certamente meno costosa del cinico putinismo. Credo che in Russia la crisi mondiale attuale favorirà la liberalizzazione di alcuni settori economici.
È una buona notizia. Oggi, che il prezzo del petrolio è sceso, quindi per la Russia si apre una chance…
Oggi la situazione appare certamente molto più favorevole. L’export del petrolio e del gas non sono più sufficienti per mantenere il sistema e occorre, dunque, aumentare la produttività e l’innovazione tecnologica, favorire il piccolo e medio business e migliorare il sistema educativo. Una nazione che dipende solo dal petrolio ricorda la Repubblica delle banane. Ho fiducia e speranza che la crisi consentirà la diversificazione dell’economia.
Il governo russo non potrà essere aggressivo com’è stato finora, spendendo molto per le forze armate per combattere paesi nemici come la Georgia: prima di tutto dovrà concentrarsi su un programma sociale, che comprenda il sistema sanitario e quello scolastico. È terribile sapere che oggi Putin e Medvedev spendono enormi quantità di risorse per le forze armate e per i servizi segreti, quando nel paese vivono milioni di poveri.
Quale sarà il ruolo della cultura, della letteratura e dell’arte in questa trasformazione?
Sfortunatamente, non credo che la cultura possa contribuire al cambiamento. L’intellighenzia russa ha avuto spesso un peso determinante in passato, durante la Rivoluzione, per esempio, durante il governo Gorbaciov o la Perestroika. Ma non lo avrà questa volta, perché anch’essa ha un contratto con Putin: elargizione di medaglie, premi e fondi, da una parte, e supporto politico incondizionato, dall’altra. Quindi non giocherà un ruolo importante per la trasformazione verso la democrazia, ma tutt’al più aiuterà i partiti all’opposizione, i movimenti politici e forse i giovani delusi.
Gli accordi tra l’Occidente e Putin a cui ha fatto riferimento riguardano anche l’Italia?
Sicuramente c’è una relazione molto speciale tra Putin e Berlusconi, che a volte sembra un adepto del putinismo e che sembra più un imprenditore che un uomo di governo, che vuole approfittare di questa amicizia per ottenere agevolazioni per l’energia e il gas. Eppure, il vostro Primo Ministro dovrebbe capire che rappresenta non soltanto l’Italia, ma l’Europa intera, e che i simboli dell’Europa sono i diritti umani e la democrazia, mentre i simboli del Cremlino sono la dittatura e la violazione delle leggi. La democrazia sarà l’unico modo per avvantaggiare la relazione tra Russia e Europa. So che c’è una tensione tra le cosiddette Nuova e Vecchia Europa, e credo che l’Italia possa giocare un ruolo positivo. Capisco che Berlusconi è un uomo d’affari per il quale le buone relazioni sono quelle che portano profitto, ma è intelligente e sa che, accanto agli affari, è importante condividere i valori.
Lei diceva che Putin ama le apparizioni in tv: sembrerebbe una mania occidentale e invece anche in Russia funziona così...
Putin è stato il primo presidente della storia della Russia a apparire così spesso in televisione e ad utilizzarla per la propaganda. Per lui e per Medvedev, controllare la televisione significa controllare il paese. So che avete un problema simile in Italia, ma vi garantisco che è molto meno grave, avendo anche canali indipendenti e essendo membri dell’UE. D’altronde, se in Russia il livello di corruzione dell’elite sociale e politica diventasse di dominio pubblico, se se ne parlasse apertamente in televisione, sarebbe deleterio per il regime.
Sono appena usciti in Italia per le edizioni Spirali i suoi ultimi due libri, L’inafferrabile Russia. Confessioni di un ribelle e Il disastro Putin. Libertà e democrazia in Russia, in cui lei racconta della situazione politica nel suo paese, con uno stile asciutto e senza mezzi termini. Come si prospetta l’accoglienza del pubblico e della stampa?
Sono molto grato a Armando Verdiglione che mi ha aiutato a pubblicare in Italia questi libri, perché danno modo ai lettori italiani di andare oltre il punto di vista ufficiale fornito dalla propaganda sulle più importanti questioni politiche, economiche e sociali della Russia. E credo che anche i giornalisti, almeno a giudicare dalle interviste già uscite sulle principali testate italiane, li apprezzino molto.